Cascina San Savino, il Pd alla Giunta “Con quali risorse si finanzierà l’intervento di recupero?”

Recupero di Cascina San Savino, i consiglieri del Pd – Stefano Cugini, Giorgia Buscarini, Christian Fiazza e Giulia Piroli – interrogano sindaco e Giunta.

Oggetto dell’interrogazione è l’utilizzo futuro della struttura: è notizia di circa un mese fa, infatti, che il Comune ha in mente di trasformare, nell’ambito del sistema fieristico e logistico della città, la Cascina in una sorta di “vetrina” di promozione delle eccellenze gastronomiche del territorio. La decisione fa seguito alla vittoria dell’Italia City Branding 2020, avviso pubblico della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha selezionato 20 città pilota – tra cui la nostra – nelle quali elaborare e attuare un piano di investimenti che vadano in questa direzione. A Piacenza sono stati destinati 550mila euro, utili per coprire i costi della progettazione definitiva ed esecutiva dell’intervento, a cui comparteciperà con un cofinanziamento di 55mila euro il Comune di Piacenza (10% del costo, così come previsto dall’avviso pubblico) affiancato da Investitalia nello sviluppo dell’intervento infrastrutturale.

Trasformare Casina San Savino in un polo per la valorizzazione delle eccellenze piacentine non è però una novità dell’ultima ora. Nell’interrogazione, i consiglieri Pd, infatti, ricordano che un progetto simile, non andato a buon fine, di restauro e riqualificazione era stato avanzato dalla Camera di Commercio “nel periodo tra il 2005 e il 2010 e ancora nel 2014 in vista di Expo 2015”. “Si rammenta – dicono i dem – che in tale occasione fu coinvolta anche Piacenza Expo, che in seguito acquisì anche il progetto accollandosi una quota del relativo costo. Si ricorda altresì che purtroppo, non essendosi concretizzate adesioni da parte di imprenditori piacentini del settore, disponibili a farsi carico pro-quota dei costi dell’operazione, l’iniziativa non ebbe seguito”.

I consiglieri ricordano poi un’altra proposta di riqualificazione del complesso, di natura diversa ma ugualmente non portata a termine, per cui questo sarebbe stato destinato ad accogliere “servizi socio-assistenziali (comunità alloggio per anziani, appartamenti protetti, centro per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare), con la previsione di spazi comuni per attività di animazione e socializzanti e di una ludoteca”. Una riconversione dall’investimento complessivo “di 9.243.600 euro” – ricordano i dem – per cui il Comune avrebbe dovuto “impegnarsi per 30 anni con Inail – acquirente dell’immobile e finanziatrice dell’intervento – pagando un canone di affitto pari al 3% dell’investimento”. Un progetto abbandonato nel 2018 dall’attuale amministrazione. “La scelta – affermano i consiglieri del Pd – è stata formalizzata comunicando ai soggetti coinvolti, tramite gli Assessori Opizzi e Passoni che l’opera non rientrava nelle priorità dell’Amministrazione”.

Da qui i dubbi dei dem, che pongono tre domande a Sindaco e Giunta. In primis “se l’Amministrazione nel partecipare al bando citato in premessa (Italia City Branding 2020, ndr) abbia tenuto conto dell’esistenza e della piena disponibilità di progetti già elaborati (in particolare la presenza di un progetto definitivo – architettonico, strutturale, impiantistico – in Soprintendenza, ottenuto senza alcun costo per il Comune e che comporterebbe allo stato dell’essere di risparmiare circa 200 mila € sull’appalto in parola); quali valutazioni – aggiungono – e quali atti programmatici abbiano indotto l’Amministrazione a considerare la destinazione prefigurata di cascina San Savino a “Polo per la promozione dei prodotti tipici piacentini, struttura ricettiva, ristorazione, hub della mobilità e di interscambio tra logistica e Città, oltre a spazi destinati a start-up innovative nel settore eno-gastronomico” con possibilità di maggior interesse e successo rispetto a un’iniziativa simile non decollata in passato e soprattutto avendo chiaro che nell’autorizzazione all’alienazione la Soprintendenza non autorizzava le attività commerciali all’interno della struttura stessa, o meglio così scriveva il Soprintendente Elio Garzillo nel 2002: “…sia prevista una destinazione d’uso residenziale, agricola, ricettiva, artigianale”. Questo infatti – rilevano i dem – sembrerebbe in netto contrasto con l’intento di questa amministrazione di realizzare, attraverso il Bando sopra citato, un “Polo per la promozione dei prodotti tipici piacentini, la cui natura commerciale sembra evincersi con chiarezza”.

Infine “con quali risorse l’Amministrazione intenda finanziare l’intervento di recupero vero e proprio, una volta ottenuto e cofinanziato il costo della sola progettazione, per altro in parte già preesistente (trattandosi di un intervento di restauro, l’involucro è sempre quello, si potrà eventualmente fare un bando per pagare solamente le opere di variante anziché spendere inutilmente soldi pubblici, per rifare rilievi o quanto altro), onde evitare un’ulteriore progettazione fine a se stessa, questa volta non gratuita ma con oneri rilevanti – 550mila € – da parte della Stato e in parte a carico del Comune”.

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