Venturi “Ok alla sperimentazione con il plasma in Regione”

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Sperimentazione con il plasma iperimmune al via anche in Regione Emilia Romagna.

Per sapere qualcosa in più riguardo alle modalità di avvio della sperimentazione, e se questa verrà effettuata anche a Piacenza, sarà necessario attendere almeno un paio di settimane.

La Regione Emilia-Romagna sta sottoponendo ai competenti comitati etici due protocolli di ricerca, messi a punto dal Centro regionale Sangue, per approfondire le problematiche relative all’utilizzo del plasma iperimmune nella terapia per il Covid-19.

Entro dieci giorni, a pareri positivi acquisiti, i progetti potranno avviarsi ed i risultati permetteranno di prendere una decisione sull’uso terapeutico.

L’avvio della sperimentazione è stata anticipata da Sergio Venturi, durante il suo penultimo giorno come commissario all’emergenza.

Non un vero e proprio dietrofront, rispetto alle posizioni espresse nei giorni scorsi proprio dalla Regione, quanto un’apertura che mantiene comunque una posizione critica rispetto ai facili entusiasmi legati ai risultati ottenuti da questa sperimentazione a Pavia e Mantova.

“Ho già spiegato la mia posizione più volte, ma ai cittadini sembra che non si voglia applicare una terapia. Quindi chiarisco la posizione. Partirà anche in Emilia Romagna la sperimentazione con il plasma, che non è una terapia consolidata – ha detto Venturi durante la consueta diretta Facebook -, e come accade in questi casi la sperimentazione servirà non a stabilire le sensazioni delle persone o dei medic, sul fatto che funzioni oppure o no, ma oggettiva,ente stabilire, in concreto, se la terapia ha effetti positivi, cosa che ovviamente ci auguriamo, confrontandone la somministrazione e la non somministrazione in soggetti con analoghi sintomi”.

“Ricordiamo però che il plasma è un elemento che si prende da un organismo umano e lo si trasferisce in un altro, dobbiamo quindi avere tutte le sicurezze del caso. Non c’è alcuna volontà di dire serve o non serve, tutti ci auguriamo che venga trovata una cura definitiva. Di una cosa sono sicuro, tante altre volte abbiamo parlato di farmaci miracolosi, come quello giapponese. Una volta partita la sperimentazione non ne abbiamo più parlato. Lo dico perché dobbiamo convincerci che nel momento in cui trovassimo una cura definitiva per questa patologia, diventerebbe subito patrimonio di tutti. Non ci possiamo però solo affidare alle sensazioni. Questo è totalmente ad evitare, abbiamo bisogno di prove scientifiche su tutto, così come le avremo sul vaccino, quando lo avremo. Dovremo essere sicuri che non abbia effetti collaterali importanti e avremo bisogno, una volta accertato questo, di somministrarlo alle categorie a rischio. Non ci saranno subito le dosi per tutti. Quindi intanto abbiamo una grande necessità: dobbiamo continuare a proteggerci, l’uno con l’altro e quindi dobbiamo utilizzare le mascherine, tutte le volte che dobbiamo incontrare le altre persone, e lavarci le mani con frequenza”.

 

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