Rabuffi (Pc in Comune) “Ora tocca alla politica scrivere il futuro della nostra comunità”

L’intervento di Luigi Rabuffi, consigliere comunale di Piacenza in comune 

Covid-19, nella sua crudele spietatezza, ha “sbattuto” in faccia all’intera umanità i limiti e le debolezze che, da sempre, caratterizzano il genere umano. Limiti che erroneamente pensavamo di poter nascondere indossando la maschera dell’invincibilità. Sbagliavamo. Nulla può renderci invincibili o immortali. Non può farlo la ricchezza. Non può farlo il potere. Non può farlo il Dio in cui crediamo. E Covid-19 ce lo ha dimostrato. È bastato un microscopico virus, dalle fattezze regali e dalla dubbia paternità, per far crollare totalmente il castello di sabbia che ci ospitava e, con esso, le nostre granitiche certezze. Covid-19 non ha guardato in faccia nessuno. Ha colpito chi ha voluto, dove ha voluto, quando ha voluto. Violando, con grande facilità, le nostre finte certezze, buone solo per nascondere le paure e le tante lacrime intimamente versate.

Se questi sono i presupposti e se quanto sta avvenendo non è un incubo, abbiamo il dovere di riscrivere il futuro del pianeta e della nostra comunità. E per farlo serve una discussione politica a 360 gradi. Serve far sapere ai cittadini, senza smanie di protagonismo, che la politica non li ha abbandonati, che non è scappata. Anzi, è proprio in questi frangenti, in cui il senso di smarrimento è totale, che la politica “responsabile”, quella che guarda al futuro, ha il dovere di rimboccarsi le maniche e riconoscere gli errori commessi. Per non ripeterli. Per non annientare la storia dell’umanità. E a noi, rappresentanti della politica piacentina, spetta il compito di riscrivere il futuro di Piacenza. Tutela della Salute, sostenibilità economica, approccio ambientale, sviluppo compatibile, istruzione, formazione, lavoro, solidarietà e coesione sociale sono i primi titoli che, alla rinfusa, mi vengono in mente. Tanti altri ne potremo aggiungere.

L’importante sarà declinarli in funzione di un modello di società che non ripeta gli errori del passato e che metta al “centro” della nostra azione la dignità delle persone e l’offerta diffusa di servizi pubblici, in una logica di ricchezza collettiva e condivisa. Non è retorica. È concretezza. Covid-19 ci ha fatto capire quanto sia facile, senza un’adeguata rete pubblica, scivolare nel baratro della disperazione, della povertà e della solitudine. Ce lo hanno fatto capire i reportage, i dossier e le cronache quotidiane. Ma attenzione, non inganniamoci: solitudine, povertà e disperazione non sono gli effetti collaterali di COVID-19 bensì le conseguenze dirette di un modello di società basato sull’egoismo, sullo sfruttamento e sull’accumulo indiscriminato di ricchezza individuale. Caratteristiche che COVID-19 ha semplicemente evidenziato.

E allora cambiamo. Approfittiamo di questo momento. Facciamo in modo che i semi di un mondo più giusto possano germogliare nel nostro giardino. Perché in fin dei conti, COVID-19, nella sua malvagia e devastante sfrontatezza, una cosa giusta l’ha fatta: è riuscito a sfilarci la maschera dell’inganno facendoci apparire per quello che siamo. A noi, e solo noi, decidere ora che cosa fare …

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