“Ideologia Gender? Nemico che non esiste. Sugli studi di genere tanta confusione”

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“Ciò che deve essere ribadito è che non esiste l’apprendimento dell’orientamento sessuale, non lo si può imparare né insegnare. E’ chiaro che l’identità sessuale è qualcosa di complesso e legato anche alla cultura, ma questo non significa che sia possibile imporla”.

A parlare così sono le psicoterapeute Valentina Tirelli e Giovanna Maria Cammi, intervenute nella mattinata del 14 ottobre al centro Tice a Piacenza per rispondere all’interrogazione proposta un mese fa circa dalla consigliera comunale di Fratelli d’Italia Gloria Zanardi. Nell’interrogazione si chiedeva di verificare se nel catalogo delle biblioteche comunali piacentine “fossero disponibili volumi, dedicati ai bambini più piccoli, orientati dall’ideologia gender, che vorrebbe diffondere tra i bambini l’idea che ciascuno possa scegliere il proprio orientamento sessuale a prescindere da come natura lo ha creato”.

Ecco quindi il perché della replica ufficiale voluta da Arcigay Piacenza, che per evitare possibili strumentalizzazioni politiche è stata affidata alle due psicologhe, le quali hanno in tal senso ribadito di “parlare esclusivamente come professioniste in linea con le idee della comunità scientifica internazionale”.

“Nell’interrogazione – ha commentato Tirelli – vengono esposte informazioni particolarmente scorrette dal punto di vista scientifico, quindi abbiamo ritenuto di dover prendere posizione al fine di favorire la diffusione di una cultura corretta sul tema. Ciò che diciamo è sostenuto dalla comunità scientifica di riferimento, si pensi ad esempio alle posizioni espresse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o da Unicef. Nell’interrogazione della consigliera Zanardi si parla di tentativo di “instillare, a tutti i costi, nelle coscienze dei bambini idee e concetti che vogliono alterare la serena visione dell’esistenza secondo natura”. Sono affermazioni che non hanno alcun valore e fondamento scientifico, inoltre non vanno a promuovere il benessere di adolescenti e pre-adolescenti ma anzi vanno a diffondere una cultura scorretta, rischiando l’aumento del malessere nei giovani del territorio”.

“Questa cosiddetta “teoria gender” – ha aggiunto Giovanna Maria Cammi – non è altro che una caso esemplare della costruzione di un nemico che non esiste. E’ un po’ come creare una minaccia sociale ed istigare alla paura e all’insicurezza: in particolar modo dà l’idea che la minoranza omosessuale e della comunità LGBT sia nemica del popolo normale, del popolo “sano”. Abbiamo visto comparire questo termine una ventina d’anni fa e già nelle prime volte che è stato utilizzato serviva solo a delegittimare gli studi sul genere. Purtroppo questo è un argomento complesso che richiede tempo e pazienza: è importante che a livello educativo le spiegazioni vengano ampliate ed adattate all’età dei ragazzini”.

“Ci sono vari concetti da tenere in considerazione, di identità di genere, di sesso biologico, di orientamento sessuale, che spesso vengono completamente confusi. L’intenzione degli studi di genere – ha sottolineato – è quello di diffondere una cultura della diversità e lo si fa con l’obiettivo di promuovere benessere e prevenire il disagio, sopratutto in adolescenza. Una cultura scorretta in merito, il tabù e la non informazione portano più facilmente a psicopatologie a rischi di malessere psicologico. Nascondere questa cultura favorisce il malessere, non invece diffonderla o insegnarla”.

“Il nostro – hanno concluso le due psicologhe – vuole essere un monito alla giunta comunale di non prendere in considerazione quest’interrogazione e, se possibile, diffondere un’informazione corretta in merito”.

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