Fumetti, videogame e giochi da tavolo: i passatempi dei ragazzi al tempo del covid

Paolo Fabbrizio è il titolare della fumetteria Unicorn di via Cittadella a Piacenza da quasi trent’anni.

Nel suo negozio si possono trovare dai gadget dei cartoon più popolari, alle miniature di Harry Potter, i tanti fumetti che hanno come protagonisti Batman del mondo della DC e gli eroi della Marvel, passando per i grandi classici della Disney sino ai manga giapponesi più di nicchia. Ma non solo, Paolo ha sempre avuto tanti giochi di società, dagli arcinoti “Brivido” e “L’isola del Fuoco”, che hanno spopolato negli anni ’90, sino ai più moderni board game di oggi, come “Carcassonne”, “Zombicide”, “Le case della follia”, per arrivare ai più classici “Cluedo”, “Monopoly”, “Risiko”. Nel suo negozio ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le età.

Agli inizi degli anni 2000, con l’arrivo delle prime piattaforme del gioco virtuale, Playstation in primis, a seguito della sempre maggiore richiesta da parte della sua clientela, i videogame si sono affiancati ai giochi da tavolo. Nel contempo l’attività è proseguita parallela anche con la vendita di prodotti di cartolibreria, dai quaderni alle biro, dagli astucci e zaini ai pennarelli e ai pastelli a cera. Alla quale si affianca anche un servizio di stampa fotocopie e invio fax.

Com’è cambiato il modo di passare il tempo da parte dei ragazzi in quasi tre decenni?

“Dobbiamo ricordare che il telefonino e ancor più i social network sono arrivati solo pochi anni fa. Sembra di parlare di cose lontane nel tempo, eppure agli inizi degli anni ’90 i ragazzi si chiamavano sul telefono di casa, organizzavano pomeriggi di studio insieme e sulla fine del tempo dedicato ai compiti di scuola si radunavano anche in grandi compagnie. I giochi di società rappresentavano solo una parte di quello che facevano in gruppo: tanti i ragazzi che venivano qui in negozio per acquistare fumetti, ogni giorno nel cortiletto ce n’erano una quarantina che si divertivano con vari giochi in scatola o con le carte da collezione”.

Poi sono arrivati di videogiochi, che cosa è cambiato?

“I videogame hanno rivoluzionato il modo di socializzare. Quando Internet era agli arbori, si giocava sulla tv di casa, da soli o con un amico; poi, connettendosi alla rete, è diventato possibile farlo in diretta con tante persone in ogni parte del mondo. A ciò si aggiunge l’impersonalizzazione del contesto e l’avatar che consente di ricoprire un ruolo all’interno del gioco, che diventa anche una sorta di mondo parallelo”.

Al gioco virtuale si è successivamente, e più di recente, affiancato nuovamente il mondo dei giochi da tavolo. Cosa è cambiato?

“Hanno iniziato ad uscire tantissimi titoli, editi da numerose case di produzione, con le tematiche più disparate. Rispetto al passato sono diventati più complessi e intriganti, con vari livelli di difficoltà e regolamenti più o meno complessi. Le persone, sia ragazzini che trentenni e quarantenni, hanno potuto riabbracciare un mondo che si può “toccare con mano”, in grado di radunare nuovamente le persone attorno ad un tavolo e far loro trascorrere una piacevole serata oppure una avventurosa domenica pomeriggio. Un’occasione anche per staccare dalla routine quotidiana, dalla scuola o dal lavoro. Non eravamo più davanti a “party game”, ma decisioni e scelte del singolo giocatore erano predominanti al fine di poter vincere o perdere. La partita poteva essere un gioco di squadra oppure un uno contro tutti, a seconda del gioco ovviamente. Sono nate associazioni ludiche e alcune fumetterie hanno anche iniziato a coinvolgere i clienti in momenti di socializzazione, facendoli divertire e insegnano anche nuovi giochi”.

La pandemia da coronavirus come ha modificato le abitudini di gioco?

“Le persone hanno certamente ripreso a giocare online anche con i board game, giochi da tavolo che si sono adattati alla situazione globale. E’ stato possibile far interagire giocatori di giochi in scatola anche attraverso internet, in videocollegamento, oppure attraverso App o siti web, ciascuno con la propria plancia di gioco e in totale sicurezza nel rispetto delle norme anticovid”.

E i videogiochi hanno riscosso maggiore successo?

“Non hanno mai smesso di averlo. Chi giocava l’anno prima della pandemia lo ha fatto anche nel 2020, chi vuole giocare ad un videogame è perché vuole quel tipo di esperienza di gioco”.

E per quei giochi nei quali non si può fare a meno della presenza fisica dei giocatori?

“Le persone hanno spostato i propri interessi verso quei prodotti che permettono la partita anche con la presenza di sole due persone, oppure giochi tendenzialmente nati per essere giocati all’interno del nucleo famigliare. Ma anche i giochi di carte, da Magic a Yu-Gi-Oh fino ai Pokémon, non hanno subito alcuna battuta di arresto”.

I prodotti della cartoleria come hanno risentito della lunga chiusura delle scuole?

“Chiaramente le scuole chiuse hanno fatto crollare le vendite di tutti i prodotti legati alla didattica. Questo non perché i ragazzi non abbiano usato penne o quaderni in questi mesi, ma a causa delle modificate abitudini di acquisto: le famiglie, non potendo muoversi fisicamente da casa, nei mesi di lockdown ma anche di recente per questioni legate agli spostamenti non autorizzati, hanno iniziato a comprare il materiale scolastico su internet oppure nei supermercati, che da anni vendono prodotti di cartoleria”.

Qual è la sfida più ardua per una fumetteria in tempi di covid?

“Non tanto mantenere il distanziamento, all’interno di un negozio di quaranta metri quadrati, ma per le difficoltà da parte dei clienti a raggiungerci. Ho iniziato da subito anche a prendere ordini via telefono e a spedire a domicilio, dai fumetti ai giochi. Piacenza, poi, sconta la sua vicinanza con la Lombardia, ancora oggi zona rossa. Tanti i clienti del lodigiano che gravitavano nella nostra città e non possono oggi raggiungere il centro storico di Piacenza”.

fumetteria Unicorn

Ma qual è il punto di vista di un cliente? Come è stato per un ragazzo neo maggiorenne restare a casa così tanto? Quali i passatempi? All’interno della fumetteria Unicorn abbiamo incontrato Tommaso Rasperini, che frequenta la IV del Liceo San Benedetto di Piacenza. “Sin da quando ero un bambino ho la passione per i manga e gli anime – racconta -. Quei disegni, quelle sceneggiature mi hanno sempre appassionato. A tal punto che, dopo il liceo, vorrei fare lo sceneggiatore. Ho sempre amato i fumetti e i giochi di carte collezionabili, meno i board games. Durante i mesi a casa, con la didattica a distanza, ho avuto più tempo da dedicare alla lettura; ho sempre avuto interesse per la tecnologia e i social network mi hanno consentito di conoscere nuove persone durante i mesi con la scuola chiusa”.

“A livello scolastico non ho accusato un calo di rendimento, però è certo che questo lungo stop ha fatto calare la mia attenzione alle lezioni in streaming. Sono dell’idea che la situazione sia ancora molto delicata e, pertanto, prima di avere un’apertura totale dobbiamo essere ben sicuri per non trovarci poi ad affrontare grossi guai. L’importante è sconfiggere questo virus il più presto possibile, anche a costo di restare a casa da scuola ancora per qualche mese, ma ritornare poi alla normalità”.

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