Rami e alberi caduti sotto il peso della neve, il parere degli esperti sulla gestione del verde

La forte nevicata, che negli scorsi giorni ha interessato tutto il nord Italia e non ha risparmiato la provincia di Piacenza, ha causato la rottura di rami e, in alcuni casi, sotto il peso della neve sono caduti interi alberi.

A Piacenza il centralino del 115 è stato letteralmente preso d’assalto: nell’arco di 48 ore, oltre 130 gli interventi riguardanti la caduta di rami e piante che i vigili del fuoco hanno dovuto gestire sia in città che sul territorio provinciale. In parte dell’opinione pubblica piacentina è montata l’idea che alla base ci sia stata un’incuria del verde urbano, con un mancato intervento adeguato che scongiurasse, allorquando potesse nevicare – questa nevicata era stata prevista e annunciata dai meteorologi con alcuni giorni di anticipo –, un sovraccarico sulle fronde delle piante con il conseguente spezzarsi di rami e arbusti. Abbiamo affrontato lo spinoso tema con due esperti: il professor Vittorio Rossi, docente di patologia vegetale presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza, e la dottoressa Emanuela Torrigiani, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Piacenza.

“La gestione delle chiome degli alberi in ambiente urbano – spiega Vittorio Rossi – richiede un equilibrio. Da un lato, l’esigenza di potature più rilevanti in vista delle possibili nevicate invernali, al fine di diminuire le superfici di carico e ridurre il rischio di rotture di rami o addirittura tronchi. Dall’altro lato, la necessità di mantenere chiome dense e rigogliose durante l’estate per garantire l’ombreggiamento e l’aspetto estetico dell’albero. Le piante ornamentali non hanno necessità di essere sottoposte a cicli di potatura come avviene per le piante da frutto e gli interventi di gestione della chioma sono per lo più rivolti a rispondere alle nostre esigenze, dar loro forma, regolarne la dimensione, evitare che i rami non vadano a danneggiare manufatti, edifici, cavi elettrici o quant’altro. Oltre alle operazioni di gestione ordinaria della chioma, vi poi sono interventi di potatura straordinari atti a recuperare la stabilità delle piante danneggiate e per eliminare parti di legno cariato”.

“La resistenza delle piante al carico della neve dipende (oltre che dallo stato di salute dello “scheletro” legnoso e delle radici) dall’architettura e dal volume della chioma – aggiunge – Le piante autoctone, essendosi selezionate nei nostri climi, sono maggiormente adattate a sopportare carichi di neve importanti rispetto a piante che si sono evolute in ambienti caratterizzati da inverni più miti e senza neve. Un po’ come succede per le piante tipiche dei litorali marini, che hanno una spiccata capacità di resistenza al vento e alla salsedine. Ne deriva l’importanza di scegliere e mettere a dimora specie di piante autoctone, adattate al clima locale, e di garantire loro uno sviluppo equilibrato e un buon stato di salute”.

E in questo frangente si è dimostrata lodevole l’iniziativa della Regione Emilia-Romagna che ha recentemente investito 14,2 milioni di euro, per consentire agli emiliano-romagnoli di ritirare gratuitamente e piantumare le prime 500mila piante autoctone: in giardini, parchi, lungo i corsi d’acqua e negli spazi che vorranno, creando una nuova superficie verde di 500 ettari. L’iniziativa di prefigge il compito di migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria – attraverso l’assorbimento dei carichi inquinanti e l’abbattimento di polveri e rumori –, per contenere l’effetto serra mediante l’assorbimento di anidride carbonica, per garantire il riequilibrio idrogeologico del territorio e per migliorare la biodiversità attraverso un’azione di tutela della fauna selvatica.

“Prendersi cura del patrimonio arboreo è un compito che va affidato ad esperti che con professionalità mettono in campo la loro conoscenza – esamina Emanuela Torrigiani, dottore agronomo -. Le nevicate recenti hanno danneggiato soprattutto cedri e alberi non tipiche della nostra zona. I cedri, infatti, hanno rami che si sviluppano orizzontalmente e quindi trattengono la neve che esercitando un carico li spezza. Altre conifere, come gli abeti, tipici di zone montane, hanno una forma conica che lascia scivolare la neve, impedendo che questa eserciti un carico di rottura”.

“Altri alberi autoctoni hanno subito cedimento di rami, ma in diverse occasioni, il legno, nel punto di cedimento era cariato. È scorretto attribuire la colpa dei danni da neve alle mancate potature, poiché una pianta potata scorrettamente e in modo drastico produce negli anni successivi molti rami debolmente inseriti, che quindi possono cedere facilmente, quindi i danni da neve accadranno a pochi anni di distanza dai tagli scorretti. La gestione del verde pubblico non si limita alla programmazione delle potature, ma è importantissima anche la corretta progettazione. Piacenza si è recentemente dotata di un Regolamento del verde pubblico, che dà indicazioni sulle pratiche agronomiche corrette sia per la gestione del verde esistente che per la creazione di nuove aree verdi”.

“È auspicabile che il Regolamento venga esteso anche alla gestione del verde privato, non per imporre ai cittadini scelte estetiche su quali piante mettere dimora, ma a garanzia dello sviluppo di un patrimonio arboreo cittadino che possa rimanere sano a lungo senza cagionare danni ai manufatti o essere occasione di fastidi o necessità di cure manutentive costose e ricorrenti. Piacenza ha certamente subito gli effetti della nevicata anche sotto il profilo di perdita di una modesta parte del proprio patrimonio verde. Il danno che ha colpito maggiormente la cittadinanza è il cedimento del secolare cedro del Libano dei Giardini Margherita”.

Al proposito Torrigiani riferisce che “il Consiglio dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Piacenza, insieme al Consorzio GREEnet e alla Associazione RAMI (Registro Alberi Monumentali Italiani) ha chiesto ai tecnici del verde pubblico e all’Amministrazione comunale la possibilità di eseguire un sopralluogo in tempi brevissimi per meglio comprendere le cause del cedimento e di conseguenza valutare se esistono i presupposti tecnici per rialzare l’albero che attualmente è ancora vivo e consolidarlo. Proposta che merita attenzione poiché è stata ventilata la possibilità di finanziamento dell’intervento da parte di un’associazione di arboricoltori professionisti”.

alberi caduti

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