Bonus affitto, Tarasconi (Pd) “Sostegno per le famiglie in difficoltà”

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«Pagare l’affitto di casa ogni mese sta diventando un problema su larga scala».

E’ un tema cruciale, secondo la consigliera regionale piacentina del Pd Katia Tarasconi che a Bologna ogni giorno è impegnata a gestire i vari aspetti di una crisi che da sanitaria, con l’esplosione dell’emergenza covid, è diventata – come ben noto – una crisi economica e sociale. «Il diritto all’abitare è sempre stato una priorità di questa Amministrazione regionale – dice – e il Fondo affitto 2020, costruito in modo da tener conto delle fragilità preesistenti ma oggi aggravate dell’emergenza coronavirus, ha l’obiettivo di dare piena sostanza a questo diritto». 

Sono 10 i milioni di euro stanziati dalla Regione Emilia-Romagna a sostegno degli inquilini e di conseguenza dei proprietari di casa in difficoltà. A questi 10 milioni si aggiungono quasi 5 milioni di risorse statali. «Si tratta di un bando – spiega Tarasconi – condiviso con gli enti locali e i sindacati degli inquilini, sentita anche l’associazione dei piccoli proprietari immobiliari, l’ASPPI».  Un totale di circa 15 milioni di euro, dunque, che potranno essere utilizzati tenendo conto principalmente di chi è più in difficoltà in base alle graduatorie ma anche di chi in questi tre mesi di stop forzato si è trovato a dover fronteggiare un consistente calo del reddito. 

Le risorse a disposizione verranno utilizzate fino al 50% del totale per scorrere le graduatorie chiuse tra marzo e maggio dai Comuni. La quota rimanente sarà utilizzata «per erogare contributi diretti – spiega Tarasconi – ad aiutare persone e famiglie che abbiano avuto una riduzione del proprio reddito superiore al 20% calcolata sul raffronto del trimestre marzo-maggio 2020 con lo stesso trimestre dello scorso anno». Si tratta di un contributo per famiglie con un ISEE non superiore a 35mila euro e si riferisce a 3 mensilità di affitto per un massimo di 1.500 euro e tenendo conto della perdita di reddito o fatturato. 

Ma non solo. La Regione, con una misura innovativa, ha disposto una serie di incentivi per la rinegoziazione dei canoni esistenti o per la conclusione di nuovi contratti a canone concordato. «Si tratta di una misura importante – sottolinea la consigliera Tarasconi – perché consente di guardare oltre l’emergenza covid e si propone di tutelare, alla luce delle nuove esigenze, sia gli inquilini sia i proprietari di immobili».  Semplificate anche le modalità operative in modo da rendere più rapidamente disponibili le risorse stanziate: saranno i Distretti a gestire la quota da destinare allo scorrimento delle graduatorie esistenti mentre la quota rimanente potrà essere utilizzata direttamente dai Comuni, anche con modalità a sportello. Chi presenterà la domanda per ottenere il contributo avrà tempo fino al 30 ottobre per presentare l’ISEE 2020 e dovrà limitarsi ad auto-certificare il calo del reddito producendo i documenti che lo dimostrino (semplicemente le buste paga o le fatture). 

Qualche esempio pratico per comprendere che impatto potrà avere questa iniziativa. Un nucleo familiare di due persone con circa 1.300 euro mensili di reddito da lavoro dipendente e con un affitto di 600 euro mensili, con circa 20.000 euro di patrimonio mobiliare ha un ISEE di circa 26.000 euro. Se avesse un figlio, l’ISEE calerebbe a circa 20.000 euro, con due figli a circa 17.000 euro (simulazioni su sito INPS)  Nel caso in cui la famiglia abbia accesso al contributo diretto perché, ad esempio, ha avuto un calo del 50% del proprio reddito (caso in cui uno dei due componenti ha perso il lavoro) riceverebbe un contributo di 1.260 euro (che scenderebbero a 720 euro se il calo del reddito fosse stato inferiore al 40%, come nel caso di entrambi i genitori in cassaintegrazione, o salirebbero a 1.500 euro, il massimo, se il calo fosse stato del 100% come nel caso di un lavoratore stagionale che vive da solo)

Se la famiglia si accorda con il proprietario per la rinegoziazione temporanea, ad esempio calando del 20% il canone per 12 mesi, pagherebbe 480 euro di affitto (per quel periodo) e il proprietario riceverebbe attraverso il contributo un parziale indennizzo delle minori entrate pari a 1.008 euro (con una perdita di 432 euro rispetto al canone che percepiva in precedenza). Se il periodo fosse portato fino a 24 mesi, l’indennizzo sarebbe pari al contributo massimo di 2.000 euro.

Se invece si verificasse un cambio di contratto, a canone concordato, la famiglia andrebbe a pagare per i 5 anni successivi un canone ridotto (non è possibile quantificarlo a priori ma potrebbe essere una riduzione del 20-30% o anche superiore: se fosse del 30% sarebbe un nuovo affitto da circa 420 euro/mese), e il proprietario percepirebbe un contributo ad indennizzo pari a 1.512 euro; a ciò si deve aggiungere un beneficio dato dalla minore tassazione fiscale (cedolare secca al 10% invece che al 22%) e generalmente di una riduzione IMU; dal combinato disposto di queste azioni il proprietario sull’intera durata del contratto avrebbe una “perdita” rispetto al canone libero inferiore al 15% (circa 3.888 euro) a fronte di una diminuzione del canone del 30% per la famiglia per l’intera durata di un nuovo contratto, e di una maggiore certezza di pagamento da parte dell’inquilino. 

Infine, se quello stesso alloggio, invece di ospitare quella famiglia, fosse vuoto, magari perché prima dell’emergenza destinato ad affitti turistici brevi, il proprietario potrebbe stipulare un nuovo canone concordato a 420 euro al mese, percependo un contributo immediato una tantum di 3.000 euro (il massimo) a fronte di una potenziale perdita sul quinquennio di circa il 10% (circa 3.300 euro), rispetto però ad un canone libero per il quale al momento non ha né un inquilino a cui affittare, né alcuna successiva certezza di regolari pagamenti. (nota stampa)

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