Da Pontedellolio in Colombia nel segno della musica “Ho vissuto una vita meravigliosa” foto

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“Ero un giovane neodiplomato in violino al Conservatorio Nicolini di Piacenza all’epoca diretto dal maestro Spezzaferri, avevo studiato per suonare in orchestra pur sapendo che era difficile entrarvi ed ho preso la prima occasione che mi si era palesata, mi sembrava buona e con altri colleghi piacentini – ricordo e colgo l’occasione di salutare Luigi Negri e Bruno Prati -, anche italiani, sono andato in Colombia a costituire l’Orchestra sinfonica di Manizales, capoluogo del dipartimento di Caldas, per volontà dell’allora governatore che amava molto la musica classica”.

Anche l’orchestra era diretta da un italiano, il maestro Nino Buonavolontà. Il contratto era di due anni, poi qualcos’altro sarebbe venuto fuori. Era il 5 maggio del 1955 e Adolfo Podestà di Pontedellolio dopo diversi scali aerei e 33 ore di volo approdò a Bogotà con il gruppetto di colleghi, la capitale, e su strada raggiunse Manizales, prima di quel contratto non sapeva della sua esistenza.

“Inizialmente l’impatto non fu molto buono, le prime case che ci apparsero erano costruite su palafitte di bambù, ci preoccupammo. Poi scoprimmo la città vera e ci tranquillizzammo”. In Colombia ci vive tuttora, che di anni ne ha 90, dal ’57 abita a Medellin, interessante città ricca di cultura e capoluogo del dipartimento di Antiochia, arrivato dopo la scadenza del contratto con con Manizales.

Adolfo Podestà (a sinistra)

Il maestro Podestà ammette di non aver mai dimenticato i luoghi di origine, i molti amici musicisti suoi compagni di studi: “Sono sempre tornato ogni anno a trovare i miei genitori, le mie sorelle: Emilia, (morta giovane), Ines e mio fratello Emilio”, che i piacentini conoscono come senatore della Lega Nord eletto nella XII legislatura, 1994-’96 al tempo del governo Berlusconi.

Incontro il maestro Podestà dall’amico Piero della Locanda Cacciatori, a Castione di Pontedellolio, davanti a un piatto fumante di tagliolini al tartufo, “in Colombia non ci sono né tartufi né funghi e quando torno ne approfitto, anche se i miei parenti ora vivono a Piacenza, il pranzo ai Cacciatori è una tappa rigorosa”.

E’ un bel signore elegante, cortese, dalla parlata sciolta senza tradire alcuna inflessione linguistica, si concede volentieri al racconto della sua vita, quasi emigrante. Una vita piena di musica, di amici mai dimenticati “ho studiato con i fratelli Gorgni “Vittorio contrabbassista, Elvira la Cocca che aveva studiato pianoforte come il fratello Geppe (Giuseppe ndr) e Gianni violinista come me, e poi i Perotti, la Maria mia compagna nella classe di violino, Giuseppina organista, tutti musicisti in gamba”. La musica unisce i popoli, i mondi, trovandosi in una orchestra di cui una buona parte era italiana non ha sofferto la lontananza dalla terra di origine e dalla famiglia, anche perché ben presto era arrivato l’amore.

“Mia moglie Amparo Correa purtroppo è già volata via – dice nascondendo la commozione – colombiana, certamente mi ha aiutato molto e poi sono arrivate le figlie: Maria Paola, Sandra Pia, Carla Angelina e Daniela. Poi, dopo un certo tempo arrivò anche il maschio, Michele Eugenio, il secondo nome è quello di mio padre. Era molto atteso, specialmente da mia moglie”.

Arrivarono in seguito anche le docenze al conservatorio, all’università e perfino la gestione di un ristorante. “Si chiamava Piemonte, me lo aveva lasciato un italiano di Alba che aveva avuto un incarico a dirigere un ristorante prestigiosi in Messico e volle lasciarlo a me, ma ora sono in pensione da tutto e mi godo i miei cinque nipoti, l’Italia, Piacenza e, come vede, anche Pontedellolio per le escursioni gastronomiche”, conclude sorridendo il maestro Adolfo Podestà, che la professione di musicista lo ha portato a vivere e mettere su famiglia in altra latitudine e in altro continente.

Maestro, ci conceda un’ultima domanda, Medellin, quando sentiamo il nome di questa città…”Ho già capito quel che mi vuol chiedere – interrompe la mia domanda -, dire Medellin non è dire coca ovunque – e previene anche la successiva sul terrorismo -. Le faccio l’esempio delle Brigate rosse, ecco le Farc erano da noi ciò che le Bierre erano per voi, condizioni non più pericolose rispetto l’Italia, da lontano gli eventi, le situazioni sono sempre ingigantite, io so di aver vissuto una vita meravigliosa in Colombia”.

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