“Mio marito salvato dopo l’arresto cardiaco grazie agli operatori Ausl”

“Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato a salvare mio marito, colpito da arresto cardiaco”.

Gabriella è un’infermiera e ha scritto un lungo e bellissimo messaggio alla pagina Facebook dell’azienda sanitaria di Piacenza per ringraziare i professionisti della sanità piacentina ma anche mettere in evidenza come le manovre di soccorso con un defibrillatore le abbiano permesso di raccontare questa storia con un lieto fine. “Hanno salvato non solo lui, ma una famiglia” – spiega la donna.

Il racconto di Gabriella si rifà alla “tremenda notte tra il 19 e il 20 novembre”. “Fondamentale per me e i miei figli è stato l’aiuto dell’operatrice del 118 che, in linea in viva voce, ci ha assistito e guidato dai primi minuti dell’arresto cardiaco che ha colpito mio marito. Tutto questo, unitamente alla prontezza di mio figlio che è corso a prendere il Dae e a mia figlia che mi ha aiutata durante le manovre di rianimazione e defibrillazione, hanno permesso che la vita di mio marito fosse salva e senza gravi lesioni neurologiche”. E poi, la professionalità delle squadre di soccorso: “La grande competenza e tempestività l’equipaggio Fiorenzuola India, sostenuti dalla Pubblica Assistenza di Cortemaggiore e dalla presenza del medico proveniente da Piacenza”. “Dobbiamo poi ringraziare il personale del Pronto soccorso di Piacenza che lo ha accolto in condizioni disperate e lo ha stabilizzato, il medico dell’Emodinamica che ha eseguito l’angioplastica, il reparto di Rianimazione, l’UTIC e l’Emergenza sanitaria cardio che nei giorni successivi si sono presi cura di lui”.

“Io devo ringraziare tutte queste persone per le grandi cose che hanno fatto, salvando e curando la persona più cara che ho, salvando di fatto non solo lui ma una famiglia. L’Ausl di Piacenza sia orgogliosa dei suoi professionisti, io li ringrazierò per tutta la vita. Io sono infermiera e devo dire che l’Azienda in questi anni ha creduto molto nei corsi di BLS (Basic Life Support, manovre di primo soccorso) e li ha fatti seguire al personale ogni 2 anni affinché diventassero degli automatismi. Nel mio caso, pur nella concitazione e disperazione, sono servite”.

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