Le Rubriche di PiacenzaSera - Le Recensioni CJ

Una playlist per il lockdown

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UNA PLAYLIST PER IL LOCKDOWN

MICHAEL STIPE (nella foto da wikipedia) – No time for love like now
MICHAEL STIPE – Drive to the ocean
Che infinita dolcezza e che poesia, in questa ‘No time for love like now’ dell’ex leader dei R.E.M., esibitosi – anch’egli – con diretta su instagram e base elettronica pre-registrata (da Aaron Dessner dei National: il suo marchio di fabbrica è qui facilmente riconoscibile). Stipe ha recentemente detto di averla scritta verso la fine dell’anno scorso, e a questo punto è lecito chiedersi se sia o meno un veggente: le sue parole sono perfette per l’oggi. Alla fine di gennaio era uscito, assai più in sordina, anche un altro singolo, ‘Drive to the ocean’, dall’atmosfera più dark e claustrofobica.

PINEGROVE – Marigold
PINEGROVE – Spiral
KHRUANGBIN & LEON BRIDGES – Texas sun
Non ricordiamo, in verità, se ve ne abbiamo già parlato; ormai tutti noi si è progressivamente perso il concetto del tempo (e dello spazio). Beh, ripetere giova, dicevano gli antichi saggi, e dunque da quel piccolo gioiello folk che è l’ultimo lavoro dei Pinegrove, ‘Marigold’, consigliamo la title-track, un prezioso strumentale d’altri tempi, e una ‘Spiral’ che in poco meno di un minuto si rivela avvolgente e sinuosa come il titolo faceva supporre: un (piccolo) miracolo, insomma. In ambito Americana, da qualche giorno non riusciamo a toglierci dalle orecchie quest’ultima ballata desertica e un po’ acida, direttamente dal Texas.

BON IVER – PDLIF
Una novità da Justin Vernon, aka Bon Iver, è sempre un bel regalo. PDLIF è l’acronimo di Please Don’t Live In Fear, e vuole essere un messaggio di speranza per questi nostri tempi grami (gli incassi vanno a un’associazione che offre sostegno ai medici e agli operatori sanitari statunitensi). Il fatto che si tratti della (bella) consueta canzone di Justin, ovvero tristissima e deprimente, però non aiuta.

DRAKE – Toosie slide
FRANK OCEAN – Dear April
Anche i nuovi singoli di questi campioni della musica black 2.0, ovvero forse i due artisti che più di tutti hanno saputo convincere sia la critica sia il grande pubblico, sono una notizia. Anche se il primo è un po’ insipido, con quello stucchevole ritornello su Michael Jackson, e il secondo pare impalpabile. Pare, eh.

CARIBOU – Sister
CARIBOU – Like I loved you
CARIBOU – Never come back
Caribou è lo pseudonimo di Dan Snaith, canadese d’adozione, ed è uno dei compositori d’elettronica dance più apprezzati. Con il suo ultimo lavoro, ‘Suddendly’ (=all’improvviso), si conferma ai suoi livelli, avvicinandosi a sonorità più complesse e riflessive (tra lounge e free jazz). Andrebbe ascoltato in loop, ed è peccato estrapolare dei pezzi singoli; dovendolo fare per esigenza di spazio, ecco ‘Sister’, dedicata alla sorella (in cui compare anche la ninnananna che le cantava la madre) e il r’n’b (androide, è stato definito) di ‘Like I loved you’. E sì, anche il singolo ‘Never come back’, molto ma molto più ruffiano: ha già più di sei milioni di ascolti su Spotify.

FIONA APPLE – Under the table
FIONA APPLE – Cosmonauts
Un ritorno attesissimo, dieci anni dopo il capolavoro ‘The idler wheel…’ (che fu disco dell’anno anche per PCS). Non ci siamo fatti ancora un’idea precisa su ‘Fetch the bolt cutters’ (‘Prendete le tronchesi’, è una battuta presa da una nota serie tv), il nuovo album registrato tra le mura di casa e forse per questo motivo dal sound così urgente e primitivo – non sembri una contraddizione, si pensi ad esempio a ‘Exile on main strett’ –, con una copertina talmente lo-fi che nemmeno Beck o Sebadoh. Album al quale Pitchfork ha dato addirittura la votazione 10/10: una cosa mai vista! Nel frattempo ecco due notevoli estratti, tra i quali il primo singolo “Cosmonauts”. (Questa schiva e controversa cantautrice newyorchese è ormai assurta a monumento nazionale).

BOB DYLAN – I countain multitudes
BOB DYLAN – Murder most foul
Parlando di monumenti nazionali, il vecchio zio Bob torna con i suoi meravigliosi versi – “Today, tomorrow, and yesterday too/ The flowers are dyin’ like all things do”, recita l’incipit di ‘I countain multitudes’ – in due nuovi brani messi gratuitamente a disposizione sul suo sito. Per chi avesse perso l’articolo di Sandro Veronesi sul Corriere, consigliamo di ripescarlo sul web.
‘Murder most foul è una lunga (16 minuti e 54 secondi!) preghiera laica dedicata all’omicidio di JFK:

Play “Misty” for me and “That Old Devil Moon”
Play “Anything Goes” and “Memphis in June”
Play “Lonely At the Top” and “Lonely Are the Brave”
Play it for Houdini spinning around his grave
Play Jelly Roll Morton
Play “Lucille”
Play “Deep In a Dream”
And play “Driving Wheel”
Play “Moonlight Sonata” in F-sharp
And “A Key to the Highway” for the king on the harp
Play “Marching Through Georgia” and “Dumbaroton’s Drums”
Play darkness and death will come when it comes
Play “Love Me Or Leave Me” by the great Bud Powell
Play “The Blood-stained Banner”
Play “Murder Most Foul”.

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