Prestigioso riconoscimento per l’Osservatorio Alberoni: nominato stazione centenaria

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Una buona notizia per la città di Piacenza e per una delle sue più importanti Istituzioni culturali, ovvero il Collegio Alberoni di San Lazzaro, che acquisisce, grazie all’importante e nuovo riconoscimento, ulteriore prestigio internazionale.

Con risoluzione approvata il 30 settembre scorso la World Meteorological Organization, ha infatti riconosciuto la prestigiosa qualifica di “Centennial Observing Station” all’Osservatorio Meteorologico del Collegio Alberoni, antico gabinetto scientifico che iniziò la sua attività nel 1802 per svolgerla poi con continuità a partire dal 1871. La WMO è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si dedica alla cooperazione internazionale e al coordinamento delle ricerche sullo stato dell’atmosfera terrestre e delle sue interazioni con la terra e gli oceani, sul clima e sulla distribuzione delle risorse idriche che ne deriva.

Dal 1802 al 2020. Un’antica attività alberoniana tuttora in essere – Erano infatti le 7 del 10 dicembre 1802, la temperatura era di 6 gradi Reaumur, la pressione atmosferica 27.11.10/16, lo stato del cielo nuvolo e i venti di Ponente. La situazione mutò poco durante la giornata e alle 14 il barometro segnava 27.10.7/16, mentre la temperatura era pari a 6.1/2 Reaumur, lo stato del cielo sereno con alquante nuvole e il vento vario tra N. e N.O. Così iniziò, quella mattina di dicembre, l’attività dell’Osservatorio Meteorologico del Collegio Alberoni. La registrazione di dati sul clima non era stata sempre costante e lineare prima dell’intervento di Padre Manzi. Per sua volontà dal 1871 l’Osservatorio entrò nella rete creata dal barnabita Francesco Denza, che costituì il nucleo della Società Meteorologica Italiana.

L’Osservatorio Alberoni riconosciuto stazione centenaria – Il riconoscimento è avvenuto nell’ambito di un programma internazionale attraverso il quale la WMO intende promuovere e sottolineare l’importanza degli antichi Osservatori Meteorologici storici – aventi serie di dati omogenea e almeno centennale – per il monitoraggio meteo-climatico a lungo termine, oggi così importante per quantificare l’entità del riscaldamento globale. Lo studio dei cambiamenti climatici infatti, così strategico e prioritario nel nostro tempo, può essere condotto proprio a partire da quel preziosissimo patrimonio di dati meteorologici registrati e custoditi negli Osservatori più antichi e tuttora funzionanti del mondo.

L’Advisory Board della WMO ha dunque valutato positivamente l’assetto tecnico-scientifico del sito di misura ultrasecolare di Piacenza, nonché il prezioso patrimonio storico rappresentato dalla collezione di strumenti e dalla raccolta completa dei registri meteorologici originali. In questa terza sessione di selezione hanno ricevuto la nomina di “stazione centenaria” insieme all’Osservatorio del Collegio Alberoni anche gli osservatori italiani di Modena-Piazza Roma (dati dal 1830), Venezia-Ist. Cavanis (1835), Palermo-Vaiana (1791), Aggius (1919) e Carloforte (1901) in Sardegna, che si aggiungono così agli altri sei già riconosciuti con la seconda sessione del 2018, ovvero Moncalieri-Collegio Carlo Alberto, Pesaro-Valerio, Urbino-Serpieri, Firenze-Ximeniano, Roma-Collegio Romano e Vigna di Valle.

Dunque, ad oggi, le stazioni nominate come “centenarie” dalla WMO in Italia sono 12, e altre ancora hanno le caratteristiche per essere candidate in futuro. Nell’insieme del mondo, questa sessione ha definito 94 nuove “Centennial Stations” (su 119 candidate), da Tunisi, a Pechino, a Ottawa, a Oxford… e in totale l’elenco mondiale è giunto così a contare 234 Osservatori. Opera Pia Alberoni e SMI ringraziano Maria Carmen Beltrano (già ricercatrice del CREA, Roma) che – in collaborazione con l’Aeronautica Militare, Rappresentante Permanente dell’Italia presso la WMO – ha coordinato la presentazione delle istanze degli Osservatori italiani candidati al titolo di Centennial Observing Stations. 

