“Sanità in Valtrebbia, tante promesse ma non è cambiato nulla”

Intervento a firma del Coordinamento provinciale dei comitati su salute e medicina territoriale

In una valle come l’alta Val Trebbia molte sono le fragilità. Tra queste sicuramente quella della risposta sanitaria.
 Tutto è cominciato con la trasformazione (nel 2015) dell’ospedale di Bobbio in ospedale di comunità (Osco). Recentemente la questione è tornata di attualità quando, in occasione della pandemia Covid, da parte del Coordinamento provinciale dei comitati su sanità e medicina territoriale e con qualche uscita anche da parte di amministratori locali si era riproposto il bisogno di un suo potenziamento fino a ristabilirne la condizione di Ospedale vero e proprio.

Viste le caratteristiche del territorio appenninico e la sua distanza dal capoluogo si considerava necessario ripristinare, accanto ai reparti per malattie croniche e lunghe degenze, alcuni reparti come un punto nascite, una ortopedia, una chirurgia, oltre ad ambulatori specialistici. 
Anche la questione acque termali, su iniziativa del Comitato terme e Val trebbia, tornava all’ordine del giorno per dotare il presidio sanitario pubblico di reparti adibiti ad alcune terapie riabilitative come quelle renali, respiratorie, ginecologiche ecc. In questo modo il presidio di Bobbio potrebbe essere riferimento provinciale per le cure termali.
 Il Piano sociosanitario provinciale (approvato nel 2017) prevedeva inoltre a Bobbio una casa della salute a cui affidare la copertura di visite specialistiche e servizi assistenziali.

Sembravano insomma riaprirsi spazi importanti per assicurare alla valle una migliore risposta sanitaria. Oggi tutto sembra andare in direzione opposta.

• Il presidio sanitario pubblico di Bobbio è stato riconfermato a ospedale di comunità.

• Il recupero della risorsa termale, ad oggi, è completamente fermo. Non sembrano crederci 
veramente né l’Unione dei comuni né la Regione.

• Di Casa della salute, nonostante gli investimenti promessi, ancora non si vede nulla.

Tutta la progettualità del pubblico (Comuni, Ausl, Provincia e Regione) e tutte le promesse fatte (ci ricordiamo della visita a Bobbio del Ministro della salute e del Presidente della regione) sembrano essersi ridotte a quattro slogan da esibire alla bisogna, ma senza che nulla cambi veramente. 
Il bisogno di salute esiste anzi aumenta e l’assenza di una risposta pubblica (la salute è un diritto costituzionale) apre vere e proprie praterie all’iniziativa privata che riesce a dare risposte alle richieste di visite specialistiche, di esami strumentali e altro.
 Piccola differenza: chi può pagare riesce ad avere risposte in breve tempo altrimenti ci si deve mettere in lista di attesa per andare al capoluogo o a Castel San Giovanni con tempi più lunghi.

Il Coordinamento provinciale su sanità e medicina territoriale denuncia quanto sta avvenendo a Bobbio perchè sintomatico di ciò che sta succedendo a livello provinciale, ossia depotenziare la sanità pubblica.
 In questo scenario alcune amministrazioni locali potrebbero essere tentate di servirsi di strutture private anziché di quelle pubbliche. 
Per fare il tampone, l’amministrazione comunale di Bobbio ha infatti recentemente invitato i suoi dipendenti a rivolgersi ad un ambulatorio privato che da poco ha potenziato la sua presenza a Bobbio. 
Per il tampone si poteva usare, come in passato, il servizio pubblico di Piacenza., oppure chiedere all’Ausl di realizzare un punto prelievi presso il presidio sanitario pubblico di Bobbio (agevolando così tutti i cittadini della valle).

Se questa è la sensibilità dei nostri amministratori locali è facile capire perchè le tante promesse sulla medicina territoriale e potenziamento della sanità pubblica perdono di credibilità.

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