“Fallimento della società per sottrarre beni”, undici indagati e sequestro da 13 milioni

Nel corso di una conferenza stampa presso il comando provinciale della Guardia di Finanza di Piacenza sono stati resi noti i dettagli di un’importante operazione giudiziaria che ha portato a undici persone indagate e al sequestro di beni e aziende per un valore complessivo di 13 milioni di euro.

Nell’operazione battezzata “Gold Digger” (cercatore d’oro) sono stati contestati i reati di bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita aggravate, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori. L’indagine, eseguita dalla Guardia di Finanza di Piacenza su mandato della Procura della Repubblica, è partite dal fallimento di una importante società, operante nel settore della fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche. Tra gli indagati c’è un commercialista di Piacenza e due avvocati del foro di Milano.

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I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore capo della Repubblica Grazia Pradella e dal sostituto procuratore Matteo Centini, insieme al comandante provinciale della Guardia di Finanza di Piacenza Daniele Sanapo e al Comandante del Gruppo Luca Elidoro. Il tutto parte dall’emissione di fatture false, dal 2007 al 2010, per 6 milioni e 500 mila euro da parte dei vertici di questa società, una situazione tradottasi poi in un debito di due milioni e 237mila euro con il fisco.

Finanza sequestro

Responsabilità ammesse dall’imprenditore che “inizia, però, nel frattempo le manovre per salvaguardare il patrimonio personale e la ‘parte viva’ dell’azienda – spiega il sostituto procuratore Centini – fingendo la separazione dalla moglie e una lite con la figlia, socia dell’azienda, per andarne a creare una seconda, simile nella ragione fiscale alla prima, attiva nello stesso settore, con gli stessi clienti e gli stessi dipendenti, operai specializzati”. Intanto viene avviata la procedura di liquidazione della prima azienda, ma qualcosa non avrebbe convinto il curatore fallimentare, che sollecita l’intervento delle Fiamme Gialle: dopo aver avuto accesso, grazie alla ‘pacificazione fiscale’ alla rateizzazione del debito pregresso, le rate concordate sarebbero state pagate con bonifici intestati alla nuova società.

Villa Zoagli sequestrata da Finanza

E’ emerso inoltre che tra le proprietà della famiglia al centro dell’indagine è risultata anche “una villa di pregio nel Golfo del Tigullio, con accesso diretto al mare, acquistata grazie a fondi sottratti alla società fallita, grazie a un’altra società costruita ad hoc con il coinvolgimento di un commercialista piacentino” spiegano gli inquirenti.

“Siamo partiti da una classica indagine per evasione fiscale – commenta il colonnello Sanapo – per poi fare una minuziosa ricostruzione di un’attività che andava ben oltre e che ha visto il ricorso a società filtro, società fiduciarie, con professionisti che si sono prestati a drenare cospicue risorse finanziarie e allocarle altrove. Questo ha consentito di ricorrere al sequestro preventivo di beni e colpire un sistema che serviva non solo a frodare lo Stato ma anche numerosi creditori”.

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