Una targa e un certificato – La qualifica e il riconoscimento attribuito all’Osservatorio Meteo del Collegio Alberoni verranno sanciti con l’invio di un’apposita targa e di un certificato che troveranno posto e saranno esposti nei locali dell’Osservatorio. Il 2021, anno che vedrà Parma Capitale della Cultura con Piacenza e Reggio Emilia, sarà l’occasione giusta (emergenza Covid 19 permettendo) per proporre alla cittadinanza e a tutti gli appassionati un evento pubblico dedicato alla storia dell’Osservatorio alberoniano, durante il quale inaugurare la targa assegnata al Collegio Alberoni.

Un Osservatorio salvato dalla collaborazione tra Opera Pia Alberoni e SMI – La SMI, su proposta di Opera Pia Alberoni, Ente proprietario e dedicato al mantenimento del Collegio e della comunità che in esso vive, a partire dal 2015, con la stipula di apposita Convenzione sottoscritta dai Presidenti delle due Istituzioni, Luca Mercalli e Giorgio Braghieri, si occupa dell’ammodernamento, del regolare controllo e manutenzione, e dell’elaborazione periodica dei dati meteorologici dell’Osservatorio, rimasto improvvisamente privo di sorveglianza, in seguito alla prematura scomparsa, il 30 settembre 2014, del responsabile Matteo Cerini.

Con misure automatiche validate a distanza, e pur senza le osservazioni “a vista” sul posto che Matteo Cerini conduceva, la lunga serie di misura (cominciata nel 1802, ma continua dal 1871) prosegue senza alcuna soluzione. Il personale dell’Opera Pia in servizio presso il Collegio, con il coordinamento degli uffici amministrativi, si occupa inoltre della misura della neve fresca, attraverso una postazione nel grande parco del Collegio con la compilazione dell’apposito registro, e svolge inoltre una funzione di prima verifica dello stato degli strumenti, soprattutto per quanto concerne i pluviometri collocati nel parco.

La manutenzione tecnica degli strumenti, le cui spese da parte di SMI sono affrontate grazie ai fondi del 5 per mille, avviene per intervento dell’azienda Digiteco di Bologna che si è anche occupata dell’iniziale modulazione della stazione meteo alberoniana con accesso remoto.

La digitalizzazione integrale dell’archivio storico di dati meteo del Collegio Alberoni – In seguito alla stipula della Convenzione sopra richiamata si è iniziato e si sta procedendo alacremente con il recupero integrale della serie storica dei dati meteo alberoniani, tramite la digitalizzazione dei dati giornalieri e subgiornalieri dei vari parametri (temperatura, umidità relativa, pressione atmosferica, precipitazioni e neve, velocità e direzione del vento, nuvolosità) direttamente dai registri originali conservati in Osservatorio. Di questo lungo lavoro si sta occupando Maurizio Ratti, consigliere SMI, responsabile dell’Osservatorio di Pontremoli (MS), e da anni vicino alla causa della stazione piacentina, oltre che esperto di recupero di serie meteorologiche storiche.

I cambiamenti climatici a Piacenza. Una pubblicazione – La collaborazione tra Opera Pia Alberoni e SMI, sancita da un’apposita convenzione, prevede anche la realizzazione di un libro sul clima di Piacenza (collana “Memorie dell’atmosfera”, edizioni SMS – Edizioni Società Meteorologica Subalpina) che vedrà la luce prossimamente e per il quale è essenziale la digitalizzazione di tutti i dati meteo alberoniani. Il volume, curato da Luca Mercalli e dai collaboratori della Società Meteorologica Italiana, diverrà uno strumento prezioso per l’intera comunità piacentina, chiamata a effettuare e verificare le scelte riguardanti il futuro del nostro territorio, anche in base ai cambiamenti climatici in corso.

Progetto di taratura dei sensori dell’Osservatorio alberoniano – Inoltre, non appena la pandemia di Covid lo permetterà, a rafforzare l’affidabilità e la riferibilità delle misure interverrà l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM, Torino), con la taratura dei sensori di temperatura in camera climatica, come già fatto nel 2012 e 2016 all’Osservatorio di Moncalieri.

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