A Maria Cristina Meloni il premio Gender Equality and Diversity Label

La nota stampa

Martedì 22 dicembre, in diretta streaming sui canali della Regione Emilia Romagna (causa covid-19), è stato assegnato alla dottoressa Maria Cristina Meloni del premio GED “Gender Equality and Diversity Label”, un riconoscimento speciale come migliore pratica relativa ad azioni positive a favore delle pari opportunità. Il premio GED è stato uno dei tre premi speciali aggiunti ai sette destinati agli Innovatori responsabili 2020 dopo una selezione tra 141 partecipanti.

La dottoressa Meloni è un’imprenditrice intraprendente e poliedrica, già nota sul territorio piacentino per le sue iniziative multidisciplinari, un vulcano di idee. Sarda, ma piacentina d’adozione dal 2009, in questo difficile anno non si è persa d’animo. Lo abbiamo constatato ad aprile con l’indagine esplorativa sugli effetti del covid-19 nei bambini. Poi ha proseguito col mettere in campo a 360° le sue competenze psico-giuridiche sino ad  ottenere dalla Commissione Parità e Diritti delle Persone della Regione Emilia Romagna questo importante riconoscimento per il valore delle azioni che, come professionista, ha posto in essere a beneficio di tutta la comunità.

Maria Cristina Meloni, laureata e specializzata sempre con lode, opera come psicologa, psicoterapeuta, consulente tecnico, ausiliario di Polizia Giudiziaria, esperta in famiglie, traumi, criminologia clinica, psicologia giuridica e penitenziaria. Col suo progetto “I connect with you” è stata riconosciuta dalla Regione per la categoria ‘liberi professionisti’ come promotrice di valori che l’Ente ha assunto come linee guida per il programma di mandato dell’XI legislatura e per il nuovo Patto per il lavoro e il clima. L’obiettivo del progetto è stato quello di creare all’interno del suo polistudio “Activity Club”, in collaborazione con l’Associazione Tutela di cui è presidente, un distretto “Crime&Cybercrime”.

La Dott.ssa Meloni spiega come non sia casuale il nome scelto per la sua idea. “I connect with you” vuole mettere in evidenza la ‘connessione’ tanto quella virtuale e di rete quanto quella emotiva. Lo studio del codice rosso, delle ultime sentenze di Cassazione, dei recenti fatti di cronaca unitamente alla sua esperienza professionale l’hanno condotta a voler mettere evidenziare la relazione tra stalking e reati perpetrati tramite canali digitali. Il fine è quello di prevenire e contrastare questi episodi mettendone in luce le dinamiche.

Un progetto importante dedicato al mondo digitale e alla sua crescente pervasività, argomenti che tanto la affascinano (sin dal 2012, anno della sua prima ricerca, condotta sul nostro territorio e già pubblicata). Un progetto che parte quindi da lontano e che può dirsi oggi innovativo, propositivo e vincente. Utile per richiamare l’attenzione sulle minacce insite nella rete, terreno fertile per abusi e violenza, un mezzo, quello web, che necessita di sempre maggiore consapevolezza di fruizione. Una idea, non a caso, ben accolta e divenuta a settembre di questo anno protocollo della Polizia di Stato, iniziativa che mira ad ampliarsi a beneficio di tutto il tessuto sociale.

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