Le Rubriche di PiacenzaSera - Inter Cultura

A tutte le donne sorelle del mondo

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A tutte le donne sorelle del mondo

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza di genere. In molti Paesi del mondo si celebra con piccoli grandi gesti. Vorremmo che il nostro contributo aiutasse ad allargare lo sguardo su tutte le donne, sulle bambine, sulle ragazzine purtroppo vittime di gesti assurdi e disumani.

I testi che seguono sono stati raccolti da donne del mondo. Parole semplici uscite dal cuore e dall’esperienza di donne migranti. Le offriamo alla riflessione per aiutare a nascere rapporti umani di tenerezza e accoglienza.

Rita Parenti, Mondo Aperto APS

 Se diventassi ricca

Darei un alloggio a tutti quelli che non hanno casa.

Se fossi forte
Cancellerei tutte le ingiustizie.
Se fossi la pioggia

Cadrei dove c’è siccità e renderei rigogliosi i deserti.

Se fossi il vento
Disperderei riso e grano dove manca il pane.
Se fossi una pelle

Avvolgerei le donne maltrattate e darei loro nuovi sogni.

Se fossi un virus
Contagerei di positività i governanti di tutti i Paesi.

 (Bibiana, Malesia)

Cara amata Donna,

Per tutte le volte che qualcuno ti ha detto che non eri bella, io ti abbraccio.

Per tutte le volte che qualcuno ti ha fatta sentire inadeguata, io ti abbraccio.

Per ogni volta che avresti voluto parlare o gridare, ma non ne hai avuto il coraggio, io ti abbraccio.

Per ogni volta che un tuo sorriso o una tua gentilezza è stata fraintesa, io ti abbraccio.

Per tutte le volte che ti sei sentita piccola in questo mondo di “grandi”, io ti abbraccio.

Per tutte le volte che pensavi fosse amore, ma era solo sfruttarti come Donna, io ti abbraccio.

Guardati allo specchio, vedi quanto sei bella, quanto sei forte, quanto vali? Per ogni No, io ti abbraccio, e per ogni Sì, ti abbraccio ancora più forte.

Katjuša, Slovenia

Chi sono i tuoi  eroi?

Il mio più grande eroe è mia madre e lo dico sinceramente. È una delle persone più meravigliose, più diverse e più capaci che conosca, una multitasker, una persona con una moltitudine di talenti e un’anima pura. Per quanto riguarda gli altri eroi, penso che ognuno di noi sia un po’ un eroe, a modo suo.   Fin dall’infanzia sono stata affascinata dall’antico Egitto e la prima persona che  mi viene in mente  è la regina egiziana Cleopatra. Ci sono molte persone fantastiche  che hanno lasciato il segno nella storia, devo dire che sono sempre stata affascinata da storie su donne come Cleopatra; donne coraggiose, istruite e ambiziose di fronte al  tempo, che hanno senza dubbio cambiato il corso della storia.  E poi i miei eroi sono le mie persone care. Sono la cosa più preziosa che si possa avere.  Ho la fortuna di essere circondata da persone meravigliose, famiglia e amici, da loro  imparo molto e mi ispirano ogni giorno. Sono grata per questo.

(Sonja, Moldavia)

Ho provato l’immenso dolore di perdere un figlio.

E’ veramente qualcosa d’inspiegabile, impossibile verbalizzare quello che si sente quando ti dicono che ormai non c’è niente da fare… soltanto aspettare il momento in cui il suo cuoricino dica Basta!

Se avessi potuto scegliere avrei fermato anch’io il mio…

Però non sempre si può fare ciò che si vuole… C’è soltanto il dolore, l’impotenza di fronte ai fatti irreversibili, e ancora dolore.

E poi tutto il tempo d’agonia, quella attesa interminabile anche se in effetti breve, con appena un briciolo di speranza, di credere ancora che tutto quanto fosse un sogno…Ma no, era la più crudele delle realtà.

Farsi coraggio, affrontare i medici che ci consigliavano di autorizzare l’autopsia, compiere con tutte le procedure legali per riuscire a tornare a casa senza lui. Ritirare tutto quanto gli apparteneva per cercare di riuscire ad affrontare più “serenamente” Magdalena con tutte le sue domande alle quali bisognava rispondere cercando di rassicurarla, di aiutarla a capire la mancanza del suo fratellino, anche se noi eravamo ancora incapaci di capirlo.

