“La rotonda del frantoio”, l’ultimo libro di Molinaroli alla Biffi Arte

Sabato 11 gennaio alle 17 alla Galleria Biffi Arte in via Chiapponi 39 (Piacenza), nell’ambito della rassegna d’autore l’Arte di scrivere, il giornalista Mauro Molinaroli presenta “La rotonda del Frantoio. Quando alla Caorsana c’era il mare”. II ricavato della vendita sarà devoluto a Radio Shock.

Dialogheranno con lui lo psichiatra Emanuele Guagnini, Maria Luisa Repetti segretaria di Radio Shock e il capocronista di Libertà, Giorgio Lambri. Il libro nasce sulla scorta di alcuni divertissement pubblicati da Molinaroli su Facebook, ecco la premessa del volume.

La rotonda del frantoio

Perché il Frantoio, macchina usata in passato per frantumare pietre e sassi dai cementieri o semplicemente per la frangitura delle olive dalle parti della Caorsana si è fatto mito, categoria filosofica e archeologia urbana? Risposta razionale non c’è, di fatto il Frantoio è qualcosa di astratto, quasi un luogo dell’anima o il mio posto delle fregole (mi perdoni Ingmar Bergman per questa piccola libertà al suo “Posto delle fragole”).

Insomma, amici, se una mattina di luglio del 2007 l’allora assessore ai Lavori pubblici del Comune di Piacenza, Ignazio Brambati, non avesse inaugurato una delle tante rotonde cittadine, ponendovi come elemento decorativo proprio un antico frantoio non staremmo a presentare questo libro. Non starei a scrivere di una realtà che realtà non proprio è, a mitizzare una certa Ines proveniente da Voghera e protagonista di una vecchia canzone di Giorgio Gaber, l’antico convento oggi disabitato del Gargatano e la strada Caorsana, antica via romana che collegava Piacenza con Cremona. Questa strada, oggi Statale 9, divenuta nel tempo percorso obbligato per camionisti, agricoltori, gente onesta, ma anche di  persone poco affidabili e signore che attendono automobilisti a tutte le ore, giorno e notte. Luoghi e personaggi, quelli che appartengono alla Rotonda del Frantoio, che niente hanno a che vedere con una razionale e logica concezione dell’umana esistenza, appartengono al teatro dell’assurdo.

Il Frantoio, inteso come “Rotonda del”, in pochi anni è cresciuto da un punto di vista demografico e geografico, tant’è che il Principato della Caorsana, nato nel XV secolo come elemento distintivo di realtà nobiliari, nel corso dei primi anni Duemila ingloba le terre della Rotonda. Insomma, un colpo di mano, il colpo gobbo dei soliti noti, ma ormai la Rotonda è terra del Principato, luogo in cui sostarono Napoleone, Ricky Gianco e Gian Pieretti, la principessa Sissi, il formaggio coi vermi, la Rotonda sul mare e San Michele Arcangelo protettore di coloro che controllano le caldaie, apponendovi il bollino blu. Queste terre hanno assunto nel tempo un ruolo di grande rilevanza sui social, Facebook in particolare e  spesso paiono essere realtà virtuale, frutto della fantasia dei leoni da tastiera o di qualche epigono di arboriana memoria.

Di fatto il Frantoio è diventato un luogo molto conosciuto, dove avvengono feste patronali, sagre paesane e manifestazioni musicali per dare un senso alle tradizioni di casa nostra. Vi chiederete se dietro alla terre del Frantoio ci sia in realtà, una lettura surreale della Piacenza di oggi e di ieri, viene da rispondere che qualche spunto c’è, si tratta però soltanto di riferimenti puramente casuali. Stiliti e filosofi di tutti i tempi, uomini di spettacolo e parroci da combattimento, insigni cattedratici e cavalieri medievali, suini di ogni tipo, chioschetti che farebbero invidia al Mercato Europeo e azioni di sicurezza urbana che lasciano intendere, appartengono alla variegata fauna cui deve far fronte la Giunta pastorale del Frantoio.

E poi c’è l’Alba che è storia, passato, presente, futuro e memoria; ci sono gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, le canzoni e i tormentoni dell’estate Caorsana, il cappello sulle ventitré e il più grande anfiteatro all’aperto del mondo, ideato e costruito da un contadino etrusco che visse circa 350 anni.  Al Frantoio ci sono poi le terme di Saturnia, realizzate dall’antico e notissimo architetto romano Terenzio Losi, con laurea ottenuta all’Università di Roma Tre, le Prealpi lombarde e il Tour de France, vinto alternativamente da circa settant’anni da due atleti: Pozzi e Girardoux. Ci sono cani, gatti, animali di cortile, ristoranti, trattorie, pizzerie e caffetterie, ma c’è soprattutto lei, la Ines, il cui ruolo è riconosciuto da tutti gli abitanti virtuali di queste terre altrettanto virtuali. Si dice che il console romano Marco Emilio Lepido, nel 218 a. C., decise che oltre Piacenza era giusto dare un ruolo di primo piano alla Caorsana e che Catullo, prima di approdare a Sirmione abbia passato alcuni anni al Frantoio. Vennero poi San Rocco, patrono degli animali, Avos e fecero tappa tutti i produttori e i venditori di zucchero filato. Esplosero tutti i tipi di diabete, ma i medici Giansalvatore, Gianalessandro e Gianmaurizio fermarono quelle sciagure. Ippocrate e Galeno si complimentarono  con questi eroi in camice bianco e Rita Pavone incise “il tuo amor non è zucchero / ma mi piace ugualmente perché / io mi sento una trottola e mi piace girare con te”. Buona lettura a tutti.  

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