“Processo Levante, in casi analoghi il Comune si era costituito parte civile”

Luigi Rabuffi, consigliere comunale di “Piacenza in Comune”, torna a chiedere all’amministrazione comunale di Piacenza di costituirsi parte civile nell’ambito del processo che vede imputati alcuni carabinieri della Caserma Levante. Di seguito il suo intervento.

Mentre il processo “Odysseus” – relativo ai fatti della Caserma Levante – prosegue nel suo iter, arricchendosi dell’istanza di costituzione a parte civile dell’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero della Difesa (a cui appartiene l’Arma), il generale Giovanni Nistri, vertice nazionale della Benemerita, ricorda in un’intervista a Repubblica che il momento più brutto del suo prestigioso incarico, ormai in scadenza, è proprio rappresentato dai fatti della Caserma Levante.

Fatti eclatanti e gravissimi, almeno nell’ipotesi accusatoria, che hanno portato le maggiori testate nazionali – già “allenate” dal caso Caruso/Grimilde – ad associare Piacenza con i presunti misfatti. Facendoci vergognare e soffrire. D’altronde, quando una Caserma dei Carabinieri viene posta sotto sequestro per mesi dalla Magistratura e quando appartenenti alle Forze dell’Ordine sono accusati di fatti così gravi, le prime pagine sono assicurate. Nonostante ciò il Comune di Piacenza ha continuato nel suo perseverante “immobilismo”, motivando la mancata costituzione di parte civile con una presunta insussistenza dei requisiti e, in particolare, con la mancanza di “danno morale”. E perché mai, appare lecito domandarsi?

Poco più di un anno fa la Corte di Appello di Bologna – nell’ambito del processo contro l’aggressione del brigadiere dei Carabinieri avvenuta a Piacenza durante la manifestazione antifascista del 10/02/2018ha infatti riconosciuto proprio al Comune di Piacenza (vedi comunicato dell’ufficio stampa del 22/07/2019) la legittimazione ad agire in giudizio come parte civile in un processo dove, ad essere leso è stato il bene “sicurezza e ordine pubblico”. La pronuncia, nel ribadire quanto già affermato dal giudice di primo grado, ossia che il Comune di Piacenza aveva comprovato di perseguire tra i propri scopi, sanciti nello Statuto comunale, la libertà e i diritti costituzionali delle persone del suo territorio, ha precisato che sono risarcibili non solo gli eventuali danni patrimoniali, ma anche quelli non patrimoniali rappresentati, oltre che da sofferenze fisiche o psichiche logicamente non rapportabili alle persone giuridiche, anche da turbamenti morali della collettività pregiudizievoli all’attività dell’Ente comunale. Tanto che il danno all’immagine veniva liquidato in € 50.000 a favore del Comune di Piacenza. E allora perché anteporsi al Giudice? Perché autocensurarsi?

I fatti della “Levante” hanno certamente rappresentato per i piacentini una ferita profonda e dolorosa, e la richiesta di costituzione quale parte civile da parte del Comune di Piacenza, al pari di quanto fatto dall’Arma dei Carabinieri, avrebbe rappresentato un importante gesto per la Comunità. E sarebbe stato sufficiente chiedere un solo euro di danno all’immagine, perché non è questione di soldi ma solo di dignità. Capitolo chiuso? Forse NO. Nei giorni scorsi infatti l’Avvocatura comunale mi ha fornito (a seguito di una mia precedente richiesta di accesso agli atti) l’elenco delle deliberazioni di costituzione in giudizio, come parte civile, avanzate dall’attuale Giunta Comunale da quando è in carica. In tutto 19 istanze. Tra queste, diverse hanno a che vedere con la richiesta di costituzione in giudizio per danni patrimoniali e non patrimoniali, mentre altre afferiscono richieste per danno all’immagine dell’Ente. Scontato che su quest’ultime si focalizzasse la mia attenzione.

Dalla tabella emerge che in quattro casi la richiesta del Comune di Piacenza a costituirsi parte civile per danno all’immagine ha riguardato procedimenti collegati al patrimonio (per danneggiamento di pali della segnaletica stradale; per abusi edilizi; per discarica abusiva e per contraffazione DURC da parte di un ambulante). In altri quattro casi ad essere coinvolti nella richiesta di danno all’immagine, da parte della Giunta, è stato il personale comunale (per furto ad un supermercato da parte di un dipendente; per i c.d. “furbetti del cartellino”; per diffamazione del Corpo di Polizia Locale di Piacenza; per sfruttamento della prostituzione con coinvolgimento di un dipendente) mentre il caso più eclatante è, naturalmente, quello che riguarda l’ex presidente del Consiglio (danno all’immagine per “416 bis” associazione a delinquere di stampo mafioso e corruzione – processo Grimilde).

Infine, ecco gli ultimi quattro casi, quelli più “assimilabili” alla vicenda “Odysseus”:

richiesta di danno all’immagine per omicidio della moglie – femminicidio;

richiesta di danno all’immagine per sfruttamento della prostituzione (n. 2 richieste);

richiesta di danno all’immagine per l’aggressione a un operatore delle Forze dell’Ordine durante una manifestazione e corteo.

Viste le caratteristiche di questi casi, attinenti alla sicurezza e ordine pubblico e forieri di turbamenti morali della collettività (cosi, come sentenziava il Giudice) appare lecito domandarsi:

– come mai la Giunta comunale di Piacenza – che ha deliberato legittimamente di costituirsi Parte Civile (chiedendo i danni all’immagine) per i fatti gravissimi legati ad un femminicidio (DGC n. 429 del 13/12/2018) – non si costituisce nel processo “Odysseus” dove le ipotesi di reato (relative a sicurezza e ordine pubblico) sono comunque pesantissime e foriere di turbamento per la comunità?

– perché la Giunta comunale di Piacenza – che ha deliberato legittimamente di costituirsi Parte Civile (e chiedere i danni all’immagine) per fatti legati allo sfruttamento della prostituzione (DGC n. 42 del 14/02/2020 e DGC n. 199 del 15/10/2020) – non si costituisce nel processo “Odysseus”, atteso che dalle indagini sembrerebbe che nella caserma si svolgessero (alla faccia della sicurezza e dell’ordine pubblico) “festini a luci rosse” con prostitute chiamate a fornire prestazioni sessuali?

– e perché mai la Giunta comunale di Piacenza – che ha deliberato legittimamente di costituirsi Parte Civile (e chiedere i danni all’immagine) per l’aggressione al brigadiere dei Carabinieri durante un corteo (DGC n. 143 del 11/05/2018) – non si costituisce nel processo “Odysseus” dove, in base alle accuse, le parti “aggressori/aggrediti” sembrerebbero invertite?

Non so se questi spunti e queste domande potranno portare ad un ripensamento da parte dell’Amministrazione. E non so neppure se la costituzione in giudizio, come parte civile, possa essere ancora fattibile. Di certo lo auspico. E lo auspico perché quelle motivazioni, addotte dall’Amministrazione per giustificare un comodo immobilismo, sembrano davvero pescate nel mare dei pretesti. Quel mare che sempre di più, oggi, si tinge di rosso. Rosso, come la violenza dei presunti accadimenti della Levante. Rosso, come il colore dell’imbarazzo…

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