L’appello alla fratellanza del vescovo Adriano: “Chiesa luogo di accoglienza e condivisione” fotogallery

E’ stata la prima giornata piacentina del vescovo Adriano Cevolotto con la celebrazione ufficiale e il suo ingresso in Cattedrale del pomeriggio dell’11 ottobre. Una domenica intensa, scandita dalle visite mattutine in diversi luoghi simbolo della chiesa locale, culminata con la messa solenne in Duomo, nel pieno rispetto delle norme anti covid.

L'ingresso del vescovo in Cattedrale

LA PRIMA OMELIA – Nella sua prima omelia da vescovo di Piacenza, Cevolotto ha esordito dalla lettura del Vangelo di Matteo con la parabola del banchetto di nozze (sotto il testo integrale). Nella sue parole la Chiesa intesa come luogo di accoglienza e condivisione, dal quale nessuno deve sentirsi escluso e nessuno può mettersi sopra gli altri. Questo è un momento difficile ma può essere fecondo, e occorre praticare la vera fratellanza.

L'ingresso del vescovo in Cattedrale

“Anche tra noi è possibile mettere in atto – ha detto – comportamento escludenti, noi siamo i primi ad essere semplicemente invitati al banchetto della fraternità, del pane condiviso, con il rinnovarsi della sorpresa del pane per tutti. Non possiamo però partecipare senza essere disposti a essere messi in discussione, riconoscete gli appelli perché chiunque si sente ospite. Abbiamo un cammino da fare, fratelli tutti. Una chiesa, anche la nostra, è un segno profetico perché diventa ospite: perché sa di essere per prima ospitata dall’amore che la precede e dal dare accoglienza. Tutti dobbiamo sentirci parte di una fratellanza basata sulla gratuità delle relazioni, ora che viviamo in tempo difficile: viviamo nella condivisione dell’incertezza. Potrebbe sembrare un paradosso ma anche questa incertezza è abitabile, anche questo tempo è fecondo”.

L'ingresso del vescovo in Cattedrale

IL SALUTO DELLE ISTITUZIONI – Il sindaco di Piacenza e presidente della Provincia Patrizia Barbieri ha rivolto queste parole al vescovo: “Confidiamo che lei ci aiuterà a fare breccia nel muro dell’indifferenza, aiutarci nel dialogo, perchè nessuno sua lasciato solo nell’indifferenza. Al di là della nostra iniziale riservatezza, la nostra gente sa dimostrare sensibilità concreta nei confronti di tante fragilità”. Daniela Lupo prefetto di Piacenza ha dato il benvenuto al vescovo Adriano e ringraziato il vescovo Gianni, pastore della comunità piacentina in uno dei suoi momenti più bui.

Cevolotto ha replicato con queste parole: “Dico un grazie sincero a Papa Francesco e al vescovo Gianni, non si inizia mai da zero ma si riprende un cammino. Grazie a tutta la chiesa di Piacenza e Bobbio, per l’accoglienza e a chi mi ha aiutato nel preparare questa giornata. C’è l’impegno reciproco a lavorare insieme per questo territorio, vogliamo davvero che cresca la partecipazione a un unico banchetto, dal quale nessuno si senta escluso. Grazie al sindaco per l’impegno nell’organizzazione della giornata, le forze dell’ordine e chi ha collaborato dietro le quinte. Questo tempo ci viene dato perché la coesione che sia sempre più matura, con la complementarietà e le diversità, ma con obiettivi condivisi”.

