Un “custode” solidale per gli over 74 della montagna

Si è svolta presso la sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano una riunione operativa per fare il punto su Custode Solidale, progetto che rappresenta l’evoluzione di Montagna solidale, avviato nel 2017 allo scopo di rilevare il bisogno socio-sanitario della popolazione over 74 residente nelle frazioni dei comuni di montagna.

Il nuovo progetto ha lo scopo è mettere al centro i bisogni degli anziani ancora autosufficienti, ma che vivono condizioni di fragilità sociale che hanno bisogno di relazioni, di un sostegno leggero, di un monitoraggio costante. Una rete di assistenza integrata con il sanitario, ma declinata dai servizi sociali, grazie alla regia delle Unioni dei comuni montani, e della collaborazione dell’Ausl di Piacenza, delle sezioni provinciali di Croce Rossa e Anpas e della fitta rete dei medici di base. Rispetto alla prima fase, Custode Solidale estende il suo raggio d’azione coprendo, per la prima volta, l’intera fascia appenninica provinciale: i comuni di Bettola, Bobbio, Cerignale, Coli, Corte Brugnatella, Farini, Ferriere, Morfasso, Ottone, Piozzano, Ponte dell’Olio, Travo, Vernasca e Zerba.

Il progetto dopo il percorso di ascolto e analisi compiuti fin qui dall’equipe multidisciplinare di Montagna solidale (poco meno di 1200 accessi a domicilio e 921 visite), che ha restituito la fotografia dei bisogni socio sanitari della popolazione anziana, si fa operativo per tarare gli interventi sui soggetti “fragili”, autonomi ma privi di una rete familiare di sostegno. Una squadra, composta da due operatori formati ad hoc, avrà il compito di realizzare gli interventi. Custode Solidale risponde al bisogno di mantenere il più a lungo possibile gli anziani sulle loro montagne, a casa e in salute, agendo su una pluralità di dimensioni: autonomia, solitudine e sicurezza. Inoltre, consente di realizzare un welfare di comunità capace di mettere al centro la persona nel rispetto dei suoi bisogni e delle sue fragilità, sviluppando una rete di assistenza che risponda alla logica del “prendersi cura comunitario delle persone”.

La fase progettuale, che ha subito un notevole rallentamento a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid 19, si dovrà ora concretizzare con la sottoscrizione del protocollo da parte dei soggetti promotori, una volta definiti gli ultimi aspetti di natura tecnica e organizzativa. Nella tarda primavera è in programma l’avvio della fase operativa e sperimentale vera e propria, inizialmente circoscritta ai comuni di Farini d’Olmo e Bobbio.

All’incontro hanno preso parte, con il presidente della Fondazione Massimo Toscani ed i rappresentanti del Cda dell’ente Franco Egalini e Giovanni Calza, i rappresentanti di tutte le realtà coinvolte: Roberto Pasquali, presidente dell’Unione Montana Valli Trebbia e Luretta; Carlotta Opizzi, presidente dell’Unione Montana Alta Valnure; Paolo Calestani, presidente dell’Unione Comuni montani Alta Val D’Arda; Luca Baldino, direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Piacenza e Costanza Ceda, Direttore del Distretto di Levante dell’Ausl; Alessandro Guidotti, presidente della Croce Rossa Italiana Comitato di Piacenza; il coordinatore provinciale Anpas Emilia Romagna Paolo Rebecchi; Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza.

«Il progetto concretizza, l’idea di non abbandonare i nostri anziani che sono i custodi della montagna e hanno diritto, a loro volta, ad avere dei custodi – ha sottolineato durante la riunione il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Massimo Toscani -. Da parte nostra, abbiamo previsto un impegno su base triennale di 90.000 euro annui, che dovranno servire alla retribuzione dei due operatori e alle spese per i mezzi e la strumentazione al loro servizio. Esperienze passate, come l’”Equipe domiciliare per le cure palliative” che considero uno dei fiori all’occhiello di questa Fondazione, hanno dimostrato come la formazione mirata e la scelta degli operatori sia fondamentale per la riuscita del progetto.»

Il direttore generale dell’Ausl di Piacenza, Luca Baldino, ha sottolineato come il percorso di analisi e ascolto realizzato nella prima fase abbia mostrato una situazione solo relativamente confortante: «Ne è emerso un quadro abbastanza inedito, che dimostra come il bisogno sanitario sia relativamente basso, ma tutt’altro che rassicurante: ci sono molte situazioni che potrebbero essere facilmente messe a rischio da eventi improvvisi, come una caduta. Questo progetto per noi è fondamentale proprio in un’ottica di prevenzione. Inoltre, ci consente di creare una rete strutturata di assistenza per la montagna: medici di famiglia, Ausl, comuni, realtà di soccorso e volontariato. Una rete che sarà utile anche per altri interventi, come il futuro progetto di “Infermiere di comunità”.»

Tra gli altri interventi, Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Piacenza, ha sottolineato l’importanza di costituire una rete informatica di supporto all’attività del personale incaricato del servizio, e di coinvolgere il più possibile le realtà del volontariato, molto attive sul territorio. Roberto Pasquali, presidente dell’Unione Montana Valli Trebbia e Luretta (che rappresenta oltre la metà dei comuni interessati dal progetto) ha espresso il suo interesse per l’iniziativa, inserita nell’ordine del giorno previsto la prossima settimana, e chiesto di definire nei dettagli gli aspetti gestionali e burocratici che coinvolgeranno direttamente le Unioni montane. (nota stampa)

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