Testare la popolazione è la strada giusta. “Perchè la Regione non fa più tamponi?”

Test, Trace e Treat. E la triade in inglese (tradotto: testa, traccia e cura) di cui parlano in tanti in questa “fase 2”, quella di convivenza e contrasto del Covid19 dopo l’emergenza.

Per tenere a bada il virus e finalmente “scongelare” le attività produttive e gli spostamenti occorre – sostengono gli esperti – è necessario integrare più strategie che permettano di individuare malati e asintomatici (test), compiere le indagini per risalire a tutti i loro contatti (trace) attraverso la tecnologia e l’adozione di un’App nel telefonino, e naturalmente adottare cure e trattamenti adeguati (treat) dei malati (non solo la terapia ma anche la quarantena).

Il governo sta lavorando per mettere a punto il tracciamento mediante l’App “Immuni”, mentre sul fronte delle cure la direttiva è quella di investire sugli “ospedali Covid” e sul rilancio della medicina territoriale. Il pezzo dei tre più problematico riguarda i test, ovvero come eseguire quei tamponi su larga scala che ci permetterebero di individuare le persone infette ed agire di conseguenza per circoscrivere il contagio.

E’ il problema posto dal dottor Marzio Sisti, infettivologo piacentino, che dalla sua pagina Facebook interviene spesso per commentare l’andamento dell’epidemia. La domanda da cui prende le mosse il suo ragionamento è la seguente: perché nella regione Emilia Romagna non riesce a “decollare” per l’azione di “tamponamento” virologico?

Ormai è chiaro – scrive Sisti – che la ricerca virologica degli asintomatici, soprattutto se contatti di persone sintomatiche o appartenenti a categorie particolari, come gli anziani o gli operatori sanitari, è la base per il controllo dell’epidemia. Tutti i soggetti infetti (sintomatici o asintomatici) devono essere scovati ed isolati, pena il diffondersi dell’epidemia. Purtroppo fino a fine marzo l’indicazione del Ministero della Salute, complice anche la penuria di Laboratori in grado di effettuare gli esami virologici, era di testare solo i soggetti sintomatici. Ma, dal 3 aprile, con la uscita delle nuove indicazioni dettate dal Ministero della salute, è stata inserita tra le priorità anche quella di cercare i soggetti contagiati tra le persone asintomatiche (purchè appartenenti alle categorie già elencate). Il Veneto era già partito con anticipo, fin da metà marzo, ad agire in questo senso, seguendo le brillanti intuizioni del prof. Crisanti dell’Università di Padova, accumulando un buon vantaggio sulle altre Regioni.

Guardando le 4 Regioni del Nord più grandi e dove maggiore è stata la pressione di COVID19, vediamo che dal 3 aprile al 3 maggio sono stati effettuati in Lombardia 275000 tamponi, in Veneto 252000, in Piemonte 138000, in Emilia Romagna 134000 (quindi l’Emilia viaggia sui 4000-4500 tamponi al giorno). Persino il Piemonte, che era in netto ritardo fino a fine marzo ed aveva fatto la metà dei tamponi dell’Emilia Romagna, è riuscito ad incrementare il numero di tamponi tanto da sorpassare l’Emilia. Inoltre, da dati desunti da alcune dichiarazioni, la vera azione di ricerca nei soggetti asintomatici nelle RSA e nelle case di Riposo è iniziata, in Emilia, solo a fine aprile (verso il 22-23 ) cioè 20 giorni dopo la pubblicazione della Circolare Ministeriale del 3 aprile.

Per andare avanti nella fase 2 e per evitare il riaccendersi di focolai qua e là, è fondamentale avere una efficiente rete di raccolta dati nella popolazione, soprattutto nelle aree dove è più alta la circolazione del virus (e Piacenza è una di queste aree). Occorre definire le categorie da valutare con maggior attenzione in cui intercettare qualsiasi ripresa della circolazione virale e queste categorie sono, sostanzialmente due: gli anziani, per la loro fragilità ed i lavoratori dedicati alla assistenza (non solo i sanitari, ma tutti coloro che fanno del contatto stretto con la gente la loro principale attività: educatori di centri estivi, di asili nidi, di centri diurni, di disabili, di case di riposo, situazioni dove è impossibile o molto difficile il distanziamento sotto qualsiasi forma). Certamente a fianco di questa attività di ricerca con i tamponi, deve andare avanti la determinazione dello stato sierologico, nella speranza che i vari test che verranno usati siano attendibili. Ma le due attività (virologia e sierologia) non vanno confusi, ma semplicemente integrati.

Quanto scritto qui è solo la prima T della triade Test, Trace e Treat. Poi, davanti ad un soggetto trovato positivo, occorre attivare il Tracciamento (Trace) ed il Trattamento (Treat) cioè un efficiente sistema di isolamento che impedisca al soggetto di contagiare gli altri (dove sono finiti quei luoghi attrezzati per alloggiare i soggetti asintomatici o con lievi sintomi, in modo da allontanarli da casa o dal lavoro?).

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