A 90 anni la bisnonna Adelaide sconfigge il virus “Grazie al mio medico e a mia figlia”

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“Devo ringraziare la mia dottoressa, Stefania Livraga, e mia figlia Roberta, che mi ha accudito durante la malattia. Senza di loro non so se ce l’avrei fatta. Mai avrei pensato di dover combattere una malattia come questa”.

E invece Adelaide Fava, 90 anni da compiere il prossimo mese con la speranza di poter riabbracciare il prima possibile Camilla e Giacomo, i figli del nipote Tommaso Demicheli, la sua battaglia l’ha vinta. Certo, manca ancora l’esito dei tamponi di controllo, fissati tra un paio di settimane, ma secondo i medici la classica polmonite da coronavirus che l’aveva colpita non c’è più. Al telefono la sua voce è forte e energica. “Sono contenta di avercela fatta, ma se non avessi avuto accanto a me mia figlia Roberta non so se ce l’avrei fatta. Mi ha accudito in una maniera eccezionale: di notte avevo l’impressione di essere in un congelatore. La testa bagnata di sudore, così come il pigiama…accanto a me c’era sempre lei, ad asciugarmi il capo, a cambiarmi. Se sono ancora qua lo devo a lei e alla mia dottoressa, che è bravissima. Non avrei mai pensato di dover affrontare una malattia come questa, per la quale tra l’altro non ci sono cure precise”.

E’ la figlia Roberta Dosi a raccontare come è andata. “Mia madre ha iniziato ad avere i primi sintomi il 13 marzo, con una febbre leggera che poi è peggiorata il giorno successivo” dice. Purtroppo c’erano pochi dubbi sul fatto che potesse non essere coronavirus. “Mio zio, il cognato di mia madre, si era ammalato all’inizio di marzo, per poi essere ricoverato in ospedale dove è morto 3 giorni dopo. Un’esperienza che noi eravamo decisi ad evitare per quanto possibile – spiega Roberta -, perché dopo il ricovero non sarebbe più stato possibile sentirla o vederla, e non volevamo che si trovasse ad affrontare da sola, in un ambiente completamente estraneo, una patologia che poteva avere un esito infausto, in una persona della sua età”.

Roberta quindi si trasferisce in isolamento dalla madre: da quando era iniziata l’epidemia era l’unica ad aver mantenuto rapporti con lei, portandole a casa la spesa con tutte le cautele del caso. “Insieme alla dottoressa Livraga, il nostro medico di famiglia, abbiamo tenuto monitorate le sue condizioni, oltre alla febbre per fortuna non ha avuto tosse e difficoltà respiratorie, mentre ha accusato disturbi gastrointestinali. Devo anch’io ringraziare la nostra dottoressa: è stata splendida e sempre disponibile, ci siamo scambiate messaggi anche a mezzanotte”.

“La tachipirina è stata sostituita dalla novalgina, alla quale mia mamma reagiva meglio, e poi ha preso l’eparina, perché aveva dolore a una gamba. Nei giorni successivi è stata poi visitata dall’équipe domiciliare dell’Ausl, che l’ha sottoposta all’ecografia che ha confermato la presenza della polmonite interstiziale che si presenta in questi casi e le ha somministrato altri medicinali: flebo per l’idratazione, plasil per combattere la nausea e farmaci contro l’artrite”.

Ora, dopo l’ultimo controllo per la bisnonna Adelaide è iniziata la convalescenza. “Certo, era un po’ preoccupata rispetto al fatto di poter stare ancora male o peggio. Era, come del resto tutti noi, molto scossa dalla scomparsa di mio zio. Ma ha un carattere molto forte – dice Roberta -. E’ una persona molto positiva e ottimista, non si piange addosso e si è detta “quel che si deve fare, si fa”. E questo l’ha indubbiamente aiutata a superare la malattia”.

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