Vitivinicolo, Confagri “Serve iniezione di liquidità per le piccole e medie imprese”

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“Con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri, un valore di 13 miliardi di euro e 1,3 milioni di addetti il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia. In Emilia Romagna, gli ettari di superficie vitata sono oltre 50.000 (il 71% in pianura, il 24% in collina e il 5% nelle zone montane); una produzione annua vicina ai 6.800.000 ettolitri di vino di cui il 16,5% Dop e il 26,5% Igp”.

Sono i dati forniti da Confagricoltura, che evidenzia, a tal proposito, come  “il 35% del vino è consumato nel canale HoReCa, che assorbe il 55% del valore del comparto”. “Il lockdown di queste attività fino a inizio giugno – spiega l’associazione di agricoltori -, sommato al mancato recupero crediti degli ultimi mesi di vendite, farà perdere oltre il 40% del fatturato delle aziende”. “La maggior parte delle piccole e medie imprese vitivinicole – le parole di Chiara Azzali presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Piacenza e proprietaria dell’azienda vitivinicola Tenuta Pernice – ha come principali canali di riferimento la ristorazione, gli agriturismi e la vendita diretta in azienda, di fatto bloccati dalle restrizioni dei DPCM. Non va meglio l’export, su cui molte aziende piacentine hanno investito. A parte gli ordini commissionati prima dello scoppio della pandemia, sono pochissime le nuove commesse”.

“Gli imprenditori di vino – continua -, della cosiddetta fascia alta, che sono riusciti a conquistare importanti quote di mercato puntando su una qualità crescente grazie ad un elevato grado di specializzazione aziendale e ad investimenti effettuati nel tempo in vigna e cantina, adesso si trovano a fronteggiare una crisi di mercato senza precedenti che sta registrando forti flessioni commerciali proprio verso i paesi di destinazione a maggior valore: Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Russia, Giappone e Cina. Si aggiunga che i legami del nostro settore con il turismo, il territorio, la bellezza, la convivialità sono tutti elementi – sottolinea Azzali – che in questo cupo contesto sono diventate delle zavorre invece che volàno di promozione. In proposito, sarebbe necessario consentire ai produttori/esportatori l’accesso ai fondi regionali stanziati per il rilancio dell’immagine turistica dell’Emilia-Romagna attraverso una nuova identità territoriale che per sua natura non può prescindere dal binomio cibo-vino”.

Confagricoltura, in questa direzione, ha poi proposto una serie di interventi, come la rinegoziazione del debito, la sospensione delle rate per 12 mesi, la concessione dei contributi in conto interessi, l’attivazione del pegno rotativo anche per il vino e lo sviluppo di garanzie sui crediti. “Se in una fase critica come questa non si riesce ad avere una forte e immediata iniezione di liquidità, senza troppa burocrazia – spiega Eugenio Gandolfi componente di Giunta Esecutiva di Confagricoltura Piacenza e comproprietario dell’azienda vitivinicola Pusterla – molte aziende rischiano realmente di non poter neanche arrivare al termine dell’emergenza Covid-19 e si vedranno superate dai concorrenti degli altri Paesi europei ed extraeuropei”.

“A fonte delle poche risorse finora stanziate dal Governo per il settore – sottolineano Gandolfi e Azzali – riteniamo sia poco efficace parlare di vendemmia verde (molto costosa e poco performante in termini di riduzione di prodotto sul mercato); andrebbe meglio valutata, invece, la possibilità di incentivare la riduzione delle produzioni Dop, sostegno che dovrebbe essere destinato direttamente alla parte agricola. Ad ogni modo, va ricordato che abbiamo a che fare con una coltura di valore la cui gestione, e i relativi elevati costi, non possono essere demandati o ridotti. In vigneto è necessaria una cura costante per evitare il rischio di danni permanenti. A nostro avviso è dunque prioritario che si individui come misura più efficace e quindi a cui destinare maggiori risorse, l’autorizzazione alla distillazione volontaria delle scorte di vino. Ciò consentirebbe di alleggerire l’eccesso di prodotto ora in cantina, oltretutto ricavando alcool in questo momento richiesto dal mercato. Abbiamo infatti evitato di imbottigliare oltre lo stretto necessario, per non aggiungere anche i costi di questo passaggio. La riduzione degli stock ci aiuterebbe anche a contenere certi fenomeni speculativi che inevitabilmente sfruttano la pressione delle eccedenze per commercializzare prodotto sotto costo. Servono infine risorse aggiuntive in grado di garantire all’agricoltore un reddito certo e prezzi soddisfacenti e attendiamo che sia concesso il credito d’imposta alle cantine aziendali, quelle più colpite dal lockdown del canale Ho.re.Ca”.

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