“Caduti perchè vivano gli altri” 75 anni fa l’eccidio di Rio Farnese foto

Rio Farnese di Bettola. Un sommesso canto di “Bella Ciao”, intonato dai giovanissimi della scuola media di Bettola “E. Fermi”, ha salutato il ricordo dei 21 ragazzi trucidati dai nazifascisti il 12 gennaio 1945 a Rio Farnese.

Domenica mattina, 75 anni dopo l’orrore, è stato reso omaggio a quel sacrificio. Di quei ragazzi è ancora ben viva la memoria, il sorriso, le speranze e l’atto di coraggio che ha portato la democrazia e la libertà nel nostro Paese. Le nuove generazioni non se ne rendono conto, oramai quasi tutti i testimoni sono stelle del firmamento, i libri di scuola non ne parlano, e allora sta agli interpreti della storia fare memoria, non solo delle emozioni ma nel rigore delle vicende che hanno segnato il cambiamento.

E’ questo il senso del ripetersi di una commemorazione lungo un rio seminascosto dell’Appennino di Valnure. Domenica 12 gennaio era soleggiata, quasi tiepida, i partecipanti vi sono arrivati in automobile; 70 anni fa le 21 vittime vi erano arrivate scalze, con gli abiti a brandelli, seminude, in fila indiana e legate fra loro con del filo spinato, e la scorta dei carnefici con i fucili. Poi, una ad una colpita a morte, cadeva lungo la scarpata del rio Farnese, gelida culla di quel nevoso gennaio 1945 mentre i colpi di pistola si espandevano nella valle ascoltati dalla gente rintanata dentro le case e pregando in silenzio accompagnando gli ultimi respiri.

Rio farnese

Erano stati presi casualmente fra i 40 prigionieri catturati in quei giorni di rastrellamento, avevano solo la colpa di stare sull’altro versante della guerra. Quello della libertà dei popoli, quello giusto. Gli alunni della scuola media hanno dato sfoggio di aver studiato la storia, ma oggi, chi è nato nel benessere e nella libertà può dire di sapere che cosa è la libertà, sa comprendere quanto sofferenza è costata?

“CADUTI PERCHE’ VIVANO GLI ALTRI”, questo è quanto potremmo scrivere per coloro che ricordiamo oggi – ha scandito Marco Bergonzi, già parlamentare piacentino -. I Partigiani sentirono dentro di loro: ad un certo punto tocca a te, nessuno può fare quello che devi fare tu. Coloro che combatterono per la libertà ci ricordano i Giusti, i Giusti sono semplicemente delle persone normali, che posti di fronte all’ingiustizia , reagiscono, sapendo opporsi a rischio della propria vita”, ha continuato Bergonzi che ha invitato a difendere i valori dei martiri della libertà.

Rio farnese

Alla cerimonia, promossa dell’Anpi provinciale di Piacenza, dall’Associazione nazionale partigiani cristiani rappresentate dai rispettivi presidenti Stefano Pronti e Mario Spezia, dal Comune di Bettola Medaglia d’argento al valor militare, presente con il sindaco Paolo Negri, sono intervenuti diversi amministratori comunali, delegazioni delle Anpi locali e cittadini. E due preziosi testimoni di quella epopea di lotta per la libertà: Luigi Romani, 94 anni di Pontedellolio, miracolosamente scampato all’eccidio di Rio Farnese: “Ero stato fatto prigioniero durante il rastrellamento, poi un mattino con altri sono stato messo su un camion e mandato alle carceri di Piacenza, altri, abbiamo saputo dopo li hanno portati qui”. Il suo ricordo va al giovane studente in medicina Giancarlo Pizzi, che ben ricorda per averlo visto salvare un partigiano gravemente ferito alla testa. Pizzi, trucidato a Rio Farnese, era stato in forze all’ospedale partigiano del Preventorio a pochi chilometri di distanza da Rio Farnese.

Rio farnese

E anche Ugo Magnaschi: “partigiano a 16 anni, i miei compagni sono ancora tutti qui nella mia testa”. Di questi 21 partigiani ne sono stati identificati solo dodici; gli altri sono rimasti senza nome.

I nomi delle vittime identificate:

Giuseppe Gardini
Giuseppe Lupini
Giancarlo Pizzi
Mario Cappai
Giovanni Canepari (o canevari?
Lorenzo Gastaldi
Carlo Gilberti
Gino Spagnoli
Mansueto Margolfo
Riccardo Ricci
Antonio Zucchi
Renzo Raiola (o Renato e Severino Faggian)

Maria Vittoria Gazzola

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