Caorso, riprende il decommissioning. Fanghi e resine radioattivi trasferiti in Slovacchia fotogallery video

Caorso, riprende il decommissioning della centrale.

Dopo i primi test, le cosiddette “prove a caldo”, del giugno 2018 nell’impianto di Bohunice, in Slovacchia, per il trattamento di resine e fanghi radioattivi, è partito questa notte il primo dei 33 trasporti previsti per il trasferimento di circa 5.600 fusti, contenenti proprio rifiuti radioattivi, per il loro condizionamento. I dettagli dell’intervento sono stati presentati dai vertici di Sogin: il presidente Luigi Perri, Severino Alfieri, responsabile disattivazioni centrali, Sabrina Romani, responsabile della disattivazione della centrale di Caorso e Federico Colosi, responsabile relazioni esterne. Presenti anche Roberta Battaglia, sindaca di Caorso e Sandro Fabbri, presidente della commissione regionale che seguirà la dismissione della centrale.

Sogin ha così avviato la seconda e ultima fase del programma di trasferimento dei fusti all’impianto slovacco, la cui conclusione è prevista nel 2022. Sistemati in quattro container, i primi 162 fusti sono stati allontanati su due mezzi stradali, sotto il controllo delle diverse autorità preposte. Le resine a scambio ionico e i fanghi, rifiuti radioattivi prodotti durante il pregresso esercizio della centrale, saranno sottoposti a incenerimento e condizionamento, con una riduzione del loro volume del 90% (130 mc rispetto all’iniziale volume di 1.290 mc). Al termine, i manufatti finali rientreranno a Caorso e saranno stoccati nei depositi temporanei del sito, pronti per il conferimento al Deposito Nazionale.

Il trasferimento di questi rifiuti, che in volume rappresentano circa il 70% di quelli stoccati oggi nel sito, consentirà di svuotare i 3 depositi temporanei per procedere al loro adeguamento agli attuali standard di sicurezza, senza così dover realizzare altre strutture di stoccaggio. Inoltre, lo svuotamento dei tre depositi permetterà il riavvio e la velocizzazione del decommissioning dell’impianto, garantendo i più alti standard di sicurezza.

Decommissioning Caorso

Una prima fase ha riguardato l’invio, nel giugno 2018, di 336 fusti per eseguire le “prove a caldo” dell’impianto slovacco, con la produzione di primi manufatti finali. L’esito positivo delle prove ha consentito l’approvazione del piano operativo e l’autorizzazione alla spedizione e al trattamento dei restanti rifiuti previsti nel progetto. Il valore complessivo delle attività di trasferimento e trattamento dei fusti radioattivi e di rientro dei manufatti condizionati è di 37 milioni di euro.

Decommissioning Caorso

“Quello di oggi è un traguardo e anche una ripartenza delle attività di Sogin, perché Caorso è la più grande delle centrali che noi abbiamo il compito di smantellare. E’ un po’ come la nostra nave ammiraglia – commenta il presidente di Sogin Luigi Perri -, è il varo di una nave che ci consentirà di ripartire speditamente verso quella che è la vera delle nostre missioni. Oggi è una tappa importante del nostro percorso perché Sogin quasi in silenzio, ma da molto tempo, prima che diventasse di moda, adotta una strategia di economia circolare delle sue attività di decommissioning nucleare e questa attività, che si incentra su 3 pilastri tipici di questo tipo di attività: il riutilizzo delle strutture, dei sistemi dei componenti, il riciclo dei materiali, la riduzione dell’impatto ambientale”.

“Il riutilizzo delle strutture significa minimizzare l’utilizzo di suolo, proprio in questa ottica abbiamo previsto di riutilizzare i depositi già esistenti, perché non erano stati progettati per un’attività di decommissioning, e quindi in un qualche modo sono stati riqualificati, nello stesso tempo nell’ottica di questa strategia, Sogin si è posta l’obiettivo di ridurre i volumi dei rifiuti, che sono già presenti qui e, questa è la seconda fase del processo di riciclo. Per arrivare a questo, Sogin ha percorso una strada piuttosto importante, utilizzando le proprie capacità progettuali e le capacità progettuali importati che sono presenti sul suolo italiano, come Ansaldo, che hanno collaborato nel mettere a punto questa tecnologia che ha consentito di ridurre i volumi dei rifiuti, per poi porsi anche il problema di dove realizzare questa attività, ed è stata scelta la Slovacchia, dopo aver fatto degli accordi internazionali”.

“Questa strategia ha portato, dopo un lunghissimo iter autorizzativo, necessario, oggi al primo di questi trasporti che consentirà di ridurre il volume dei rifiuti del 90%, è un numero importante perché libera altri spazi che consentiranno di partire più speditamente verso la nostra missione vera e propria. Il tutto con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei lavoratori e la tutela dell’ambiente, che per noi rappresentano il valore assoluto, il vero modo di procedere che è nel nostro dna”.

“Il decommissioning passa attraverso delle fasi ben definite – aggiunge Severino Alfieri -, la prima delle quali è il mantenimento in sicurezza degli impianti. Nel momento in cui l’impianto si riduce di volume, e iniziano le attività di smantellamento, ha bisogno sempre più di procedure di sicurezza in modo da evitare qualsiasi tipo di impedimento, per i lavoratori, per la popolazione e per l’ambiente. Lavoriamo quindi al mantenimento della sicurezza, lavoriamo allo smantellamento degli impianti, alla decontaminazione degli stessi, per il riciclo e il riuso, alla gestione dei rifiuti radioattivi, per renderli idonei al deposito nazionale (che deve ancora essere individuato, ndr)“.

Caorso

“Al momento nel nostro impianto abbiamo presenti tre depositi per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi  – spiega la responsabile della centrale di Caorso, Sabrina Romani -: l’edificio rifiuti solidi a bassa attività 1, l’edificio rifiuti solidi a bassa attività 2, l’edificio rifiuti solidi a media attività. Al momento abbiamo circa 2400 metri cubi di rifiuti radioattivi, e il 70% è costituto da resine a scambio ionico e fanghi. Le resine erano quelle che filtravano i fluidi di processo, trattenendo la radioattività presente al loro interno.  Dal punto di vista della radioattività, rappresentano il 90% dei materiali radioattivi presenti a Caorso. Questo progetto, che inizia oggi, riguarda la preparazione dei materiali, caratterizzazione radiologica, verifica della consistenza, estrazione dei fusti dalle celle schermate, trattamento in Slovacchia di circa 5900 fusti contenenti resine e fanghi radioattivi”.

“Il metodo scelto per il trattamento è l’incenerimento; le ceneri prodotte saranno introdotte in fusti che poi verranno compattati in cialde, a loro volta inserite, in numero di 2 o 3, in fusti da 440 litri; nell’intercapedine viene inserita una malta qualificata, già testata con prove di laboratorio, così come il manufatto che verrà realizzato, con prove di caduta, prove di penetrazione e resistenza al fuoco. La riduzione al 90% di queste tipologie di rifiuti a Caorso ci consentirà di liberare quindi i tre depositi e procedere al loro adeguamento”.

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