Coronavirus e imprese, nel secondo trimestre 2020 produzione giù del 19,4% in Regione

Cristina Balbo, Direttrice regionale di Intesa Sanpaolo: “Il periodo oggetto di analisi è stato ovviamente segnato dagli effetti del Covid-19. Sin da subito è stato evidente che il bisogno più impellente delle imprese sarebbe stato quello della liquidità e ci siamo mossi immediatamente per dare il massimo sostegno per consentire loro di superare le difficoltà e ripartire prima possibile, sia con misure proprie che con tutte le soluzioni previste dal Decreto Liquidità.  I prestiti alle imprese, nel secondo trimestre dell’anno, hanno continuato a crescere ma è evidente che tale dinamica è stata appunto sostenuta dalla necessità di resilienza a fronte del calo dei fatturati. Non a caso tale trend è stato supportato in maniera importante dai prestiti a garanzia pubblica. Per quanto riguarda il nostro Gruppo, nei primi nove mesi dell’anno abbiamo erogato 2,7 miliardi di euro di nuovo credito alle imprese dell’Emilia-Romagna”.

“Un primissimo spaccato della seconda metà dell’anno lascia intravedere segnali di ripresa, in virtù della volontà di ripartenza del tessuto imprenditoriale. Ma resta evidente come l’evoluzione del contesto sanitario, e di conseguenza economico, nazionale e internazionale risulterà determinante per consolidare gli effetti degli sforzi e delle strategie di questi mesi. Per quanto riguarda il mondo del credito è evidente come una così rapida ed incerta evoluzione dei mercati renda fondamentale mettere a disposizione delle nostre aziende strumenti facilmente accessibili, efficaci e immediati”.

Il rimbalzo dopo il lockdown è stato migliore delle attese soprattutto nel manifatturiero – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – ma il quadro economico è caratterizzato da una fortissima incertezza rispetto all’intensità della ripresa, che sarà probabilmente più lenta e difficile del previsto. Il contesto generale rimane critico in alcuni comparti industriali, specie tessile abbigliamento e automotive, e nei servizi, con una situazione comunque molto diversificata tra settori e tra imprese”.

Le previsioni dell’indagine semestrale evidenziano saldi tra ottimisti e pessimisti nulli o negativi per produzione, ordini e occupazione. «Se nella prima fase l’emergenza era legata alla liquidità, oggi – sottolinea il Presidente Ferrari – il punto fondamentale sono clienti e ordini, con il rischio che anche le imprese più solide abbiano difficoltà nel medio lungo periodo. Per evitare che gli effetti della crisi diventino permanenti sarà decisiva la capacità di accelerazione della ripresa.  Il “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”, collegato a Next Generation EU, deve contenere proposte di riforma e di investimento in grado di assicurare al Paese slancio e modernizzazione: da tempo ne sottolineiamo l’urgenza, ora per la prima volta abbiamo ingenti risorse per farlo. Non abbiamo margini di errore. Nell’attuazione delle misure Regioni ed Enti locali possono giocare un ruolo fondamentale nel quadro di una strategia nazionale comune e condivisa».

Le conseguenze della caduta della domanda si rifletteranno nel mercato del lavoro, con effetti negativi che riguarderanno in modo trasversale molte professioni e che rischiano di impattare in modo più diretto su giovani e donne. Dall’indagine emerge la preoccupazione degli imprenditori sull’occupazione: 3 imprese su quattro prevedono stazionarietà nei livelli occupazionali e il 17,5% si aspetta un calo entro fine anno. «In questo momento critico – aggiunge il Presidente Ferrari – occorre rilanciare gli investimenti e la domanda interna, garantendo stabilità e continuità alle misure fiscali come il 110%, agli incentivi fiscali per investimenti in macchinari, ai progetti di innovazione tecnologica previsti dal Piano transizione 4.0 (Industria 4.0), ed è indispensabile accelerare il più possibile il Recovery Plan».

Confindustria ha recentemente presentato lo studio “Il coraggio del futuro. Italia 2030-2050”, che rappresenta la visione degli imprenditori per il progresso del Paese con due cardini di riferimento: l’Europa e la centralità dell’industria.  «L’Emilia-Romagna – conclude il Presidente Ferrari – si deve collocare in questo contesto. Come abbiamo sottolineato nelle nostre proposte Traiettoria 2030, un ecosistema regionale moderno, innovativo, sostenibile e competitivo rappresenta un asset strategico per far crescere le imprese e creare occupazione in Emilia-Romagna e nel Paese. 

Il nuovo Patto per il lavoro dovrà essere capace di tradurre rapidamente gli obiettivi e la visione a medio e lungo termine in misure ed interventi efficaci e di impatto sullo sviluppo della regione e sulla capacità del sistema economico di creare nuova occupazione. Penso ad esempio alle politiche per accompagnare la transizione del sistema industriale verso gli obiettivi di innovazione digitale e di sostenibilità indicati dall’Unione Europea».

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