Disabilità in famiglia e relazione tra fratelli, una sfida possibile foto

“Il rapporto tra fratelli è la relazione che dura più a lungo nella vita di una persona, quando il fratello o la sorella ha bisogni speciali, questa relazione assume un significato speciale”.

Bert Pichal, ortopedagogista e consulente pedagogico, ha ben presentato queste dinamiche nel corso dell’incontro, dedicato a “Neurodiversità e disabilità in famiglia: valorizzare il rapporto tra fratelli”, promosso da Angsa Piacenza e Fondazione Pia Pozzoli – Dopo di Noi, al centro Il Samaritano.

“La disabilità è fonte di stress per i genitori e rende problematica la vita in famiglia, figli compresi, che potrebbero cercare di nascondere i propri sentimenti e le proprie difficoltà, per non essere ulteriormente di peso a mamma o papà – spiega Pichal -, soprattutto  nel caso di figlie femmine, potrebbero sentirsi ancora più responsabilizzate e assumere il ruolo di terzo genitore del fratellino o sorellina con bisogni speciali”.

Occorre invece che ciascuno svolga il suo compito, all’interno del nucleo familiare. I bambini devono essere bambini, non dei piccoli adulti. Pichal, forte anche della sua esperienza vissuta con un fratello autistico, dà anche alcuni suggerimenti: cercare di ritagliarsi dei momenti di fuga dalla vita di tutti i giorni, condividere emozioni e fornire ai propri ragazzi le informazioni adatte alla loro età, non sottovalutando i problemi della loro quotidianità, così come eventuali difficoltà scolastiche, che potrebbero essere il segnale di problemi di apprendimento.

“Dobbiamo aiutarli a crescere con serenità, perché spesso sono più maturi dei bambini della loro età. Questo può accadere solo se sono sostenuti in questo percorso. Un consiglio che posso dare è quello di concedere loro dei momenti esclusivi, con uno dei due genitori, magari fare compere insieme o andare al cinema, mentre il papà o la mamma sono a casa con il fratellino o la sorellina disabile – dice Pichal -. Questo aiuta a ristabilire gli equilibri interni alla famiglia, aiuta i ragazzi a capire che anche loro ne fanno parte e che di sicuro i genitori non scelgono di non dedicare loro attenzione, ma è la situazione stessa che li porta a concentrarsi maggiormente sui fratelli con bisogni speciali”.

Un ulteriore supporto può arrivare da gruppi di auto mutuo aiuto, con attività diversificate in base all’età, per aiutare i ragazzi a esprimere le loro emozioni, di acquisire strumenti per stare meglio con se stessi e all’interno della famiglia. Attività, questa, che Angsa vuol far partire anche a Piacenza: per maggiori informazioni scrivere a angsapiacenza@gmail.com

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