“Che sia Resistenza anche per noi, per dire no a indifferenza e rassegnazione”

 

“Che sia Resistenza anche per noi! Non un’immobile e paziente accettazione di ciò che ci sta accadendo in attesa che le cose tornino come prima, ma azione concreta e consapevole”.

Parole del primo cittadino di Cadeo Marco Bricconi pronunciate nel corso delle celebrazioni di commemorazione del 76° Anniversario della Liberazione. La commemorazione, organizzata dall’Amministrazione Comunale, ha visto la fedele collaborazione dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci della sezione di Cadeo e delle Associazioni d’Arma Nazionale. La giornata si è aperta a Cadeo con la messa celebrata dal parroco don Umberto Ciullo che, come ogni anno, ha benedetto le corone ai caduti poi poste ai monumenti. “Questo è un gesto per nulla retorico – ha sottolineato don Ciullo – ma parla di libertà, di vita vera, spesa per un ideale”.  Al termine della celebrazione, quattro le tappe toccate dall’esiguo corteo – come voluto dalle disposizioni vigenti – che si è spostato sul territorio comunale per raggiungere i principali monumenti pro caduti: Cadeo, Saliceto, Fontana e Roveleto.

“Noi siamo i protagonisti di questo tempo, i valori che ci accompagnano e che siamo in grado di vivere (o non vivere) oggi, plasmeranno il nostro domani. Non dobbiamo temere nulla se non l’indifferenza e la rassegnazione”, ha proseguito Bricconi aiutando i presenti a riflettere su politica, situazione sociale ed economica lasciandosi guidare da scritti di testimoni illustri, da Sandro Pertini a Piero Calamandrei. “Qui concludo il nostro percorso commemorativo di questo 25 aprile. E questa è la mia ultima tappa commemorativa come primo cittadino di Cadeo – ha concluso al Monumento di Roveleto -. Cosa mi sta particolarmente a cuore? Il futuro e i nostri giovani”.

“Giovani che per costruire il Paese che verrà hanno bisogno del passato, di radici, di alti esempi. Giovani che devono tuffarsi nella memoria e non nell’effimera conoscenza data da social e Rete. Il nostro Paese può vivere “alla grande” e deve farlo per non tradire le battaglie passate; deve farlo per spronare i giovani a costruire una società a misura dei propri sogni. Non è mai troppo tardi, o troppo presto per mettersi in gioco”.

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