Nuovo Dpcm, Arfani (sindaco di Carpaneto) “Lo Stato ha chiuso gli occhi”

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Anche il sindaco di Carpaneto (Piacenza) Andrea Arfani interviene in merito al nuovo Dpcm con le restrizioni sul coronavirus, in vigore da oggi, 26 ottobre, fino al 24 novembre. Riportiamo di seguito il suo commento.

Relativamente al nuovo DPCM in materia di misure a contrasto della pandemia, ho preferito attendere 24 ore, prima di esprimermi, per evitare di scrivere cose a caldo, e di suscitare risposte dello stesso tipo. Un mio carissimo amico e collega mi ha insegnato che in una frase, tutto quanto viene prima del MA non ha peso. E quindi, lascerò alla parte prima del MA le mie opinioni, che di fatto non spostano nulla, mettendo nella parte dopo al MA ciò che serve ora. Come tanti, ho la netta – e terribile – sensazione che il nuovo DPCM sia una misura fatta soltanto per poter dire “Abbiamo provveduto”, ma che prenda in considerazione solo situazioni dove fosse facile colpire, lasciando perdere quanto realmente necessario, ma complicato a realizzarsi.

E’ facile dire a un bar di chiudere a un certo orario, è facile dire a una palestra di chiudere. E’ difficile riorganizzare il servizio di trasporto pubblico, per evitare di congestionare le linee esistenti. Sappiamo però che la differenza tra un politicante e uno statista sta nel saper rinunciare alle glorie istantanee (se tali mai possano essere), per dedicarsi a quanto produca i suoi effetti nel tempo, con difficoltà. Per fare bene occorre tuffarsi nella difficoltà, nel caos, per fare ciò che serve, anziché chiudere gli occhi e mettere mano solo dove si sa che si trova terreno facile (De Andrè non ci ha forse insegnato da dove nascono i fiori?). 

Oggi, da Sindaco, da rappresentante di una Comunità che ha sofferto, che sta soffrendo, credo di poter – di dover – dire che lo Stato ha fatto un passo indietro. Che lo Stato ha scelto di chiudere gli occhi, di obbligarci a ciò che non serve, semplicemente perché non ha potuto, o voluto – ma alla fine che importa – fare di più. Oggi, da Sindaco, devo confessare tutta la mia incapacità a dare risposte, la mia impossibilità a trovare giustificazioni, per scelte fatte da chi condivide il tricolore che abbiamo sulla fascia, ma non condivide la vita vera di chi lavora e di chi lotta con mille problemi. Oggi, forse per la prima volta da tre anni a questa parte, non mi sento rappresentato, nè portavoce, di chi dovrebbe darci gli strumenti per lavorare. Oggi, lo Stato ha scelto la via FACILE, anziché quella GIUSTA.

Mi chiedo: a che cosa è servito costringere operatori di ogni settore investire denari in dispositivi, riorganizzazione spazi, protocolli, per adattarsi alle linee guida, per poi stroncare l’attività? A che gioco abbiamo giocato quest’estate? I protocolli erano inefficaci? Sono stati imposti cambiamenti per niente? Il teatro è più pericoloso della linea della metro? Oppure, è più facile chiudere un teatro, piuttosto che pensare a un sistema di superficie che integri il trasporto sotterraneo, anche con facilitazioni per pass e caratteristiche dei veicoli? Potrei andare molto avanti. MA. Dobbiamo, ancora una volta, fare i conti con delle misure antipatiche, odiose, drammatiche. Ancora una volta, siamo chiamati a fare cose impensabili, a cui volentieri non avremmo pensato.

L’unica cosa che possiamo fare è fare tutto ciò nel migliore dei modi. Con una coscienza critica, ma soprattutto civile. Ognuno deve fare la sua parte. E’ una banalità, ma è purtroppo l’unica arma che abbiamo. Da lato Comune, verranno emessi nei prossimi giorni i bandi per le famiglie e le attività, per accedere a contributi di sostegno alle situazioni di difficoltà. Lo Stato ha promesso che altri aiuti arriveranno. Allo stesso tempo, ogni cittadino deve fare la sua, per due ragioni. Evitare l’aggravarsi di una situazione sanitaria preoccupante, che deve essere gestita, e, non meno importante, impedire che il peggioramento di questa situazione si ripercuota ancora di più sui settori che stanno soffrendo. L’Italia c’è, sempre, a prescindere da chi la rappresenti.

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