Piacenza piange la scomparsa di Sergio Montanari, storico difensore biancorosso IL RICORDO

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Il Piacenza Calcio 1919 piange la scomparsa di Sergio Montanari, un uomo ed un giocatore che ha legato in maniera indissolubile la sua vita a quella dei colori biancorossi.

Classe 1939, difensore della retroguardia biancorossa, ha esordito con la maglia del Piace nella stagione 1964/1965 divenendo uno dei giocatori con più presenze nella storia centenaria del Piacenza Calcio (ben 179). “Il Presidente, i Soci, il Consiglio di Amministrazione ed i tesserati tutti – si legge in una nota del club biancorosso – porgono sentite condoglianze alla famiglia”.

Nella foto pubblicata dal sito storiapiacenza1919.it, Sergio Montanari è l’ultimo a destra nella fila degli accosciati. La stagione è quella del 1966/1967. 

IL RICORDO di Luigi Carini – Negli anni ‘56/’57 all’Infrangibile si formò una squadra di calcio di ragazzi abituati a ritrovarsi sul vecchio campo della “Folgore” nelle ore del dopolavoro o del dopo studio. La squadra prese il nome di “Aquilotti” (ed io ne ero uno dei primi giovanissimi tifosi). Erano tutti ragazzi del rione ad eccezione di due, uno di questi si chiamava Sergio Montanari. Proveniva da Carpaneto dove era nato il 7/12/39: Era un ragazzo taciturno, piuttosto timido con una serietà impressionante: era difficile vederlo sorridere o scherzare, eppure amava la compagnia ed era sempre disponibile ad aiutare gli amici, in qualunque circostanza: in campo e fuori.

Gli “Aquilotti” durarono una sola stagione perché quasi tutti superavano l’età del settore giovanile e mancavano i ricambi ed i fondi necessari per continuare; tuttavia ottimi, se non eccellenti, giocatori presero il volo per una brillante carriera come Vittorio Schiavi ed Angelo Orsi che, dopo la parentesi col Pro Piacenza, finirono il primo nell’Inter di Helenio Herrera ed il secondo nella Sampdoria con una lunga carriera in serie B e serie C. Sergio Montanari finì alla Pontenurese, in quei tempi una grossa realtà calcistica della nostra provincia appartenente alla maggior serie dilettantistica di allora. Presto divenne uno dei miglior (se non il migliore) difensore della nostra provincia e agli inizi della stagione ‘64/’65, nonostante non fosse più giovanissimo, venne acquistato dal Piacenza che era appena stato promosso in serie C. Naturalmente partì come riserva, ma l’allenatore Meregalli lo prese subito in considerazione e, dopo aver acquisito un po’ d’esperienza, lo fece debuttare a Monfalcone (se la memoria non ci tradisce) nella primavera nel girone di ritorno.

Da allora Sergio divenne titolare e con la maglia biancorossa disputò 179 partite di campionato ed una di Coppa Italia professionisti. Nel 1969 fu uno dei protagonisti principali della storica promozione in serie B. Lasciato qualche anno dopo il Piacenza un po’ per l’età ed un po’ per gli infortuni sempre più frequenti, passò alle serie dilettantistiche, in modo particolare nella Castellana disputò ancora ottimi campionati sia come giocatore che come allenatore.

Con Sergio sono stato amico ed ammiratore per tanti anni. Era un difensore come oggi non ce ne sono più (mentre sarebbero estremamente necessari). Marcatore formidabile, faceva sempre sentire il fiato sul collo (ed i garretti alle caviglie) all’attaccante che aveva in consegna. Non aveva un gran fisico, ma, grazie ad una grande disciplina negli allenamenti, aveva acquisito una forza atletica esuberante: fortissimo nell’anticipo era quasi impossibile superarlo in velocità o nelle palle alte, pur non avendo un’altezza da granatiere. Si racconta, come aneddoto, che in una partita, incaricato di “marcare” la sua ala, quest’ultima dovette uscire per farsi medicare e Sergio non la lasciò neppure in quella circostanza: stette ai bordi del campo ed attese il suo rientro per riprendere la marcatura. La sua generosità agonistica era diventata proverbiale; per lui non aveva significato la parola “resa”.

Lo chiamavano il “postino” perché nella vita faceva il portalettere, professione che non volle mai abbandonare e per questo rifiutò anche ben remunerati trasferimenti, ed anche perché in campo correva molto sempre a soccorrere i compagni o per fermare gli avversari. Persona schietta, concreta e sincera mancava di diplomazia per la sua abitudine di parlare chiaro senza peli sulla lingua. La sua voce la si sentiva bene in campo e nello spogliatoio. Sergio abitava nella mia stessa via. Da qualche tempo non stava bene e capitava raramente di incontrarci ed allora quando passavo sotto la sua finestra alzavo sempre gli occhi per salutarlo. Quasi sempre lo trovavo e mi rispondeva. Un altro pezzo del “nostro” Piacenza se n’è andato.

IL RICORDO DEL MINISTRO DEI TRASPORTI PAOLA DE MICHELI – “Sergio Montanari ha incarnato i valori più sani dello sport, come giocatore durante la lunga carriera nelle fila del Piacenza Calcio e poi nella veste di allenatore appassionato che ha cresciuto generazioni intere di giovani calciatori. Voglio ricordare così Sergio Montanari che ci ha lasciato, insieme a lui se va un pezzo di storia biancorossa, ma a tutti noi resta la sua grande umanità e la lezione di uno sportivo vero”.

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