“Il Traditore” di Bellocchio trionfa ai David: sei statuette. I complimenti di Bonaccini

Un trionfo per “Il traditore” di Marco Bellocchio ai David di Donatello che si porta a casa ben sei statuette: film, regia, attore protagonista, Pierfrancesco Favino, e non protagonista Luigi Lo Cascio, sceneggiatura originale e montaggio.

Il film del regista bobbiese esce vincitore della 65esima edizione del premio segnata dalla pandemia, trasmessa in diretta su Raiuno senza pubblico e ospiti con collegamenti con in candidati in remoto dalle proprie abitazioni, condotta da Carlo Conti.

Alla notizia del premio come miglior film, Bellocchio ha festeggiato con la moglie Francesca Calvelli (premiata per il montaggio) e la figlia, tutti collegati da remoto.

Il regista ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato al film. Prima della premiazione aveva augurato ai colleghi candidati: “con il mio spirito democristiano e cattolico – aveva detto – vorrei che tutti venissero premiati e comunque auguro a tutti una magnifica carriera e al cinema italiano di poter ricominciare a lavorare”.

Pierfrancesco Favino ha vinto il premio David di Donatello come migliore attore protagonista, per l’interpretazione del boss Tommaso Buscetta. Favino era alla sua prima candidatura da protagonista. “Non vediamo l’ora di tornare, sono sicuro che chi deve fare in modo che accada si sta impegnando”, ha detto l’attore ricevendo il premio che ha dedicato a Stella Favino, “mia mamma”.

Una serata nel segno di un cinema che non vuole morire, ma anzi vuole riaprire al più presto con tanto di lungo appello alle maestranze di #siamotutticinema e il messaggio di Dario Franceschini ministro della Cultura e del turismo che garantisce un suo impegno “24 ore al giorno” e ha ricordato i molti ammortizzatori sociali dedicati per l’occasione a tutte le categorie nel segno di voler proteggere davvero tutte le maestranze. Riapertura? “Lo decide il comitato tecnico scientifico ci sarà un incontro lunedì. Per ora nella prossima estate contiamo sulle arene, piazze grandi dove è più facile gestire la sicurezza e il distanziamento”.

La soddisfazione anche nel post di Paola Pedrazzini, stretta collaboratrice del maestro Bellocchio.

(nella foto Bellocchio e Favino a Bobbio l’estate scorsa)

Cinema. L’Emilia-Romagna trionfa all’edizione 2020 dei David di Donatello con “Il traditore” di Bellocchio e “Mio fratello insegue i dinosauri”, girato qui e sostenuto dalla Film Commission regionale.

Bonaccini e Felicori: “Successi che confermano una tradizione cinematografica fatta di straordinari registi e produttori e giovani artisti emergenti. Vogliamo continuare a investire in cultura e nell’audiovisivo per aiutare un settore fondamentale a ripartire”

Ben 6 statuette (fra cui miglior film, regia e attori protagonista e non protagonista) al film del maestro piacentino, e presidente della Fondazione Cineteca di Bologna, prodotto dal bolognese Caschetto e dal piacentino Gattoni. “David Giovani” per l’opera prima di Stefano Cipani (interamente girata in Emilia-Romagna, a Pieve di Cento, Cento, Bologna e Anzola Emilia) che nelle scorse settimane è stata anche premiata come miglior film all’Efa Young Audience Award.

Bologna – C’è tanta Emilia-Romagna nell’edizione 2020 dei David di Donatello, 65ª edizione dell’Oscar del cinema italiano. Grazie al film “Il traditore” del maestro piacentino Marco Bellocchio – premiato con sei statuette di pregio: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio e migliori attori protagonista, Pierfrancesco Favino e non protagonista, Luigi Lo Cascio – e “Mio fratello rincorre i dinosauri”, opera prima di Stefano Cipani, sostenuta dal Fondo regionale per l’audiovisivo, premiato con il ‘David Giovani’ e girato nel bolognese e nel ferrarese.

“L’Emilia-Romagna, terra di cinema, vede confermata una tradizione che annovera grandi maestri entrati nella storia del cinema d’autore, ma anche tanti giovani artisti che emergono e nuovi produttori che si affiancano a produttori riconosciuti. Riconoscimenti – sottolineano soddisfatti il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori – che rappresentano un motivo di grande orgoglio per tutta la comunità regionale. Continueremo a investire in cultura e nel cinema, dopo aver raddoppiato i fondi regionali nella scorsa legislatura, e lo vogliamo fare soprattutto adesso che il comparto deve ripartire dopo la durissima crisi legata al coronavirus”.

“Un saluto particolare al lavoro di Marco Bellocchio- sottolinea Bonaccini- premiato per un film rigoroso e spettacolare su un processo che è parte della storia civile del nostro Paese, e che rimane sempre legato alla nostra regione e alla sua Bobbio, dove ci siamo incontrati l’estate scorsa”.

“Questi premi sono un risultato piacevole e sfidante- aggiunge Felicori- e rilancia il nostri impegno per il cinema, fatto di autori, produttori e tanti lavoratori al centro della nostra attenzione, e alla nostra Film Commission regionale abbiamo dato questo compito importante di sostenere e a promuovere la filiera produttiva. Attraverso il cinema passa anche la promozione di un intero territorio, dei suoi valori e della cultura delle nostre comunità”.

“Il traditore” (biopic sulla vita di Tommaso Buscetta) di Bellocchio, anche impegnato come presidente della Fondazione Cineteca di Bologna, è coprodotto dal bolognese Beppe Caschetto e dal piacentino Simone Gattoni, mentre “Mio fratello insegue i dinosauri”, dell’esordiente Stefano Cipani, scritto da Giacomo Mazzariol e dallo sceneggiatore bolognese Fabio Bonifacci (interamente girato in Emilia-Romagna, a Pieve di Cento, Cento, Bologna e Anzola Emilia) è stato anche recentemente premiato come miglior film all’Efa Young Audience Award. Inoltre, dopo l’acclamata prima alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia lo scorso anno, prima dell’emergenza sanitaria Covid-19 ha conquistato il pubblico delle sale (distribuito da Eagle Pictures) diventando un vero e proprio caso cinematografico, grazie anche a un cast prestigioso, con, tra gli altri, Isabella Ragonese, Alessandro Gassmann e la musa di Almodóvar, Rossy De Palma. Il film è poi diventato recentemente argomento di una tesi di laurea all’Università di Bologna. (gia.bos)

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