La “Madonna dei fusi” da Palazzo Costa alla mostra su Leonardo

Il dipinto leonardesco raffigurante la Madonna dei fusi , presente a Piacenza in palazzo Costa e già esposto al Metropolitan Museum di Tokyo nel 2016 per la mostra celebrativa del 150esimo anniversario dei rapporti diplomatici fra Italia e Giappone e nel 2015 a Palazzo Farnese, si trova dal 4 ottobre esposto al Castello Sforzesco di Vigevano nell’ambito della mostra “Nel segno di Leonardo”, organizzata per celebrare il 500esimo anniversario della morte del genio di Vinci.

La “Madonna dei fusi” costituisce una fra le più misteriose iconografie leonardesche in quanto è conosciuta attraverso la meticolosa descrizione che del dipinto venne fatta dal carmelitano Pietro da Novellara – che aveva avuto occasione di vederlo in preparazione nello studio di Leonardo – in una lettera indirizzata alla collezionista rinascimentale Isabella d’Este, per la quale egli fungeva da colto segnalatore di opere d’arte, ma nessuna delle versioni di tale particolare tema pittorico leonardesco giunte fino a noi, fra le quali quella piacentina, può ritenersi autografa.

Resta quindi un mistero se Leonardo abbia mai effettivamente dipinto una “Madonna dei fusi” o se invece, come è più probabile, ne abbia solo ideato l’iconografia, forse attraverso un disegno andato perduto, e che pertanto le diverse versioni note siano in realtà opere riferibili ai suoi collaboratori.

LA MOSTRA – La mostra al Castello Sforzesco di Vigevano si compone di 13 opere e intende segnalare territori meno esplorati o angolazioni nuove del leonardismo. Vedere diverse opere affiancate in un’affascinante ambientazione rinascimentale permette di riflettere sui vari stadi dell’influenza esercitata da Leonardo su alcuni artisti a lui contemporanei o di poco successivi.

Fulcro dell’esposizione è la tavola della parrocchiale di Santa Giustina ad Affori raffigurante la Vergine delle rocce, generalmente ascritta a Luini o alla sua cerchia, prestito eccezionale in quanto l’opera non si vedeva in una rassegna pubblica da quasi quarant’anni, a cui sono state affiancate altre tre redazioni, più un magnifico Giampietrino conservato alla Pinacoteca Albertina di Torino anch’esso ispirato, molto liberamente, al capolavoro leonardesco.

Vengono inoltre esposte, oltre a un paio di opere influenzate in varia misura dall’inafferrabile e tuttora misterioso modello della Madonna dei fusi (tra cui quella piacentina, normalmente esposta a palazzo Costa), due interessanti tavolette da soffitto, una scultura lignea inedita di altissimo livello e un notevole, tardo Cesare Magni recentemente riscoperto, ricco di influenze extra-leonardesche, dipinto proprio negli anni in cui il pittore lavorò per Vigevano.

Significative sono anche sembrate le possibili influenze più o meno mediate del leonardismo sulla pittura piemontese, qui rappresentata da due incantevoli dipinti di Defendente Ferrari e Gandolfino da Roreto. Si tratta dunque di una mostra che presenta opere inedite o in certi casi poco conosciute al grande pubblico, che permettono una stimolante riflessione su quanto il potente modello leonardesco abbia influenzato generazioni di artisti non solo lombardi.

Assolutamente felice appare la scelta di Vigevano come sede di una mostra dedicata al 500esimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, infatti alla fine del Quattrocento la città conobbe un momento di straordinario splendore economico, politico e culturale. Ludovico il Moro, il duca di Milano, fu particolarmente legato a Vigevano, che volle trasformare in una “seconda Milano”: si può infatti parlare di un rapporto strettissimo fra le due “capitali” sforzesche che, non a caso, vengono frequentate e impreziosite da Bramante e Leonardo.

Nessuna città al volgere del quindicesimo secolo , neppure Firenze e Roma, può vantare di aver ospitato in contemporanea il più grande pittore e il maggiore architetto dell’epoca. Leonardo da Vinci soggiornò diverse volte a Vigevano percorrendone le fertili campagne, annotando sui suoi taccuini le scale d’acqua, i mulini, il modo di sotterrare le vigne, le stalle che ospitavano i cavalli del Duca. Leonardo, nel disegnare la città ideale, si ispirò a Vigevano di cui il Castello Sforzesco e la Piazza Ducale costituiscono un possibile modello architettonico di moderno sviluppo urbano.

La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2020.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.