“Tra terapie e medicinali, cerchiamo di regalare normalità ai nostri pazienti” foto

Il 20 ottobre 2019 quello spiazzo aveva fatto fatica a contenere l’orgoglio di 35 mila alpini, a Piacenza per partecipare al raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia. Ora il Polo di Mantenimento Pesante Nord ospita un luogo di cura e speranza, dove l’efficienza e il rigore militare marciano a fianco di una calda umanità.

Funziona a pieno regime l’ospedale da campo, allestito e gestito dalla Sanità Militare, in stretta collaborazione con l’azienda Usl di Piacenza, una realtà complessa che ha visto la collaborazione tra il polo, il II reggimento Pontieri così come il I° Reparto Sanità di Torino, il policlinico militare Celio di Roma, il Reggimento gestione aree di transito di Bellinzago Novarese, il 7° reggimento trasmissioni di Sacile (Pordenone). Divenuto operativo il 21 marzo, con una capienza di 40 posti, l’ospedale è quasi al completo: ora ospita 38 pazienti affetti da coronavirus in condizioni medio – gravi. In giornata è poi arrivata un’altra paziente.

Il tenente colonnello Donatello Scarano, comandante del I° Reparto Sanità di Torino, alla guida della struttura che conta l’impiego di circa 90 uomini, ci accompagna a visitare il campo. Cuore pulsante è ovviamente l’ospedale, affidato alla direzione sanitaria del colonnello Gennaro Palermo, affiancato da un team di ufficiali medici. Tra loro, il capitano Marco Zuccaro, ufficiale medico cardiologo, il capitano Pierpaolo Restaino, ufficiale medico specialista in otorinolaringoiatria e il tenente colonnello Paolo Pagliaro, anestesista.

“I nostri pazienti presentano polmoniti interstiziali, e vengono sottoposti a antibiotico terapia e a ossigeno terapia, vengono tenuti sotto monitoraggio, clinico e strumentale, con giornalieri controlli della saturazione e altri parametri vitali” – spiega il capitano Zuccaro. Il protocollo medico è concordato con l’Asl, “in base agli studi pubblicati dai medici cinesi vengono utilizzati farmaci antiretrovirali, che derivano esperienza fatta nella cura dell’HIV, così come il farmaco utilizzato contro l’artrite reumatoide, l’idrossiclorochina. Seguiamo gli schemi già stabili con l’Asl e siamo connessi ai loro sistemi per accedere agli esami dei pazienti, a partire da quelli ematochimici, fino ad indagini diagnostiche e radiologiche, e quando ci serve un supporto sono disponibilissimi”.

Il decorso della malattia, dice Zuccaro, è complesso e attraversa diversi stadi: c’è chi è stato intubato per settimane e chi, in seguito alle terapie, dopo una decina di giorni può iniziare a migliorare. Le condizioni dei ricoverati nell’ospedale da campo “sono medio gravi: in un paio di casi i pazienti si sono aggravati e si è reso necessario l’intervento del nostro specialista anestesista, con l’accesso al reparto di terapia sub intensiva ricavato all’interno dell’ospedale da campo. Ma alcuni sono prossimi alla dimissione”.

“L’età media dei pazienti è di 65 anni, ma questa patologia colpisce tutte le fasce d’età, infatti alcune delle persone ricoverate hanno anche 40 anni. Non hanno però necessità di essere intubati, quindi riusciamo a parlare con loro e a capire il loro stato anche emotivo e psicologico. Oltre alla paura legata alla malattia, sono isolati rispetto alla loro famiglia, perché ovviamente non possono ricevere visite”.

“Non è una novità, per noi, lavorare in un ospedale da campo, la vera novità è dover lavorare con questi dispositivi di protezione – dice il primo luogotenente Carmine Busiello, coordinatore dei 14 infermieri impiegati nella struttura -. E’ indubbiamente per noi un’esperienza molto forte: i nostri pazienti, dei civili, si trovano a fronteggiare una malattia insidiosa, in un contesto inusuale. Noi stiamo dando il massimo sul fronte sanitario ma anche da quello umano”. “Fa parte del dna di noi militari – aggiunge il tenente colonnello Scarano – pensare al benessere di chi ci sta vicino. Per questo motivo cerchiamo di garantire ai nostri pazienti, per quanto possibile, momenti di normalità: portiamo giornali tutti i giorni e abbiamo altre piccole attenzioni. Ieri, ad esempio, abbiamo festeggiato il compleanno di uno di loro”.

Una macchina perfetta dal cuore umano, che ha conquistato l’affetto dei piacentini, anche dei più piccoli che hanno regalato ai militari disegni e messaggi di incoraggiamento, come i bimbi della classe terza di Quarto. Non solo, privati e associazioni hanno portato cibo e altri generi di conforto: Eos ha messo a disposizione gratuitamente distributori di bibite calde, Musetti ha donato del caffè, così come una fornitura di salumi è arrivata dal salumificio Castelleonese.

Presente anche la mensa: i piatti vengono preparati dalla mensa del Polo, ma distribuiti dalle soldatesse del Reggimento gestione aree di transito di Bellinzago Novarese. Pasta funghi e speck, spezzatino, contorni caldi e freddi, per dare il giusto conforto al corpo. Qualche momento di svago, per ascoltare musica e giocare a calciobalilla, è garantito dall’area relax allestita dal Lions Club Piacenza Ducale. In un frigorifero vediamo una bottiglia di amaro. “L’altro giorno uno dei miei uomini ha compiuto quaranta anni – racconta il tenente colonnello Scarano -. Gli ho detto che sicuramente se lo ricorderà per tutta la vita”.

Di certo anche noi ci ricorderemo di voi, per tutta la vita.

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