Coronavirus e imprese, nel secondo trimestre 2020 produzione giù del 19,4% in Regione

“La pandemia ha determinato una crisi economica senza precedenti come è evidente dai numeri della prima metà dell’anno, caratterizzata dalla fase di lockdown – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Alberto Zambianchi – Nelle ultime settimane alcuni dati congiunturali diffusi dall’Istat portano il segno positivo, a sottolineare come il punto di caduta più basso per alcune variabili – come l’export o il PIL – sia stato già superato. Per altre, come l’occupazione, occorrerà attendere i prossimi mesi per comprenderne meglio le dinamiche. È difficile delineare uno scenario di previsione. Più efficace descrivere la fase che stiamo vivendo, una curva in rapida discesa seguita da una crescita più lenta e graduale, che ci riporterà al valore precedente del PIL in alcuni anni. La pandemia ha accelerato e reso irreversibili alcune dinamiche in atto, proiettandoci in uno scenario dove i fattori che rendono le imprese competitive vanni ricercati nella presenza sui mercati esteri e, in misura ancora superiore, nel grado di digitalizzazione”.

“Il digitale sta rivoluzionando l’architettura delle filiere e della logistica, sta cambiando il modo di produrre e il modo di lavorare, di consumare, di vivere. Sta plasmando un nuovo contesto competitivo, ricco di insidie e, al tempo stesso, di opportunità che si possono cogliere solo se si ha consapevolezza del dove si vuole andare. In Emilia-Romagna, ciò significa soprattutto pensare politiche in grado di declinare in maniera innovativa crescita economica e coesione sociale, i due pilastri del modello di sviluppo regionale. Il nuovo patto per il lavoro e per il clima proposto dalla Regione rappresenta la sede più idonea per progettare l’Emilia-Romagna del futuro. Le Camere di commercio sono pronte a dare il proprio contributo”.

Dopo il ritorno alla crescita emerso a marzo, prosegue l’aumento dei prestiti alle imprese dell’Emilia-Romagna, che a giugno hanno registrato un ritmo di sviluppo del 3,7% a/a − secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo − (dal +0,2% a/a di marzo e -0,6% di fine 2019, variazioni corrette per le cartolarizzazioni).  Questo andamento è sostenuto dagli interventi a supporto della liquidità e del credito, quali le moratorie e i prestiti con garanzia pubblica.

Dopo aver interessato in una prima fase soprattutto le grandi imprese, la crescita successivamente si è estesa alle imprese di minori dimensioni (+2,5% a/a). Si osserva che la ripresa ha interessato i prestiti all’industria, la cui dinamica annua si è rafforzata a +4,3% a/a a giugno, dal -2,2% di fine 2019 (variazioni calcolate su volumi al netto delle sofferenze). La crescita è proseguita nei mesi successivi. I dati relativi alle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 1° ottobre l’Emilia-Romagna ha espresso un totale di oltre 100mila operazioni per un importo finanziato di 8,9 miliardi, un flusso in aumento dell’80% rispetto a inizio luglio. Di queste operazioni, 84mila riguardano prestiti fino a 30mila euro, pari a un importo finanziato di 1,6 miliardi. Oltre il 60% del complesso dei prestiti garantiti dal Fondo centrale per le PMI si è originata in quattro province: Bologna con volumi per poco meno di 2 miliardi, Modena con 1,6 miliardi, Reggio Emilia e Parma con oltre 1 miliardo ciascuna. Seguono, in base agli importi finanziati, Forlì-Cesena e Ravenna con circa 800 milioni ciascuna, Rimini e Piacenza con circa 600 milioni, e Ferrara con 400 milioni. Rispetto a inizio luglio, nelle quattro province col maggior numero di operazioni gli importi sono aumentati dell’85% a/a.

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