Fondazione di Piacenza e Vigevano, un presidente (e un consiglio) da scegliere bene

Nelle prossime settimane c’è un passaggio fondamentale per i piacentini e che condizionerà il futuro della nostra città: il rinnovo dei vertici della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Quanto sia importante per il nostro territorio l’ente di via S. Eufemia ce lo dice un numero: dal 1991 al 2019 la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha distribuito 164,04 milioni di euro. La possibilità di elargire finanziamenti sulla scorta di progetti di welfare, cultura, educazione e ricerca, ma anche la capacità di sostenere lo sviluppo e l’apertura di Piacenza all’esterno, saranno fattori ancora più centrali nello scenario della post pandemia, al quale tutti speriamo di approdare il prima possibile.

La cassaforte dei piacentini si appresta a cambiare i propri organismi dirigenti – giunti a scadenza naturale – e anche il presidente, dopo gli otto anni di reggenza di Massimo Toscani, il notaio chiamato nel 2014 a prendere le redini e a riportare l’ordine in una Fondazione sfiancata da uno scontro senza precedenti nella nostra sonnacchiosa provincia. Il rinnovo degli organismi della Fondazione – spiegati nella loro articolazione sul sito dell’ente – avviene in due momenti: la costituzione del nuovo consiglio generale composto da 15 membri (il numero dei componenti è stato tagliato da 25 a 15 durante il mandato Toscani) e successivamente la nomina da parte del consiglio rinnovato del presidente (che può essere una personalità esterna al consiglio). Il presidente ha poi la facoltà di designare un consiglio di amministrazione (composto da sei a otto persone) con compiti di natura più esecutiva. Qui si possono trovare le composizioni dell’attuale consiglio generale e del consiglio di amministrazione.

La Fondazione dispone di uno statuto che fissa le regole per l’elezione dei suoi organi dirigenti: un meccanismo alquanto macchinoso, ma che cerca di offrire rappresentanza alle diverse articolazioni della società piacentina, dalla politica, alla curia, passando per il volontariato e le categorie economiche. Nel consiglio generale deve prevalere il pluralismo, mentre la sintesi del governo e della decisione sono delegate al presidente e al consiglio di amministrazione. Da alcune settimane tuttavia si parla insistentemente dei pretendenti alla successione di Toscani e dei possibili assetti del prossimo consiglio di amministrazione, più che della composizione del nuovo consiglio generale, con un singolare capovolgimento della discussione e del processo decisionale. E invece sarebbe auspicabile che al nuovo presidente si arrivasse attraverso il confronto delle varie anime rappresentate nell’organismo a quindici, ancora da comporre.

Entro il 18 gennaio dovranno essere comunicati i candidati per il nuovo consiglio generale che vengono nominati da quello uscente scegliendo attraverso un “ballottaggio” delle coppie di contendenti, un uomo e una donna, proposte da ciascuna delle rappresentanze della società piacentina aventi diritto. Da evidenziare che non c’è nessun vincolo di parità di genere nella composizione finale dell’assemblea.

Ecco come si eleggono da statuto:

I primi 13 membri del consiglio generale, sono nominati dal consiglio generale uscente che ne sceglie:
a) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dal Comune di Piacenza;

b) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dalla Provincia di Piacenza

c) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dai Comuni della Provinciadi Piacenza, ad eccezione del Comune capoluogo;

d) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dalla Camera di Commercio

e) uno all’interno di una coppia proposta dalla Diocesi di Piacenza-Bobbio;

f) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dalla Università Cattolica di Piacenza;

g) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dal Politecnico di Milano;

h) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dagli organismi, con sede nella Provincia di Piacenza, iscritti nel registro generale del volontariato della Regione Emilia Romagna e operanti nei settori “socio-assistenziali/attività culturali/valorizzazione dei beni culturali”.

i) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dalla Associazione La Ricerca, con sede in Piacenza;

l) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dal Conservatorio di Musica “G. Nicolini”, con sede in Piacenza;

m) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dal Comune di Vigevano;

n) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dalla Diocesi di Vigevano;

o) uno all’interno di una coppia di candidati proposta dagli organismi, con sede in Vigevano, iscritti nel registro generale del volontariato della Regione Lombardia e operanti nei settori “socio-assistenziali/attività culturali/valorizzazione dei beni culturali”.

Alcune di queste candidature sono già state avanzate. Una volta composto il nuovo consiglio generale (votato e approvato dal vecchio consiglio), dovrà cooptare altri due membri a sua discrezione per raggiungere il numero di quindici. A quel punto il plenum dell’assemblea potrà votare il nuovo presidente alla scadenza del mandato di quello attuale, a maggio. Il nuovo presidente quindi proporrà il consiglio di amministrazione di sua fiducia che dovrà essere votato dal consiglio generale. Una serie di passaggi che portano alla nuova governance della Fondazione, chiamata a operare  – come sta scritto nello statuto – per “amministrare, conservare e accrescere il proprio patrimonio, al fine di perseguire esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo socioeconomico con l’obiettivo – fermi restando compiti e funzioni di sostenere iniziative volte alla promozione del tessuto sociale e culturale in cui essa opera”.

Anche per questo oggi è importante più che mai che le scelte che investono il suo destino siano pubbliche, trasparenti, e i piacentini siano messi nelle condizioni di comprenderle.

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