Parco fotovoltaico a Cadeo, Gasparini (Confagri) “Rischio di perdere definitivamente terreno agricolo fertile”

Confagricoltura Piacenza interviene sul progetto del parco fotovoltaico nel comune di Cadeo (Piacenza), tra via Fornace e la strada provinciale 29 che va a Carpaneto.

“Stupisce che non siano state rilevate problematiche ambientali per una proposta che fa perdere definitivamente e di netto una superficie pari a 17 campi da calcio di terreno fertile per convertirlo in una distesa di pali e pannelli – commenta il presidente dell’associazione di imprenditori agricoli, Filippo Gasparini -. L’agricoltura e l’ambiente hanno bisogno di terreno, tanto che per contenere il consumo di suolo sono state emanate diverse norme che il progetto evidentemente rispetta dal punto di vista formale. Il problema, purtroppo, è sostanziale: quel terreno, un tempo sede di cava, è stato riconvertito ad uso agricolo da almeno un decennio riacquistando la sua preziosa fertilità, che ora si rischia di perdere definitivamente, tra l’altro in un momento in cui si chiede continuamente all’agricoltura di usare sempre meno risorse (meno principi attivi, meno fertilizzanti, meno acqua) e al contempo di rimanere produttiva. Richieste collimabili solo con l’uso della scienza e della tecnologia specifiche delle aziende moderne, ma inesaudibili senza la risorsa primaria che è il terreno”.

“L’idea – riflette Confagricoltura – fa ancor più discutere perché nel comune di Rottofreno Arpae ha considerato un progetto simile non fattibile, inoltre, in campagna abbondano fabbricati rurali di grandi estensioni sui cui tetti possono essere collocati i pannelli. Sono stati persino realizzati progetti che prevedono parchi fotovoltaici rialzati con la possibilità di coltivare il terreno sotto ai pannelli”.

“I pannelli fotovoltaici – evidenzia Gasparini – sono una tecnologia intelligente per la produzione di energia, ma anche la più intelligente delle tecnologie, per essere tale, va sfruttata con raziocinio. Non ultimo, nello stesso comune di Cadeo insiste già un progetto di parco fotovoltaico mai ultimato che comunque ha definitivamente compromesso suolo agricolo. In un mondo dove andiamo a misurare quanto è larga un capezzagna, quanto liquame spandiamo per ettaro e che pressione ha la botte, questo progetto sembra certificare il modo miope di pensare la svolta green che rischia di escludere dal processo i principali artefici, da sempre, della tutela del paesaggio: gli agricoltori che se ne prendono cura da millenni attraverso la loro attività”.

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