L'ingresso del vescovo in Cattedrale

LA PROCESSIONE – L’ingresso nella Cattedrale di Piacenza da vescovo di Adriano Cevolotto è avvenuto poco dopo le 16 con la processione che ha attraversato la navata centrale fino all’altare. E’ stato accolto dalle parole del predecessore Gianni Ambrosio: “Il Signore ha scelto te, Adriano, come nostro vescovo e guida. Rendiamo grazie alla chiesa di Treviso perché ti ha generato nella fede e ti ha formato e ora ti offre a noi come pastore sollecito per il progresso spirituale della comunità. Nella tua chiamata e bel mandato del Santo Padre leggiamo il mandato che Gesù ha fatto a tutti noi, come a Pietro ‘Prendi il largo’. Noi facciamo nostro questo invito, per andare oltre il presente e muoverci verso quella vita nuova dove lui sempre ci precede. Le difficoltà non mancano stiamo affrontando momenti difficili per tutti, soprattutto per i poveri. Quella rete da lanciare una volta preso il largo deve essere grande, per non dimenticare nessuno. Con te vescovo Adriano apriamo la vela del nostro cuore, al vento dello spirito di Gesù, sapendo che con te al timone saremo ben governati”.

L'ingresso del vescovo in Cattedrale
L'ingresso del vescovo in Cattedrale

L’ARRIVO – Il vescovo di Piacenza Adriano Cevolotto è arrivato in città alle 10 e 10 al casello di Piacenza Sud con qualche minuto di anticipo sul programma, sotto la pioggia è stato accolto da vicario monsignor Luigi Chiesa. “Un saluto a tutti” le sue parole nel corso della diretta video della Diocesi Tv. Importanti tappe hanno scandito la mattinata fino alla celebrazione ufficiale il Cattedrale: sul sagrato del Duomo presenti alcuni fedeli nonostante la giornata di pioggia mentre all’interno è consentito l’ingresso nel rispetto delle disposizioni anti Covid.

LA PRIMA OMELIA DEL VESCOVO ADRIANO – L’immagine di un banchetto di nozze raccoglie e custodisce il modo con il quale il Signore guarda l’umanità. Ma il banchetto ha la sua ragione nel fatto che sono avvenute le nozze del Figlio: esse si sono realizzate nella sua vita donata, in un amore totale e definitivo. Il ‘per sempre’ di Dio verso di noi è l’Amore che non è più ritrattabile, perché compiuto nella morte. Al banchetto delle nozze del figlio il re invita coloro che gli stanno più a cuore, chi ritiene abbia motivi per sedere a tavola per fare festa con Lui. Quel banchetto ha lo scopo di rafforzare ancora di più il legame. Perché condividere la gioia del banchetto produce proprio questo effetto. Ed è questa forte attesa che accentua la delusione del re di fronte al comportamento degli invitati.

Non se lo sarebbe mai aspettato! Amaramente il re constata che non ne sono degni: l’invito è rifiutato (“non volevano venire”), è ignorato (perché ci sono altre occupazioni a cui pensare: “andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari”), l’invito è violentemente disprezzato ed oltraggiato (“presero i servi, li insultarono e li uccisero”). È la descrizione della storia di Israele, del rapporto del popolo eletto con il proprio Signore: un progetto di salvezza che viene regolarmente osteggiato. Ma la parabola non è lontana dal narrare tanti inviti alla comunione lasciati cadere o, peggio ancora, avversati con violenza. Inviti che giungono dal Signore come pure da fratelli e sorelle che chiedono di partecipare alla loro vita.

Cevolotto

Ed ecco il primo annuncio: il Signore non si arrende e trasforma un rifiuto, un insuccesso, in un’apertura universale. I nuovi invitati vengono raggiunti personalmente, lì dove si trovano (ai crocicchi o ‘alla fine delle strade’). E i servi si ritrovano investiti dell’annuncio di un’iniziativa del tutto gratuita: “per i buoni e per i cattivi”. Alla fine il banchetto del Regno si colora per la presenza di un’umanità raggiunta, senza distinzione, dalla misericordia. D’ora in poi nessuno sarà più escluso. Ci aspetteremo che la parabola si concluda con la frase di rito: “sedettero tutti felici e contenti”. E invece ecco un altro colpo di scena. C’è un ulteriore giudizio verso chi è entrato con il pass ‘last minute’, perché c’è chi siede a tavola senza l’abito nuziale. Rivestirsi di un abito nuovo, di conversione all’amore gratuito di quell’invito è indispensabile per ‘restare’ degnamente al banchetto. Se con il proprio rifiuto qualcuno si è preclusa la possibilità di entrare al banchetto di nozze, c’è anche chi viene cacciato fuori perché vuole sedere a mensa senza rivestire l’habitus nuovo. Cioè in una condizione che si oppone al significato di quelle nozze. La gratuità dell’invito non sminuisce le esigenze della risposta.

