Arcigay “Il Comune di Piacenza rinunci al pagamento delle spese legali”

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Arcigay Emilia Romagna e Arcigay Piacenza

Apprendiamo dalle cronache giornalistiche della sentenza di appello contro due famiglie arcobaleno a Piacenza, una composta da Martina e Claudia, l’altra da Sara Dallabora e Irene Ferramondo, il figlio Alessio e la figlia Ilaria, di 2 e 4 anni. Diversamente da moltissimi altri comuni (Bologna, Torino, Milano ma anche centri più piccoli come Santarcangelo di Romagna), il Comune di Piacenza non solo ha respinto la richiesta di riconoscimento ma non ha mai incontrato le due famiglie, perciò negli ultimi due anni queste hanno cercato attraverso i tribunali di far riconoscere legalmente il loro status di famiglia.

La richiesta è naturale e anche legittima perché ormai sono molte decine le sentenze analoghe avvenute in tutto il territorio italiano. In questo caso però la Corte non solo ha respinto l’appello ma ha applicato un provvedimento senza precedenti e assurdamente punitivo nei confronti delle due famiglie, condannandole a pagare 10mila euro in spese legali. “Sono risorse che le famiglie di Martina e Claudia, di Sara e Irene, avrebbero impiegato per la cura e la tutela dei loro figli e figlie – dichiara Davide Bastoni presidente di Arcigay Piacenza -, cosa che ora sarà certamente più difficoltosa. Il Comune di Piacenza sostiene l’UNICEF, la quale tra l’altro si è espressa pienamente a favore delle famiglie omogenitoriali, ed è assurdo che tratti in modi diversi bambini e bambine discriminando sulla base delle loro famiglie. Invitiamo il comune a rinunciare a questo pagamento, ma sia ben chiaro che noi continueremo a sostenere la battaglie delle due famiglie per il riconoscimento dei loro figli e non molleremo mai”. 

“Come dire: se cercate di far valere i vostri diritti non solo li vedrete negati, ma dovrete pagare caro anche solo il tentativo – dichiara Marco Tonti coordinatore regionale di Arcigay -. In un momento in cui si combatte per una legge antidiscriminatoria che tuteli le persone LGBT+, assistiamo sconcertati all’atto punitivo di un potere dello Stato che va in direzione radicalmente contraria e ci chiediamo amaramente, ancora una volta, che tutela e che rispetto possiamo avere in questo Paese come persone e famiglie LGBT+. Con grande dignità Sara e Irene hanno annunciato che rispetteranno questa sentenza, una dignità e un rispetto da cui molti dovrebbero prendere esempio. 

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