Poste, l’1 marzo sciopero regionale “Carenza strutturale del personale”

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“Da mesi denunciamo le forti criticità presenti negli uffici postali e nei centri di recapito e smistamento della nostra regione. Il motivo è legato alla carenza strutturale del personale, che tra l’altro sta producendo la messa in appalto ad aziende esterne delle linee di trasporto postale. È questo lo scenario che ci ha portato ad aprire una lunga mobilitazione, fino allo sciopero regionale per l’intera giornata di lunedì 1 marzo”.

Così in una nota Slc Cgil Emilia Romagna, annunciando la mobilitazione regionale. “Il numero degli addetti, che ha subito un calo del 30% negli ultimi otto anni, è infatti insufficiente in tutti gli ambiti aziendali – afferma il sindacato -. Nel 2012 erano 11.100 gli addetti (tutti a tempo indeterminato), nel 2016 sono scesi a 9.457 (tutti a tempo indeterminato) per poi calare ancora nel 2020 fino a toccare quota 7.738 (ai quali vanno aggiunti 354 lavoratori precari) su un totale di 896 uffici postali. E così il combinato disposto tra la difficile situazione sanitaria del Paese e le scelte di Poste Italiane di riorganizzarsi sul territorio senza un’adeguata copertura degli organici, sta provocando un forte ridimensionamento del servizio postale inteso come servizio pubblico, essenziale e universale, mettendo a serio rischio intere comunità della regione”.

“È una situazione inaccettabile, che vede in grossa difficoltà i lavoratori e le lavoratrici, chiamati ogni giorno a smaltire lunghe file anche dopo l’orario di lavoro. Eventi spiacevoli che si risolvono solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine – spiega Giuseppe Ledda, coordinatore regionale SLC CGIL -. La carenza di organico sta producendo importanti disservizi. Le lavorazioni interne nei vari centri di recapito non sono più sufficienti a garantire l’uscita in orario dei portalettere e la chiusura delle lavorazioni a fine orario. La carenza dei portalettere non permette il rispetto di tempi di consegna previsti. E tutto questo sta provocando un aumento dello stress per le lavoratrici e i lavoratori legato proprio al peggioramento delle condizioni di lavoro”.

“Per queste ragioni, dopo una serie di incontri con l’azienda che non ha mai voluto rispondere alle nostre richieste, abbiamo aperto una lunga mobilitazione iniziata a novembre e proseguita fino a febbraio con lo sciopero dello straordinario per un mese e lo sciopero generale di lunedì 1 marzo”. In quella giornata, tutte le segreterie provinciali SLC CGIL consegneranno ai prefetti la lettera aperta inviata al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, all’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla, al presidente dell’Anci regionale, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, e a tutti i sindaci del territorio. A Reggio Emilia ci saranno anche due presidi, in pieno rispetto delle norme anti covid, uno in via Piccard e l’altro in piazzale Marconi.

CISL E UIL “SCIOPERO LEGITTIMO, MA INOPPORTUNO” – “Uno sciopero in questo momento? Legittimo, ma quantomeno inopportuno. Specie perché, oltre alla gravissima situazione pandemica, economica, politica, con un nuovo Governo appena insediato, si rischia di compromettere una serie di trattative avanzate che potrebbero portare a significativi e celeri risultati”.

E’ la posizione di Slp Cisl e Uil Poste sulla mobilitazione del prossimo 1 marzo. “Proprio in questi giorni, a livello nazionale – spiegano -, sono programmati una serie di delicati incontri su: assunzioni; recapito (acquisizioni e riorganizzazioni, visto che sta variando la composizione del prodotto, con meno mail e un aumentao significativo di pacchi e pacchetti); rinnovo CCNL (parte economica e parte normativa); tematiche COVID 19: chiesta una corsia preferenziale per la vaccinazione in tempi brevi di tutti i lavoratori di Poste, con particolare attenzione ai settori a contatto col pubblico”.

Sia ben chiaro, i problemi sono noti e sotto gli occhi di tutti: carenza cronica di addetti nei settori MP (mercato privato) e PCL (poste comunicazione logistica), aggravata dalle domande di pensionamento anticipato; pressioni commerciali; strumentazione non sempre adeguata; mobilità in uscita non compensata; rinnovo del contratto … il tutto aggravato dalla pandemia che sta colpendo sempre più diffusamente anche i postali. Proprio quei lavoratori che in tutti questi mesi hanno continuato ad assicurare il loro servizio con grande spirito di sacrificio. Ed è evidente che se le trattative in corso non dovessero portare ai risultati sperati, SLP-CISL e UIL-Poste chiameranno con solerzia i lavoratori ad azioni di sostegno e di sciopero. Tuttavia, la prima strada da percorrere è e rimane sempre quella del dialogo, soprattutto quando si propettano ampi spazi di confronto”.

“In questo momento – concludono – bisogna avere il coraggio di mettere al bando sterili interessi di sigla e pensare al bene comune, al bene dei lavoratori. Lo sciopero è un atto di gran responsabilità, sia per l’enorme sacrificio che richiede ai lavoratori, sia per i danni e i disagi che arreca agli utenti e all’azienda stessa. Uno strumento sacrosanto che va utilizzato con rigore quando la strada del dialogo e della trattativa non lascia più margini di manovra. In questo caso risulta difficile comprenderne le ragioni, se non con uno scenario che appare sempre più viziato da meri interessi di bottega”.

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