Stati generali della zootecnia, Confagricoltura convoca gli allevatori

Numerosi gli allevatori di Confagricoltura Piacenza che si sono dati appuntamento nella sala Visconti, martedì 21 gennaio, per condividere la fotografia del settore zootecnico e dettare insieme l’agenda sindacale.

Diversi i temi delicati passati in rassegna da Elena Ferrari – presidente della sezione di prodotto lattiero-casearia – dalla direttiva nitrati, ripercorrendo le tappe dell’azione di pressing sindacale che ha portato all’autorizzazione straordinaria di finestre di spandimento nel periodo di divieto invernale, alla direttiva sull’ulteriore limitazione dell’uso degli antimicrobici negli allevamenti, all’adesione ad Aia. “Siamo insieme per fare una riflessione – ha detto Ferrari – perché come mondo allevatoriale lavoriamo da sempre con serietà e poi ci troviamo, tutti i giorni, a fronteggiare paradossi che ostacolano il nostro lavoro”.

Se in alcuni ambiti l’azione sindacale può portare ed ha portato a risultati, in altri la rigidità delle norme diviene lo strumento per annientare la libertà imprenditoriale. Elena Ferrari ha citato la vicenda ancora in corso relativa alle macellazioni d’urgenza in azienda che dovrebbero in prospettiva essere effettuate solo da un veterinario ufficiale, ma ancora non si comprende se questi debba essere pubblico (e in questo caso non ci sarebbero veterinari a sufficienza) o aziendale; ha poi proseguito citando un’altra irragionevolezza: l’impedimento all’uso del digestato come fertilizzante se risulta positivo alla salmonella in 25 gr di prodotto (requisiti molto simili a quelli richiesti per gli alimenti).

“Ai produttori della filiera Grana Padano sono stati imposti i parametri di benessere animale del Crenba – ha sottolineato Ferrari – rispetto ai quali rileviamo alcuni paradossi che non siamo disposti ad accettare: per citare un esempio, è assurdo ricevere punti di penalità nella valutazione, per i ponfi che si creano nel sito di inoculo dei vaccini quando somministrati agli animali con lo scopo di prevenire le malattie riducendo così l’utilizzo di farmaci. Siamo al punto in cui due linee guida esercitano effetti opposti e tra loro in conflitto arrivando a ingessare ogni nostro passo”.

“Siamo legati a una serie di norme che sono un costo – le ha fatto eco il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – contestiamo l’impostazione economica che non parla di profitto e costi, asseconda il panteismo del pensiero comune, di chi non vive a contatto della realtà e che diviene un problema nel momento in cui condiziona la formazione delle leggi, a loro volta strumento per non lasciarci produrre. Siamo un pugile che ha abbassato la guardia”. Gasparini ha poi ripreso il tema delle certificazioni volontarie, rese cogenti ai produttori da chi, posizionato negli anelli successivi della filiera, mira ad ottenerne un vantaggio commerciale.

“Lo vediamo con le certificazioni del pomodoro, così come quelle delle produzioni zootecniche – ha sottolineato Gasparini – per noi sono costi che non vengono remunerati, perché un conto sono gli interessi d’acquisto, un conto gli stili di consumo: la gente considera prima di tutto il prezzo e ad ogni modo l’imprenditore agricolo è troppo a monte nella filiera per rapportarsi con il consumatore finale. Il prezzo del latte sta calando significativamente trascinato in basso dalle quotazioni del Grana Padano che perde quota nonostante le certificazioni del Crenba, nonostante un piano produttivo che avrebbe dovuto avere la finalità di mantenere tonici i mercati. Abbiamo già l’Europa e lo Stato che determinano le scelte aziendali, ci opponiamo a un sistema dove chiunque si può permettere di vincolarci determinando le nostre scelte che devono appartenere invece alla libertà imprenditoriale. Il problema è che assorbiti da difficoltà contingenti non abbiamo più la forza di opporci, stando uniti, a una politica che non ci considera un valore”. (nota stampa)

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