“I signori dei terremoti”, nel libro di Sonia Topazio l’importanza della comunicazione post-sisma

Più informazioni su

“Papà aveva un’Audi 80 color oliva e sentivamo ‘Cosa resterà degli anni ‘80’ e cantavamo insieme alla radio sintonizzata sull’emittente locale. Improvvisamente accadde qualcosa di inaspettato. Un tappeto di foglie secche e brune investì il parabrezza e la radio mandò in onda un boato tremendo come se quindicimila tuoni e fulmini si scagliassero contro il nucleo terrestre. Trenta metri più avanti una donna incinta sdraiata sul marciapiede che stava partorendo. Papà abbassò il finestrino dell’auto e chiese ai soccorritori della puerpera cosa fosse accaduto. Il terremoto, il terremoto, il terremoto…”.

Sonia Topazio, giornalista e scrittrice, già capo ufficio stampa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha scritto “I signori dei terremoti” (Doppiavoce Napoli) in cui attraverso gli occhi e le parole di un personaggio-guida, Sara, racconta di rovine, di corpi sepolti dai muri crollati, di paura. Protagonisti le persone, che siano vittime che siano soccorritori che siano scienziati, e protagonista lui: il terremoto. Lui che semina morte e sconvolge vite, lui che diventa per tutti un incubo che li accompagnerà per sempre. Come è successo a Sara, in Irpinia, la sua terra, testimone bambina mentre ascoltava la radio con papà. Negli anni successivi testimone assai più consapevole come blogger e giornalista a San Giuliano di Puglia, L’Aquila e Amatrice.

In un centinaio di pagine Sara ci accompagna tra le voci delle baraccopoli, tra bufale e polveroni, tra domande ricorrenti e riposte altrettanto ricorrenti. Storie, emozioni, sentimenti. Ma anche dati e analisi, interviste ad esperti degli enti di ricerca, la visita centro “Ettore Majorana”, i contenuti del Rapporto Berberi. I racconti sono brevi, la scrittura è secca, incisiva, fresca.

“Il piglio ne fa qualcosa di unico e particolarmente adatto a un pubblico giovane e dinamico” scrive nella presentazione Edoardo Boncinelli. E’ vero, anche perché Sara e Sonia – o Sonia e Sara – puntano la loro attenzione proprio sull’importanza dell’informazione a tutti i livelli. “La comunicazione durante una tragedia assume la sembianza di uno specchio rotto e la paura ingrandisce la penombra del ‘sembrare’, le simmetrie cambiano e la polvere di parole che si innalza non si raccoglie più” considera l’autrice.

I terremoti, imprevedibili, lasciano dietro di sé macerie. Evitiamo che lo stesso facciano i media.

Tiziana Pisati

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.