“Bobbio torni ad avere un piccolo ospedale e punti sulle acque termali”

Intervento dell’associazione Terme e Valtrebbia

Alla fine, sul Punto di Primo Intervento di Bobbio la copertura dalle 20 alle 8 del mattino ci sarà. La richiesta dei sindaci dell’Unione val Trebbia e Luretta ha dato voce alle preoccupazioni della popolazione. Avere anche di notte la presenza di un medico nell’unico presidio sull’Appennino piacentino a 50km da Pc è il livello minimo indispensabile di sicurezza. Il risultato ottenuto non prevede però nessun medico aggiuntivo: la copertura del turno di notte dei giorni feriali sarà addossata ai medici già in servizio, aumentando il loro carico di lavoro, mentre per i festivi ci sarà una auto medica. E’ una soluzione molto fragile, dove Ausl non fa un vero investimento, ma si limita a ripartire il carico di lavoro sul personale già esistente. Una situazione che non può esser sostenuta a lungo e lascia irrisolto il problema di fondo, cioè il destino dell’OsCo di Bobbio.

Finché il presidio di Bobbio nel Piano Socio Sanitario viene definito OsCo, non è prevista presenza di personale medico e quelli che ci sono ancora possono esser revocati in qualsiasi momento. Per definizione l’OsCo ha solo personale infermieristico e si occupa di lungodegenze, malattie croniche e riabilitazione. Il Piano SocioSanitario , seguendo le linee del Dm 2015 – che fissa gli standard per un ospedale – assegna a Bobbio solo queste funzioni. Allora il problema vero, già rilevato da molti sindaci, cittadini e associazioni , è il Piano Socio Sanitario del 2017 e, ancora più a monte, gli standard fissati dal DM del 2015, entrambi inadeguati per la sicurezza della popolazione. La sicurezza di cui abbiamo bisogno in pianura o montagna inizia dalla sanità pubblica, è fatta di vicinanza, qualità dei servizi e cura del territorio. L’epidemia Covid-19 ha dimostrato che il fronte più urgente su cui lavorare, con investimenti ed accesso distribuito sul territorio, è la sanità pubblica.

Fa piacere leggere che il ministro on. Speranza dichiari disponibilità a superare i limiti previsti dal DM 2015. E’ un segnale, ora aspettiamo si materializzi nel concreto, nel cambio di modello del Piano Socio Sanitario a Piacenza e provincia. Per la val Trebbia significa superamento dell’attuale OsCo di Bobbio, riportandolo alla condizione precedente di piccolo ospedale. Solo così si potrà avere una migliore ed adeguata risposta sanitaria per la valle. Questo anche rivisitando il progetto Casa della Salute che, affiancando l’ospedale di Bobbio, organizzi e garantisca attività importanti come i punti prelievo ed analisi, la presa in carico dei pazienti per riabilitazione, assistenza domiciliare.

Siamo l’associazione “Comitato Terme e val Trebbia” e ci preme ricordare anche una risorsa della valle, lasciata in abbandono da decenni: le acque termali. L’indagine geologica sulla falda, richiesta dall’Unione dei Comuni val Trebbia e Luretta e finanziata dalla regione, dava indicatori di alte probabilità di acque termali, ma è ferma a metà. Perché non concluderla. Sarebbe una qualifica specifica per l’ospedale di Bobbio, come punto di terapie oggi accessibili solo andando fuori provincia , a Salsomaggiore, Tabiano. Abbiamo chiesto un incontro con i sindaci dell’Unione Comuni val Trebbia e Luretta, per riprendere il discorso sulle acque termali e quello sulla sanità pubblica: dopo il coronavirus occorre capacità di amministrare risorse e beni comuni con progetti ad ampio respiro. Se non ora quando?

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