Acqua, a Piacenza la bolletta costa in media 464 euro l’anno (+2,4% rispetto al 2018)

511 euro: questa la cifra spesa nel 2019 da una famiglia in Emilia Romagna per la bolletta idrica (contro i 434 che rappresentano la media nazionale), quarta regione più cara dopo Toscana (688€), Umbria (531€), Marche (527€). Grosseto e Siena si confermano i capoluoghi di provincia più cari in Italia con una spesa media a famiglia di 781€, Isernia resta ancora la più economica con 130€.

Le regioni centrali confermano il primato per le tariffe più alte con €595 annuali (+2,7% rispetto al 2018) ma l’incremento maggiore si rileva nel Sud e Isole (+3,1%). La regione più economica resta il Molise con 163€ l’anno.
Notevoli spesso le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di provincia della stessa regione: in Emilia Romagna si va dai 596€ di Cesena e Forlì ai 336€ di Bologna, mentre a Piacenza si spendono in media 464 euro (+2,4% rispetto al 2018).

La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva realizzato nell’ambito del progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino”, finanziato dal Ministero dello sviluppo economico (DM 7 febbraio 2018). Le tariffe sono indicate rispetto ad una famiglia tipo di tre componenti ed un consumo annuo di 192 metri cubi. “Con un uso più consapevole e razionale di acqua, che abbiamo quantizzato in 150mc invece di 192mc l’anno – sottolineano -, una famiglia media avrebbe un risparmio medio di 115€ circa a livello nazionale e di circa 143 euro in Emilia Romagna.
 Ad esempio, in un anno si possono risparmiare 42mc di acqua con questi piccoli accorgimenti: sostituendo, una volta su due, la doccia al bagno (risparmio di 4,5mc), riparando un rubinetto (21mc), usando lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico (8,2mc), chiudendo il rubinetto mentre si lavano i denti (8,7mc)”. Tutto il Dossier, con i dati nazionali e regione per regione, è disponibile su www.cittadinanzattiva.it.

I DATI SULLA DISPERSIONE IDRICA – In riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, dagli ultimi dati Istat disponibili (2018) emerge che a livello nazionale va dispersa il 37% dell’acqua immessa, con evidenti differenze nelle differenti aree geografiche e singole regioni: si va dal 45% nel Sud ed isole, al 40% al Centro e al 29% al Nord. In testa per livelli di dispersione il Lazio con il 56%, segue la Sardegna con il 52% e l’Abruzzo con il 51%; l’Emilia Romagna si ferma al 30% con Piacenza che fa segnare una dispersione pari al 27,3%. “
Le cause – spiega Cittadinanzattiva – sono da ricercare nella vetustà delle reti e degli impianti che, soprattutto nei grandi centri urbani, sono stati realizzati da oltre 30 anni nel 60% dei casi e da oltre 50 anni nel 25%”.

FAMIGLIE SODDISFATTE DELL’ACQUA PUBBLICA? – Famiglie mediamente soddisfatte dell’acqua di rubinetto ma vorrebbero vederci chiaro su qualità e bollette. Secondo dati Istat, l’86,6% delle famiglie si dichiara molto (22,2%) o abbastanza soddisfatte (64,4%) del servizio idrico, contro un 13,3% poco o per niente soddisfatto. I livelli di soddisfazione espressi dalle famiglie italiane diminuiscono spostandosi dalle aree del Nord verso il Centro e quindi al Sud e nelle Isole. Le criticità più marcate riguardano soprattutto Calabria, Sardegna e Sicilia, dove le famiglie poco o per niente soddisfatte rappresentano rispettivamente il 36%, il 35,1% e il 29,1% del totale. in particolare una famiglia su tre si dichiara poco soddisfatta della comprensibilità delle bollette, quasi una su quattro di odore, limpidezza e sapore dell’acqua di rubinetto.

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