“A Roma con Alberto Sordi”: il libro di Nicola Manuppelli che celebra i 100 anni del mito del cinema italiano

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“E’ da qui che inizia la storia. Dal numero sette di una palazzina che non c’è più, in una Trastevere che non c’è più”.

La storia è quella di un mito intramontabile del cinema italiano: Alberto Sordi, “l’ottavo re di Roma”, che il 15 giugno del 2020 avrebbe compiuto cento anni. In attesa dell’apertura al pubblico della grande mostra romana a Villa Sordi dedicata all’attore, prevista per settembre, Nicola Manuppelli, prolifico scrittore milanese trapiantato a Piacenza ma innamorato di Roma da sempre – e traduttore specializzato di letteratura americana -, ha deciso di dedicargli un libro: “A Roma con Alberto Sordi, da Trastevere a Kansas city” (Giulio Perrone Editore), uscito da pochi giorni in libreria.

“Perchè certo non si può parlare di Roma senza raccontare di Sordi e non si può parlare di Sordi senza lasciarsi catturare dal fascino unico di una città tutta da esplorare e difficile da possedere”- ha sottolineato lo scrittore, che la capitale e il suo personaggio simbolo – l’Albertone nazionale, che pure nella sua umiltà non voleva essere chiamato così – li conosce bene entrambi. Forse allora più che di storia, per questo libro sarebbe meglio parlare di storie: se il filo conduttore seguito da Manuppelli è infatti quello biografico, incentrato sulla vita e sulla difficile carriera dell’attore, il suo approccio, ben lontano dall’essere documentaristico, lascia ampio spazio alla digressione estemporanea. Camminando per Roma, lo scrittore si lascia trasportare dalla città e dai suoi personaggi, inserendo storie e riflessioni balzate alla mente “come se fossero note jazz”- ha spiegato -; tutto tenuto armonicamente insieme nell’opera.

“Una guida di Roma attraverso Sordi e un racconto di Sordi attraverso Roma, è così che appare il libro – ha detto l’autore -. Perché raccontare Sordi significa innazituttto raccontare i suoi luoghi: prendendo quindi le mosse da Trastevere, dove l’attore ha trascorso l’infanzia formando linguaggio e visione comica del vivere, il libro si sposta poi alla Galleria Colonna, importante per diversi ruoli interpretati da Sordi; racconta l’attentato di via Rasella, “vissuto” dall’attore che recitava poco lontano; plana su via Veneto, percorsa più volte con l’amico e collega Federico Fellini; approda a Cinecittà. E se Kansas city è il paradiso immaginario di “Un americano a Roma” (1954), il libro chiude il sipario su Villa Sordi.

Ma ciò che qui interessa a Manuppelli illuminare, non è solamente il Sordi del successo cinematografico, quello che ha raccontato la Storia del nostro Paese sia nello spettacolo, con “Polvere di stelle”(1973) , sia nei cambiamenti epocali di “I vitelloni” (1953), “Una vita difficile” (1961),”Il boom”(1963); o che ha messo a nudo costumi e vizi ancora attualissimi degli italiani in molti film dal titolo emblematico – chi non ricorda, per esempio, “Il medico della mutua” (1968), “Il vigile”(1960), Il marito”(1958), “Il vedovo”(1959)?-. Piuttosto interessa anche, e sopratutto, il Sordi degli inizi, quel doppiatore che poi si fa conoscere alla radio e fatica ad affermarsi nel cinema, approdandovi a soli trent’anni; ma non si arrende, fino a diventare un gigante della settima arte. E così, come nel cabaret, dove gradualmente intervengono musica, comici e ballerine, spuntano nel libro numerosi aneddoti ed episodi divertenti che lo allontanano dalla forma classica del saggio.

Il Sordi che doppia Oliver Hardy, è lo stesso che scherza sempre con Amedeo Nazzari imitandone la voce, o con De Sica, da lui spinto e fatto cadere più volte per burla; quel mattatore che non rinuncerà ad avere la parte in in due film considerati flop colossali della cinematografia dell’epoca: “Lo sceicco bianco”( 1954) e “Mamma mia, che impressione”! (1951). Sarà proprio l’ostinata forza di volontà dell’attore romano, unita alla sua spericolata follia, ad aiutarlo ad arrivare al successo nel cinema. Battute improvvisate genialmente e capacità di calarsi nei personaggi porteranno alla ribalta romana e nazionale un artista a tutto tondo ed ineguagliabile. E mentre lo stesso autore quasi gioca con il suo protagonista, con le sue avventure e con i luoghi romani che entrambi amano, altri preziosi cammei del calibro di Fellini, De Sica, Monicelli, Sonego, Monica Vitti e Fabrizi, completano e arricchiscono il quadro. Senza dimenticare Silvana Mangano, che decretò il successo di Sordi in “Un americano a Roma”, ritenendo la scena dell’attore la più riuscita del film.

Con una scrittura agile e fresca, che può far riscoprire l’attore romano per eccellenza anche alle giovani generazioni, lasciando spazio al divertimento, Nicola Manuppelli in queste pagine ha fatto ampiamente sua la lezione di Sordi; per cui “la vita è per tre quarti comica”. Una lezione che, specie in questi tempi difficili, ognuno di noi farebbe bene ad assaporare.

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