Covid19, chi si è infettato ha sviluppato gli anticorpi

Sono tre gli step importanti in questa partita: accertare che il nuovo coronavirus sviluppi anticorpi in tutti gli infetti, capire se tali anticorpi sono neutralizzanti, verificarne la durata nel tempo nel nostro organismo.

La prima pietra sembrerebbe esser stata posata. Mercoledì 29 aprile è apparso su Nature Medicine, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, un articolo firmato da scienziati della Chongqing Medical University in cui gli autori mostrano che 285 pazienti su 285 (100%) con COVID-19 sviluppano IgG contro SARS-CoV-2 entro 19 giorni dall’inizio dei sintomi clinici (Long QX et al., Nat Med, April 29th, 2020). Il test usato in questo studio è un double-antibody sandwich immunoassay con rilevazione in chemio-luminescenza prodotto dalla Bioscience Co. Il test usa come antigeni la nucleoproteina di SARS-CoV-2 e un peptide della Spike. Seppure le IgG prodotte risultano in quantità variabili, questa notizia renderebbe affidabile la diagnosi sierologica (fatte salve una buona sensibilità e specificità dei test eseguiti).

Lo studio evidenzia poi che la sieroconversione per IgG e IgM si è verificata contemporaneamente o in sequenza ed entrambi i titoli anticorpali hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla sieroconversione. Sempre secondo gli autori per ora se ne può dedurre che “i test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti sospetti Covid con risultati Rt-Pcr (tamponi, ndr) negativi e per l’identificazione di infezioni asintomatiche”. Alcuni giorni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha precisato che non vi è ancora conferma sul fatto che le persone che sono guarite dal Covid-19 abbiano anticorpi che proteggono da una seconda infezione. Molti degli studi, tra cui quello di Nature, hanno mostrato che le persone che sono guarite dall’infezione hanno gli anticorpi per il virus. Tuttavia alcuni di questi hanno livelli estremamente bassi di anticorpi nel sangue. Al 24 aprile 2020 nessuno studio ha valutato se la presenza degli anticorpi da Sars-CoV-2 possa dare immunità ad una successiva infezione nell’uomo.

La speranza è che il Sars-CoV-2 si comporti da questo punto di vista come gli altri coronavirus: alcuni dei quali danno buone risposte immunitarie. Come riportato infatti anche da Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive (Simit), i coronavirus tendenzialmente generano una buona risposta, con degli anticorpi protettivi. Se dovessimo basarci sull’esperienza passata potremmo essere ottimisti, ma occorre ricordare che questo è un virus nuovo. Anche sul tempo di permanenza di tali anticorpi nel nostro organismo non possiamo allo stato attuale sbilanciarci: se non ancora una volta basandoci su esperienze precedenti, volgendo lo sguardo ai virus simili, che suggeriscono un’ipotetica durata di 12-24 mesi. Ma il condizionale è d’obbligo, e per ora possiamo solo affermare che gli anticorpi durano perlomeno 4 mesi. Solo nuovi studi scientifici potranno dare risposte agli ulteriori due step: sono anticorpi neutralizzanti? Quanto durano? Speranzosi, staremo a vedere e studiare.

L’autore di questo articolo è il dottor Pilade Cortellazzi, biologo e specializzato in biochimica clinica. 

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.