“Armati di speranza e di forza combatteremo ancora contro il virus”

“Mi armerò di speranza e di forza, la dividerò con i miei colleghi e insieme a loro combatteremo ancora perché fa parte del lavoro che amiamo anche per questo, perché ci offre il privilegio di poter essere il sorriso triste dei nostri malati. Come diceva Fogar: “È la forza della vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando sei sul punto di dire basta”.

Sono le parole di Carla, un’operatrice socio sanitaria di Fiorenzuola, dove da poco l’ospedale ha ripreso a ricoverare pazienti covid. La pagina Facebook dell’Ausl di Piacenza dà voce a chi ha già assistito agli effetti devastanti della prima ondata dell’epidemia e ora si trova a dover nuovamente affrontare questa battaglia.

“Non vorrei pazienti covid perché non so se avrò la forza di superare anche questa guerra. Si, perché è una vera e propria battaglia. Si torna a vivere un’esperienza surreale che mai avremmo immaginato di vivere. Ed è, qui, adesso, sapendo di tornare reparto covid, che ti assalgono i ricordi che avevi rimosso ma che avevi ancora in fondo ai tuoi occhi e in fondo al cuore – scrive Carla -. Pazienti che entrano e stanno male e non puoi far altro che curarli stando il più distante possibile, vedere che sono soli e spaventati e non poterli aiutare più di tanto perché ti devi dividere fra tutti, vederli morire e ricordarti del numero infinito di bare quando scendevi in camera mortuaria”.

“Pazienti che di te vedranno solo gli occhi e nulla più, pazienti che non avevamo neanche il tempo di conoscere, di cui ci ricordavamo solo i nomi. Ti tornano in mente giorni di persone in coma farmacologico e speranze di un risveglio che forse non sarebbe arrivato. Giorni di ossigeno e maschere c pap, di difficoltà respiratorie che a pensarci ci manca ancora il fiato. Pazienti portati via dai loro affetti, da quegli affetti che tu vedevi alla porta del reparto quando portavano la biancheria pulita e mentre ti allontanavi li vedevi guardare dallo spioncino nella speranza di vedere il loro caro. Giorni di video chiamate finché si poteva, giorni di telefoni che squillavano sui comodini e rimanevano inesorabilmente muti”.

“Questo virus ci ha reso e ci rende impauriti, vulnerabili e senza maschere, questo ci porta ad aprirci, aprire la nostra anima, mostrando a tutti, ma prima di tutto a noi stessi, che esseri siamo, umani”. Facciamo nostro il pensiero finale di Carla, con l’augurio di un buon lavoro anche oggi per i nostri operatori, non solo quelli impegnati sul fronte covid, ma anche quelli che nel frattempo assicurano l’assistenza ai malati per tutte le altre patologie. E allora mi armerò di speranza e di forza, la dividerò con i miei colleghi e insieme a loro combatteremo ancora perché fa parte del lavoro che amiamo anche per questo, perché ci offre il privilegio di poter essere il sorriso triste dei nostri malati. Come diceva Fogar: “È la forza della vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando sei sul punto di dire basta”.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.