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L’economia dell’Emilia Romagna al tempo del Covid-19

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Secondo il rapporto congiunturale redatto dalla Banca d’Italia, anche l’economia della prosperosa Emilia-Romagna, a causa della diffusione della pandemia di Covid-19, sta soffrendo molto.

L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, ha infatti evidenziato una forte contrazione nei primi tre trimestri del 2020, con una flessione molto più accentuata nel secondo trimestre, in linea con quanto accaduto a livello nazionale (fig. 1.1).

La riduzione delle attività economiche ha coinvolto tutti i settori. Nell’industria la flessione ha interessato i principali comparti di specializzazione regionale sia sui mercati interni che su quelli esteri, ad eccezione delle imprese dei settori alimentare e farmaceutico. Nel terziario la diminuzione dei volumi di attività è stata più marcata per il commercio di beni non alimentari e per i servizi di alloggio e ristorazione.

Le industrie produttive La produzione industriale è calata del 14,9% rispetto al 2019. La meccanica e la produzione alimentare hanno subito un calo di poco inferiore rispetto alla media. La flessione maggiore ha interessato i settori della moda e della lavorazione del legno. Un terzo delle imprese produttive ha ridotto gli investimenti, sebbene oltre i due terzi prevede di realizzarli a partire dal prossimo anno. Il 60% delle imprese prevede la ripresa delle vendite già a partire dal 2021.

Costruzioni e mercato immobiliare Le imprese di costruzione hanno subito una diminuzione del fatturato del 10,3%, soprattutto nelle piccole imprese operanti nel comparto del privato. Migliore andamento per le imprese operanti nel comparto delle opere pubbliche. Secondo l’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI), le compravendite di immobili sono:

– calate del 17,1% per quanto riguarda gli immobili residenziali (inoltre i prezzi sono aumentati);

– calate del 25% circa per quanto riguarda gli immobili non residenziali con i prezzi al ribasso.

Si prevede un 2021 in miglioramento, grazie anche agli incentivi fiscali predisposti dal Governo.

Commercio e turismo – Nel commercio al dettaglio la dinamica delle vendite ha riflesso la caduta dei consumi delle famiglie con una contrazione del fatturato del 10,7%. Il calo è stato più contenuto per la grande distribuzione e per le vendite di beni alimentari. Nel comparto turistico i pernottamenti presso le strutture ricettive della regione si sono quasi dimezzati nei primi sei mesi, con una leggera ripresa nei mesi estivi di luglio e agosto soprattutto nelle province della riviera romagnola.

Trasporti – Tra gennaio e settembre anche i movimenti di merci e passeggeri sono diminuiti significativamente, con una leggera ripresa nei mesi estivi. Il traffico di veicoli pesanti su strada è diminuito di circa il 10% e i movimenti di merci presso il porto di Ravenna del 16,0%. Il traffico aereo di passeggeri ha subito una riduzione superiore ai due terzi, più ampia per quello internazionale che rappresenta la quota prevalente.

Gli scambi con l’estero – Nei primi sei mesi del 2020 le esportazioni delle imprese emiliano-romagnole sono diminuite del 14,2%. La diminuzione dell’export si è concentrata soprattutto nei mesi di aprile e maggio, mentre in giugno il calo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente è risultato più contenuto. Anche il sondaggio congiunturale della Banca d’Italia riporta una dinamica complessivamente negativa: circa i tre quarti delle imprese intervistate hanno registrato un calo del fatturato esportato nei primi nove mesi dell’anno. I settori economici che hanno maggiormente subito un calo dell’export sono: la meccanica, i mezzi di trasporto, l’abbigliamento e i prodotti in metallo. Il farmaceutico e l’alimentare sono gli unici settori che non hanno subito un calo delle esportazioni. Tra le aree geografiche di destinazione il calo delle esportazioni ha interessato sia i paesi europei sia quelli extraeuropei.

L’occupazione L’occupazione è diminuita, dopo una prolungata fase espansiva. Il calo si è concentrato nel secondo trimestre dell’anno ed è riconducibile soprattutto al mancato rinnovo dei contratti a termine giunti a scadenza. Gli effetti della crisi in atto sui livelli occupazionali sono stati attenuati dalle misure pubbliche di sostegno al reddito e dal blocco dei licenziamenti. La fase congiunturale avversa ha scoraggiato la ricerca attiva di un’occupazione, traducendosi in una flessione dei tassi di partecipazione e di disoccupazione.

Nel primo semestre del 2020 si è arrestata l’espansione dell’occupazione in atto dal 2014, con una flessione dell’1,7%, in linea con il dato nazionale. Il tasso di occupazione è diminuito di 1,5 punti percentuali (69,1%   rispetto al 70,6% del periodo corrispondente nel 2019). La riduzione del numero di occupati ha interessato principalmente la componente femminile e quella a tempo determinato, ed ha interessato soprattutto i comparti dell’industria, del commercio e degli alloggi e ristorazione.

A seguito dell’emergenza Covid-19, per sostenere i livelli occupazionali è stata ampliata la possibilità di utilizzo degli strumenti di integrazione salariale come la Cassa integrazione guadagni (CIG) e i fondi di solidarietà.

Economia e finanza – Il fabbisogno finanziario delle imprese, aumentato fortemente nei mesi successivi allo scoppio della pandemia, è stato gradualmente soddisfatto dai finanziamenti bancari; questi ultimi sono tornati a crescere dal mese di marzo e hanno accelerato nel periodo successivo, sospinti soprattutto dall’introduzione di garanzie pubbliche. I prestiti alle famiglie hanno rallentato sia nella componente del credito al consumo sia in quella dei mutui per l’acquisto di abitazioni. L’incertezza sulle prospettive ha indotto famiglie e imprese ad accrescere il risparmio a fini precauzionali e ciò si è riflesso in un marcato aumento dei depositi.

Le conseguenze della pandemia sull’economia regionale sono evidenti. Le misure governative hanno creato sicuramente un argine provvisorio al fine di ridurre almeno in parte l’impatto negativo sul PIL regionale e nazionale. Misure che evidenziano comunque, per la loro portata e modalità di esecuzione, una mancata strategia preventiva sugli esiti della seconda ondata della pandemia. Tuttavia, pur in un contesto di elevata incertezza sull’evoluzione della congiuntura economica, oltre il 60% delle imprese prevede di mantenere stabili gli investimenti previsti per il 2021 e quasi un quinto di aumentarli.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

Fonte: Economie regionali – L’economia dell’Emilia-Romagna

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