A casa con tosse e raffreddore e esito tampone in 6 ore, l’Ausl di Piacenza vara il ‘protocollo scuola’

A casa con tosse e raffreddore e esito tampone in 6 ore, l’Ausl di Piacenza vara il ‘protocollo scuola’.

Il direttore sanitario Guido Pedrazzini e il responsabile del dipartimento di sanità pubblica, Marco Delledonne, hanno fatto il punto della situazione a Piacenza rispetto all’andamento del virus nell’ultima settimana, oltre ad anticipare i provvedimenti messi in campo per monitorare la situazione nelle scuole.

“Da metà di agosto è partita la campagna di screening volontario del personale scolastico, docente e non, a cui hanno aderito al momento 4122 persone. Nessuno è risultato essere positivo al tampone – ha detto Pedrazzini -. Il ‘canale’ resta aperto, di modo che i supplenti via via incaricati possano sottoporsi allo screening. Motivo di soddisfazione, per noi, è l’aver ricevuto apprezzamenti dal personale, piacentino e proveniente da altre province, per le modalità celeri di svolgimento”. Una novità, non prevista dalle linee guida di Ministero e Regione, è l’aver esteso questa opportunità anche alle università: al momento le adesioni arrivate da Cattolica e Politecnico sono 500, tra docenti e personale amministrativo e collaboratori scolastici.

Ma veniamo al tema “caldo” del momento, con l’inizio delle scuole. Qui a Piacenza sono state adottate le ultime direttive previste dal Governo. “Il percorso prevede: se l’alunno ha dei sintomi, se ne sta a casa, sotto la responsabilità dei genitori – ricorda Delledonne -. Se viene invece colto da sintomatologia sospetta durante le lezioni, ogni scuola ricorre al referente Covid, docente o non docente,  che ha individuato, formato con nozioni ad hoc. Quali sono i sintomi? Sono molto sfumati: febbre, tosse, raffreddore, sintomatologie intestinali e respiratorie. Il ragazzo deve essere isolato in un’altra aula, con la mascherina. Deve essere vigilato da personale scolastico, a loro volta con la mascherina, e viene chiesto al genitore (o chi per esso) di venirlo a prendere. L’alunno a questo punto viene considerato allontanato da scuola, e viene portato nella propria abitazione. A questo punto il genitore attiva il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale, il quale fa una una specie di triage telefonico e determina se sia o meno sospetto Covid”.

“Nel caso in cui si ritenga che il sospetto possa essere fondato, il medico deve segnalare il caso al nostro dipartimento, chiedendo il tampone – prosegue Delledonne – ed è l’Ausl ad attivarsi, inviando a domicilio personale sanitario per eseguire il tampone. In questi casi, ci siamo impegnati di farli in tempi ancora più brevi: entro 6 ore viene eseguita l’analisi; a quel punto, se il referto fosse positivo, procediamo noi del dipartimento di sanità pubblica. Dovrà essere valutato se altri compagni hanno avuto contatti stretti – da porre quindi in isolamento per 14 giorni – oppure meno, se erano protetti ad esempio dalla mascherina e dal distanziamento. Queste informazioni le deve fornire la scuola”.

“Il nostro obiettivo è quello di evitare la chiusura delle scuole, appena riaperte. Si può procedere per step, mandando in isolamento una classe, lasciando aperte le altre. E’ chiaro però che nel momento in cui dovessero verificarsi focolai in classi diverse, la situazione dovrà essere valutata diversamente”. Insomma, in questo ultimo caso è possibile che si proceda con la chiusura dell’istituto in cui più classi hanno studenti positivi al Covid.

“Saranno adottati provvedimenti meno restrittivi possibili, ma tutelanti per tutti. Per la riammissione a scuola, dopo il doppio tampone negativo, servirà il certificato rilasciato dai pediatri o dai medici di famiglia. Quello che deve essere chiaro è che ognuno ha la sua parte da sostenere: la scuola, i medici, ma anche i genitori. Contro il covid contano molto anche i comportamenti responsabili individuali. Non è possibile mettere un carabiniere a fianco di ognuno, per vedere se rispetta o non rispetta le regole”.

“Infine c’è il percorso previsto per il dipartimento di sanità pubblica: per facilitare il canale comunicativo e prevenire comportamenti non idonei, abbiamo attivato una mail apposita per la scuola, così come anche il numero di telefono per i referenti Covid, per segnalare casi più complicati. Nel momento in cui vengono isolati degli alunni, chiediamo di essere informati direttamente dall’istituto. Qual è il timore? Che le famiglie, per paura di finire in isolamento, non chiamino il pediatria e non attivino la parte sanitaria di valutazione. Noi abbiamo chiesto di essere informati dalla scuola: se entro un giorno dalla segnalazione del caso il pediatra o il medico di famiglia non dovessero farsi vivi con noi, saranno contattati direttamente per avere informazioni in merito. Mi rendo conto che il sistema può sembrare un po’ ‘poliziesco’, ma abbiamo assistito nei mesi scorsi a situazioni drammatiche. Vorremmo evitare di ricaderci dentro per leggerezza delle persone”.

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