Su Netflix la 4° stagione di “The Crown”, il ricordo di Zanardi Landi della principessa Margaret

Da domenica 15 novembre su Netflix debutta la quarta stagione di The Crown, la serie tv dedicata alla regina Elisabetta e alla famiglia reale britannica.
Sono gli anni ’80 il periodo storico sul quale lo sceneggiatore Peter Morgan si è concentrato; saranno le donne le vere protagoniste. La regina Elisabetta dividerà la scena con la principessa del Galles, Diana Spencer, e con il primo ministro britannico Margaret Thatcher.

the crown

I fan della serie assaporeranno la love story tra il principe Carlo e Lady Diana, così come farà ritorno l’attrice Helena Bonham Carter nel ruolo della principessa Margaret, sorella minore della regina Elisabetta II.

Tanti i retroscena e le curiosità che hanno visto coinvolti i reali d’Inghilterra; persino la provincia di Piacenza si è fatta conoscere e amare all’interno di Buckingham Palace. Sua Altezza reale la principessa Margaret, contessa di Snowdon (Glamis, 21 agosto 1930 – Londra, 9 febbraio 2002) – secondogenita di re Giorgio VI e sorella minore della regina Elisabetta II – era in ottimi rapporti di amicizia con un amico del cognato del conte Orazio Zanardi Landi, proprietario del Castello di Rivalta. La principessa Margaret, infatti, amava viaggiare, specialmente in Italia. Quando ne aveva occasione si recava a Roma e proprio nella capitale ebbe modo di conoscere e frequentare una famiglia nobiliare imparentata con i conti Zanardi Landi. Con il pretesto di poter visitare alcune città del nord Italia nacque così l’occasione per la stessa principessa Margaret di essere ospite al maniero di Rivalta di Gazzola.

principessa Margaret

“A partire dal 1987, e per sette volte in dieci anni, la sorella della regina Elisabetta fu mia gradita ospite – racconta il conte Orazio Zanardi Landi -. La sua permanenza, a seconda delle volte, fu da un minino di una settimana sino ad una decina di giorni. Una persona colta, raffinata, a tratti capricciosa ma sempre piacevole e cordiale”.

“Il suo arrivo era di volta in volta concordato con quasi un anno di anticipo – ricorda Zanardi Landi -. Infatti, assai complesso era sia far combaciare i suoi molteplici impegni mondani al rigido protocollo reale sino alle stringenti misure di sicurezza che la vedevano coinvolta per il ruolo che ricopriva”.

Il castello di Rivalta

“Tanti i piacevoli, e a tratti inusuali, momenti che sia io che la mia famiglia abbiamo vissuto trascorrendo il nostro tempo in compagnia della principessa Margaret – prosegue il conte -. Anzitutto la cosa che ci colpì inizialmente era proprio il cordone di sicurezza: i percorsi in auto dovevano essere prestabiliti, non era concesso far deviazioni all’ultimo minuto o fare soste laddove non fosse stato previsto. Persino andare a mangiare al ristorante era complesso. La prima volta che la portai al ristorante optai per Il Falco, situato nel borgo di Rivalta, ebbene, dovetti prenotare tutto il locale, non potevano esserci altri commensali fatta eccezione per quelli che si sarebbero seduti con noi al tavolo”.

Incontro

“Quando venne per la prima volta nel mio castello, nel 1987, fu deciso di farla pernottare nella camera verde, da quella volta la principessa ne rimase così entusiasta che non volle mai cambiare stanza nei suoi viaggi a seguire, per la vista incantevole mi disse – prosegue Zanardi Landi -. I primi tempi era sempre scortata da una guardia del corpo personale e accompagnata da una dama di compagnia e da due persone amiche di famiglia. Al mattino amava rimanere a letto sino a tardi, poi, intorno a mezzogiorno, una colazione che aveva più che altro l’aspetto di un pranzo. Amava conoscere posti nuovi, pertanto non mancai di organizzare gite fuori porta: a Parma, a Genova, a Pavia, a Brescia. Sempre precedentemente concordate, e sempre su sua specifica scelta”.

