Il sindaco Barbieri scrive a Conte “Consentire la riapertura in sicurezza di bar e ristoranti”

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Avviare una “riflessione seria e non più rinviabile” sulla possibilità di “consentire la riapertura di bar ed esercizi di ristorazione, con criteri rigorosi e definiti in modo capillare, cui si accompagnino controlli severi per garantire il ripristino delle attività economiche e sociali senza mettere a rischio, in alcun modo, la sicurezza della collettività”.

E’ la richiesta contenuta in una lettera che il Sindaco di Piacenza e Presidente della Provincia, Patrizia Barbieri, ha indirizzato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Ministri Patuanelli, Spadafora e Speranza, oltre che alla Regione Emilia Romagna, all’Anci e all’Upi. All’interno il rapporto elaborato dalle sezioni locali di Fipe e Fiepet sulla situazione delle imprese Ho.Re.Ca. sul territorio, che evidenzia (vedi tabella sotto) un calo di fatturati nel 2020, rispetto all’anno precedente, del 44,09% per i bar in città e del 34,73% per quelli in provincia, mentre, per quanto riguarda i ristoranti, il calo è stato del 52,16% per i locali nel capoluogo e del 37,71 per quelli in provincia. Molto pesante anche il dato delle aziende di catering, con un -76,97%. Il tutto a fronte di ristori che non consentono di far fronte alle perdite, con l’80% delle imprese associate che ha richiesto la cassa integrazione.

Il rapporto – scrive Barbieri – “evidenzia in modo inequivocabile le gravi ripercussioni della crisi pandemica sull’intero comparto, dando prova di una situazione drammatica che richiede risposte adeguate, concrete e tempestive, non solo in termini di ristori economici immediati, ma anche volte a garantire una programmazione efficace e continuativa della ripartenza. Senza in alcun modo prescindere dal principio fondamentale della tutela della salute di ognuno – la cui priorità è premessa fortemente condivisa dalle stesse Associazioni di categoria – è chiaro ed evidente che occorrano valutazioni approfondite sulle limitazioni vigenti e sull’opportunità non di allentare, bensì di rimodulare le misure di prevenzione in atto”.

“Non possiamo ignorare – sottolinea Barbieri – gli effetti devastanti che la protratta chiusura di ristoranti, bar e aziende di catering comporta, dal punto di vista non solo del fatturato delle singole aziende, delle filiere di produzione e dell’indotto, ma in primis sotto il profilo socio-occupazionale. Nella provincia di Piacenza, dove sin dal periodo di febbraio-marzo 2020 sono state adottate le restrizioni piu pesanti, necessarie a far fronte alla particolare aggressivita e diffusione del virus, il settore Ho.Re.Ca. si sta confrontando con un drastico calo delle entrate e del lavoro ormai da un anno, precipitando in una situazione di grave crisi tutto l’indotto ad esso legato e la stessa filiera agroalimentare che rappresenta, in particolare nel nostro territorio, uno dei settori economici preminenti e strategici”.

“Parliamo di realtà – e in questo accomunate anche a palestre e scuole di danza – che hanno sostenuto, con spirito di sacrificlo e senso civico, costi elevatissimi per l’adeguamento delle proprie strutture e dei locali alle nuove esigenze di protezione e sicurezza sanitaria, nel pieno rispetto delle regole e convinte di una possibile imminente ripartenza. Le stesse realtà che oggi, come evidenziano anche Fipe e Fiepet nel documento, rischiano di non avere accesso ai contributi e al sostegno finanziario cui hanno diritto, perche non hanno più la forza e le risorse per garantire la regolarita di tutti gli adempimenti burocratici richiesti, a cominciare dal Durc”.

“Mentre non sembra esserci una correlazione diretta e inequivocabile tra la chiusura degli esercizi in questione – così come di palestre e strutture sportive – e l’andamento epidemiologico – si legge in un altro passanggio – purtroppo registriamo la crescita di situazioni di assembramento laddove si trovino forme alternative e incontrollabili di ritrovo”.

“Ritengo – conclude – che una parziale, controllata riapertura dei settori citati potrebbe favorire il benessere psico-fisico dei cittadini, la cui condizione di tensione e isolamento prolungato non può che avere ripercussioni negative sotto il profilo socio-sanitario che è e rimane, giustamente, al centro della nostra attenzione e dell’azione politico-amministrativa in questa fase. Il mio pensiero va, innanzitutto, a coloro che in questa situazione di emergenza non hanno potuto dare continuità a percorsi legati allo svolgimento di attività fisica, nonchè a quegli aspetti di coesione sociale e benessere psicologico che non possono essere ignorati”.

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