Non c’è chiamata senza una corrispondente conversione. Il re‐Signore, il Padre dello Sposo chiede un’accoglienza che rinnova, che trasforma, che salva. Ma al cuore della parabola risuona con insistenza quel: “Tutto è pronto”, “Tutto è stato preparato”; che immediatamente richiama ad un’urgenza: il tempo che ci è dato di vivere ha in sé l’appello ad una scelta. Non si può procrastinare a domani, non si possono accampare scuse. Possiamo perdere l’occasione favorevole, l’occasione della vita. Ogni momento è il nostro. Non c’è motivo di essere rivolti a quello che manca. In quel “Il banchetto è stato preparato” c’è un annuncio carico di speranza: le condizioni per entrare al banchetto ci sono tutte. Il nostro oggi è colmo dell’Amore che ci è necessario. È colmo dello Spirito, dono pasquale del Risorto. E allora questo è vero anche per noi, per questo nostro tempo. “Tutto è pronto!”.

Le nozze senza banchetto, senza partecipazione di tutti, sono mutilate: la gioia di Dio solo così si compie. Il Signore ha preparato il banchetto rispetto al quale noi siamo i servi che raggiungono tutti, portatori dell’invito ad entrare e sedere. Servi dell’alleanza per tutte le donne e per tutti gli uomini. È già anticipato il mandato affidato ai discepoli dal Risorto: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli” (Mt 28, 19).

L'ingresso del vescovo in Cattedrale

Non c’è alternativa: o si favorisce la partecipazione di tutti al banchetto o si impedisce che questo avvenga con le nostre chiusure. Anche tra noi è possibile mettere in atto comportamenti escludenti. I posti a sedere non li stabiliamo noi perché noi siamo i primi ad essere semplicemente invitati. Invitati al banchetto della vita dignitosa, della fraternità. Al banchetto della comunione, che nutre il desiderio di sentirsi partecipi e non esclusi dalle relazioni. È anche il banchetto del pane spezzato e del pane condiviso, nel quale si rinnova la sorpresa che c’è pane per tutti, che c’è posto per tutti. Non dimentichiamo così che non ci è permesso di prendere posto senza accettare di essere messi in discussione dalle nozze che celebriamo. È necessario aiutarci tutti a riconoscere gli appelli alla conversione perché chiunque si senta ospite.

Oggi la Parola di Dio ci consegna un cammino in linea con quanto Papa Francesco in questi giorni ci ha consegnato nella sua lettera “Fratelli tutti”. Una Chiesa, anche la nostra Chiesa, diventa segno profetico (necessario) perché diventa ospite, nel duplice significato: che è ospitata e che ospita. E l’immagine del banchetto può benissimo interpellare il presbiterio, nel quale tutti e ciascuno devono sentirsi parte di una fraternità costruita nella forza della gratuità delle relazioni; immagine – quella del banchetto ‐ che interpreta il nostro cammino di Chiesa, provocata sia dall’avvio delle ‘Comunità pastorali’, che dalla sfida della stagione di precarietà che stiamo vivendo. Nella condivisione dell’incertezza che sembra insopportabile, ci è chiesto di recuperare insieme motivi di fiducia e di speranza.

Affidiamo l’inizio del nostro cammino, che coincide con l’apertura del Concilio Vaticano II, a S. Giovanni XXIII, il Papa che ha saputo osare, confidando nell’opera dello Spirito che continua a guidare la sua Chiesa e che la sorprende oltre ogni nostra immaginazione. A noi il coraggio di agire “sulla sua Parola”.

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