Auto imprenditoria per giovani con disturbi del neurosviluppo, convegno online col Centro Tice

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A oggi, le statistiche restituiscono la fotografia di una strada tutta in salita per quanto riguarda l’ingresso nel mercato del lavoro di giovani adulti affetti da disturbi del neurosviluppo, e soprattutto con disturbo dello spettro autistico: soltanto una minima parte di essi, infatti, risulta avere un impiego, nonostante il 70% manifesti il desiderio di lavorare.

Un percorso tutto da costruire, dunque, in cui la rete e la sinergia tra servizio pubblico e privati, l’implementazione e l’utilizzo di tecnologie abilitanti giocano un ruolo fondamentale, anche nella fase di transizione all’età adulta: è quanto emerso, in estrema sintesi, da “Nuove prospettive di auto imprenditoria per giovani con disturbi del neurosviluppo”, il convegno online promosso dal Centro Tice di Piacenza, organizzato per portare a confronto esperienze pubbliche e private, locali ed europee, e che ha visto, tra gli altri, la partecipazione di Corrado Cappa, Responsabile dell’Unità Operativa Psichiatria di Collegamento Azienda USL di Piacenza, Marc Yvon, Direttore di IBM European Human Centric Solution Division, Emanuele Bernardelli, Responsabile Ufficio interventi per la disabilità del Comune di Piacenza e Federico Camporesi, Network Manager ARFIE (ONG europea che ha l’obiettivo di migliorare il supporto, l’inclusione sociale e la disponibilità di servizi a persone con disabilità ed altre bisogni).

Se, come riporta la lettura scientifica, il lavoro risulta essere, in generale, il miglior intervento a disposizione per migliorare competenze e benessere, perché ha un impatto positivo su autostima, soddisfazione personale e sulla riduzione dei sintomi, allora la possibilità di occupazione, come già avviene per altre categorie cosiddette ‘svantaggiate’, deve entrare a far parte più decisamente del processo di supporto delle persone con disturbi del neurosviluppo. Per far questo, però, occorre discostarsi da una visione uniformante e standardizzata, e il focus dell’attenzione e della progettazione degli interventi deve al contrario spostarsi sempre più sulla conoscenza della singola persona, dei suoi peculiari punti di forza e, soprattutto, delle sue preferenze in merito alla tipologia di lavoro. In tale prospettiva, l’auto-imprenditorialità può rappresentare una tra le opzioni praticabili per poter valorizzare gli intessi del singolo e, insieme, portare valore alla società, coniugando abilità speciali con un bisogno sociale emergente.

“Sono tre – commenta la Presidente di Tice, Francesca Cavallini – le principali sfide che ci si pongono davanti: ampliare la collaborazione tra pubblico e privato, uscire da una visione standardizzata per scoprire invece l’abilità, la predisposizione e il talento di ogni singolo ragazzo, per poter aiutarlo a incamminarsi nel percorso a lui più congeniale, e disegnare una società maggiormente capace di accogliere la differenza e trasformarla in valore aggiunto, anziché in handicap. Dobbiamo passare dall’idea che a questi ragazzi serva aiuto, per chiederci invece, e saper vedere, quale tipo di contributo essi possano portare al corpo sociale: ognuno di essi ha qualcosa da dare, ma perché sia possibile questo scambio, occorre riconoscerli nella loro peculiarità”.

Per ulteriori informazioni consultare il sito internet www.centrotice.it, la pagina Facebook Tice – Psicologia per gli esseri umani e il canale YouTube Centro Tice.

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