Shun, dal Giappone a Piacenza per fare vino “Innamorato della Val Trebbia, cerco di mantenere viva la memoria delle vostre vigne” foto

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Dal Giappone alla Val Trebbia per fare vino.

Non è una storia che si ascolta tutti i giorni quella di Shun Minowa, viticoltore 36enne originario di Chiba, provincia del Paese del Sol Levante vicino a Tokio, e dal 2016 piacentino d’adozione. Qui c’è arrivato perchè folgorato dall’assaggio di un vino prodotto da Elena Pantaleoni, titolare dell’azienda agricola La Stoppa, situata nei pressi di Rivergaro. “Dopo una laurea in agricoltura e un master in biologia all’Università di Tokyo – racconta Shun -, ho lavorato per 3 anni in Spagna, quindi, nel 2015, presso una cantina in Cile. E’ qui che ho conosciuto Elena, che all’epoca voleva iniziare un nuovo progetto lavorativo in Sud America. Mi ha fatto assaggiare un vino bianco della Stoppa, un “Ageno 2010″, fatto con Malvasia di Candia aromatica macerata sulle bucce: aveva il colore dell’oro, brillantissimo. Non assomigliava a nessun vino che conoscevo – assicura -. Anzi, quasi non mi sembrava semplicemente una bevanda, ma qualcosa di vivo. Quel vino letteralmente ha aperto i miei occhi”.

“UNA VALLE MERAVIGLIOSA” – Da quell’assaggio, l’immediata richiesta di poter collaborare con Pantaleoni e il trasferimento in provincia di Piacenza. “Ho chiesto ad Elena se potevo lavorare da lei, ed ho iniziato con uno stage a La Stoppa durante la vendemmia del 2016 – spiega il giovane viticoltore -: è stato un settembre indimenticabile. In tutto sono rimasto lì per 3 anni, lavorando come cantiniere, imparando il mestiere dall’enologo della cantina, Giulio Armani“. “Finita l’esperienza – continua -, ho deciso di rimanere a Piacenza perché mi sono innamorato dei vostri vini, ma anche di questa valle meravigliosa. Noi giapponesi tradizionalmente abbiamo un animismo spiccato e crediamo che in ogni fiume abita un dio o uno spirito: confesso che ogni volta che attraverso il fiume Trebbia mi impressiona la sua spiritualità; il lungo nebbioso inverno di questa valle, a volte, mi ricorda il mio Paese d’origine”.

Dopo l’apprendistato a La Stoppa, nel 2019 Shun si è spostato a Travo, dove ha deciso di cimentarsi nella produzione di un vino tutto suo, oltre a collaborare con Alberto Anguissola dell’azienda agricola “Casè”. “In questo momento sto lavorando ad una piccola vigna di circa 40 anni, di vino bianco: principalmente Ortrugo, ma anche Malvasia di Candia e un po’ di Marsanne. Come si faceva prima in questa valle, produco questo bianco macerando sulle bucce, come se fosse vino rosso. Ne risulta un prodotto ricchissimo di tannino, complesso, e – come tutti i vini di Travo – con sapidità e un profumo di affumicato”.

“QUANDO VEDO UNA VECCHIA VIGNA ABBANDONATA MI DISPIACE” –  “Per me un vino deve essere sempre unico – afferma convinto Shun -. Deve essere vino piacentino, vino travese, ma anche vino che si possa ricondurre con precisione alla vigna d’origine. Non dovrebbe essere uguale a nessun altro vino, come non esistono mai due persone uguali nel mondo. Credo che l’età della vigna sia fondamentale alla formazione della personalità di ogni vino: la vigna vecchia è capace di riflettere la propria storia nel prodotto finale. Questo infatti sarà più ricco in profondità e espressione, come un racconto scritto da un maestro anziano, per esempio. Ecco perchè mi dispiace molto quando trovo una vecchia vigna abbandonata – confessa -. È una eredità culturale che, se persa una volta, non possiamo più recuperare. Io sono semplicemente uno straniero, ma se posso fare qualcosa per mantenere viva questa memoria lo faccio con piacere”.

AMBASCIATORE DEL VINO NATURALE – La sensazione è che per Shun la produzione di vino sia più di un semplice lavoro, ma un vera e propria “mission” che unisce rispetto per il territorio e per ogni singolo acino d’uva. Lontano dalla produzione di massa e standardizzata, il suo è un’ideale che non ammette compromessi e lo rende un ambasciatore dei cosiddetti “vini naturali”. Ma che cosa si intende precisamente con questa definizione? “Per me il vino naturale è il vino normale, realizzato senza nessuna sostanza chimica tranne una minima quantità di solfiti come conservanti. E’ il vino che si è sempre fatto, da più di 4mila anni. La vinificazione moderna, che fa ricorso ad un gran numero di tecnologie, è un fatto relativamente recente e che esiste da circa 40 anni. Direi che è solo una “moda” all’interno della grande storia del vino”.

“Il vino naturale è letteralmente vivo – aggiunge il viticoltore giapponese -. E’ qualcosa che cresce con un suo ritmo e che abbiamo bisogno di rispettare, con calma. A volte, quando è troppo “giovane”, potremmo sentire un odore un po’ particolare – quasi strano – nel bicchiere. È un fatto normale, dovuto appunto alla sua gioventù. Chi si comporta educatamente quando ha solo 17 anni? Ma dopo l’adolescenza, arriva la calma e si possono scambiare belle parole con lui”.

In questi giorni Shun è impegnato con la vendemmia, che – secondo quanto spiega – si prospetta migliore rispetto all’anno scorso. “Nonostante un inverno caldo e un’estate asciutta, direi che tutto sta andando bene. Le piante stanno sintetizzando un buona quantità di sostanze aromatiche; il 5 e 6 settembre raccoglieremo i bianchi della vigna di Travo, che serviranno per ottenere il vino banco macerato, per circa 5-6 mesi, rinominato “Gate”, una parola sanscrita che ho preso dal Sutra del Cuore, testo buddista antico”. “Mi aspetto – conclude  – un’annata decisamente migliore del 2019”.

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