“L’aspetto bizzarro, ma che altro non è che da ricondurre all’educazione reale impartitale fin da fanciulla, era l’impossibilità di imporle alcunché. Mi spiego meglio. Come dicevo in precedenza, ogni volta che veniva da me ospite, tutto era concordato con largo anticipo, persino il giorno e l’ora nel quale si sarebbe visitata la tal città o il tal museo. Ma la sera prima, mai nessuno si sarebbe sognato di dirle: domani partiremo alle 11 per andare (ad esempio) a Brescia. Non avrebbe mai accettato di andarci, lo avrebbe visto come un ordine, un’imposizione. Così si innescava un simpatico siparietto, nel quale era lei di volta in volta che mi domandava se avessi a suggerirle una possibile meta o luogo da poter visitare il giorno a venire. E io le rispondevo che avremmo potuto recarci nella tal città. E lei con un sorriso e poche parole diceva che le sarebbe piaciuto. Ma appunto, lei in realtà sapeva già da mesi che quel giorno ci saremmo andati”.

“Anche in auto una volta rimasi di sasso davanti al suo ingenuo stupore. Si meravigliò infatti del fatto che mi fermai in prossimità di un passaggio a livello che aveva le sbarre abbassate. Ma come? Perché ci siamo fermati? Mi chiese. E io candidamente le risposi: perché sta per arrivare un treno, quando sarà transitato le sbarre si rialzeranno e così potremo proseguire. Ma la mia risposta la fece rimanere contrariata, e ribatté che in Inghilterra sarebbe stato il treno a fermarsi per far passare la figlia di re Giorgio!”.

“Altro aspetto particolare era la sua scarsa pazienza a rimanere seduta a tavola. Mi fu raccontando che durante un suo viaggio in Liguria venne accompagnata per pranzo in un noto ristorante di Portofino, famoso per servire tanti piatti. Ecco, a metà del pasto – che a suo dire si stava dilungando troppo – si alzò dal tavolo, salutò e se ne andò. Il tutto non curandosi minimamente che il suo gesto fosse interpretato come maleducato, anzi, lei stessa rimase indispettita da quello che riteneva essere un tentativo di obbligarla a rimanere in un determinato posto per un tempo non necessario”.

“Altri aneddoti curiosi riguardano ancora il momento del pasto. Particolare attenzione bisognava riservare alla disposizione dei posti a sedere: inderogabilmente lei doveva essere messa a sedere al posto del padrone di casa, con quest’ultimo alla sua sinistra e la sua consorte dinnanzi a lei. E’ capitato ad alcune persone che conosco di confondere sbadatamente il posto a lei assegnato, e tutte le volte, seppur con garbo, lo faceva notare”.

“Un giorno un mio cugino, che era venuto al castello per incontrarla, si diresse verso di lei.  La principessa Margaret alzò la mano, un gesto che imponeva un’attesa ma che egli mal interpretò credendo fosse un cenno di avvicinarsi e poterla salutare. Con apparente suadente affabilità ricambiò frettolosamente, ma per tutto l’arco della serata si rifiutò categoricamente di rivolgergli la parola”.

“Era sempre entusiasta di poter venire a Rivalta e di rimare in compagnia dei miei familiari, a tal punto che nel 1990 io e la mia famiglia fummo invitati a trascorrere una settimana al Castello di Windsor come ospiti della famiglia reale inglese. Fu l’occasione sia per me che per mia madre di conoscere personalmente la regina Elisabetta II, persona cordiale che, un pomeriggio, di sua iniziativa, si mise a preparami personalmente un’ottima camomilla. Ebbi anche modo di conoscere la compianta Lady Diana, della quale ricordo quello sguardo malinconico, una persona tutt’altro che solare, fu chiaro anche a me che quell’ambiente non le apparteneva: come se fosse a disagio”.

“A Londra, il 6 settembre 1997, alle 9 del mattino, ci fu il funerale di Lady Diana. Alle 17 la principessa, come da accordi presi nei mesi precedenti, arrivò puntuale a Rivalta. Il suo viso era cupo, era un giorno triste per la monarchia inglese e per i suoi sudditi. La sua vacanza al castello tuttavia proseguì e si concluse, come di consueto, nei migliori dei modi”.

Il castello di Rivalta

foto tratte dal sito internet del castello di Rivalta

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