E ancora… trovarci a rispondere al telefono, a spiegare cento e mille volte tutto quanto era accaduto, rivivendo per forza ogni secondo, ogni informazione dei medici, ogni sensazione. Il loro desiderio di mitigare il nostro dolore rendeva ancor più forte il nostro bisogno di restare soli con il dolore e l’angoscia.

Silvia (Equador)

Il primo giorno che sono arrivata in Italia

Era una giornata di molto freddo, non è stata una bella giornata.

Ero arrivata con due pullmini.

Avevo sofferto una brutta esperienza in Brasile.

Comunque, ero un po’ disturbata, piena di bagagli, senza vestiti sufficienti per coprirmi.

Ero arrivata dal Sud America dove c’erano 37°.

La mia testa non era a posto…

Il mio cuore era in Brasile, i miei sogni erano troncati…

Mio marito aspettava di vedere i suoi figli.

Nella mia testa giravano ancora tutte le immagini di quello che avevo fatto un mese prima.

Era la prima volta che viaggiavo. Solo pensavo di restare qui tre mesi, e dopo ritornare in Brasile pero’… sono passati due anni, e ancora sono qui…

Il futuro? Chi lo sa? Senza dubbio non sarà l’Italia, magari la Spagna, magari il Brasile, magari l’Argentina, chi lo sa?

Prima avevo un piano. Adesso vivo giorno per giorno e se posso cerco di star bene.

Margarida (Brasile)

Sono arrivata in Italia quasi quattro o cinque anni fa, ma mi ricordo perfettamente quel giorno. Era novembre, e partendo dalla Germania per l’Italia, il tempo in Germania era brutto.

Faceva freddo, pioveva sempre e i giorni erano anche molto grigi.

Arrivando alle 6 di mattina in Italia mi sono svegliata per il sole, che dai finestrini mi bruciava il viso. Eravamo sul pullman con mio marito.

Alla prima fermata, quando sono scesa dal pullman, ho sentito caldo.

Era bello!

Eravamo già in Calabria.

Dopo il freddo e la neve della Russia, la pioggia della Germania, l’Italia mi è sembrata un paradiso!

Dina (Russia)

E’ stato per me un sogno arrivare in Italia senza problemi, con una distanza così grande, venivo dall’altra parte del mondo…

E’ stata una sorpresa grande per me il freddo. Faceva tanto freddo e io non ero coperta abbastanza.

Sono arrivata a Piacenza di notte. La mattina seguente dal cielo scendevano piccoli fiocchi di neve, che per me era un sogno. Era la prima volta che vedevo la neve. Ero così emozionata… Giocavamo con la neve, mi piaceva tanto quando camminavo. Sentivo nei miei piedi una sensazione molto strana.

La città era così bella, ma allo stesso tempo molto triste, perché al mio Paese ero abituata ad ammirare le case, le città dai colori allegri, con il sole che brilla. Tutto molto allegro.

Zoila (Colombia)

Quando sono arrivata in Italia mi sentivo molto estranea a tutto.

Era una mescolanza rara di sorpresa, paura, curiosità, nostalgia, timore, però anche sentivo l’intima convinzione di aver fatto la scelta giusta.

Volevo vedere tutto. I palazzi, le vie, la gente. Pensavo alla storia e alla geografia; volevo sapere dove mi trovato in ogni momento.

Tutto era diverso, e allo stesso tempo uguale!

Quando ero arrivata a Piacenza dall’aeroporto di Malpensa, non avevo notato nulla di particolare. Ora invece, quando camminavo in città incontravo tutto quello che tante volte avevo visto al cinema, nei libri; i colori, le vie, i negozi; i monumenti, le statue.

Dove mi trovavo? Cosa stavo facendo qui? Come ho potuto venire fin qui?

Come ho fatto a separarmi da mia figlia, dalle mie amiche, dalla mia stessa vita nel mio Paese?

Che timore quando dovevo andare a fare la spesa al supermercato, quando dovevo parlare con qualcuno.

Potrò parlare con libertà qualche giorno?

(Beatriz, Perù)

 

 

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